Il manifesto ufficiale del Comune di Caccamo |
Quella giovane “forestiera” tentò allora di scalfire il potere mafioso di Caccamo, riuscendo a far togliere dall’aula consiliare la poltrona dove da anni sedeva “indisturbato” il capomafia, che pure non aveva nessun ruolo istituzionale. Ci sarà pure lei il 7 agosto a Caccamo per onorare la memoria di Intili. Nella Caccamo degli anni ’50 Filippo Intili si batteva per dividere il grano in base al decreto Gullo, che assegnava il 60% al contadino e il 40% al padrone. A Caccamo, invece, c’era un’altra legge, quella della mafia, per cui si divideva ancora al 50%. Intili, inoltre, stava per candidarsi come capolista del PCI alle imminenti elezioni comunali. «Aveva un forte ascendente sui contadini – dice il sindaco Galbo - e la sua intelligenza politica, sostenuta dagli ottimi rapporti relazionali che teneva con la gente, irritò il sistema politico-mafioso del tempo che ne ordinò l’eliminazione fisica». Infatti, Filippo Intili venne ucciso il 7 agosto 1952 in contrada “Piani Margi” in un modo estremamente crudele: fatto a pezzi a colpi d’accetta. Il suo corpo rimase a terra per circa 24 ore, fino all’arrivo dei carabinieri, per poi essere portato al cimitero comunale e interrato. Aveva 51 anni. Al solito, dopo l’assassinio, i mafiosi sparsero la voce che fosse stato ucciso perché… aveva rubato delle pere. La verità è che da tempo Intili prendeva parte alle proteste contadine, che rivendicavano l’applicazione della riforma agraria. Le testimonianze delle persone che lo hanno conosciuto, parlano di una persona leale e umanamente pronta ai bisogni della popolazione. «Aveva un ottimo rapporto con i proprietari terrieri – dice ancora il sindaco di Caccamo - perciò si è propensi a pensare più ad un omicidio politico che legato ad interessi di natura economica con essi». Fu così nel ‘52 con Intili e sarebbe stato così nel ‘98 con Mico Geraci, anche lui sindacalista assassinato dalla mafia poco prima di candidarsi sindaco di Caccamo.
La svolta per il recupero della memoria si è
avuta l’anno scorso, quando Vera Pegna parlò di Intili e della contrada dove
era stato ucciso col sindaco Galbo. Grazie a dei pastori, si è riusciti ad individuare
il luogo esatto dell’assassinio, decidendo di collocarvi un cippo in pietra. «La
mia amministrazione – conclude Galbo - vuole consegnare ai posteri una Caccamo
libera ed ha fatto la scelta di dare una svolta antimafiosa alla cittadina. Una
scelta "fra legalità e delinquenza", che può essere fatta con
coscienza solo dopo che la comunità abbia ricostruito il proprio passato e
abbia ammesso le proprie colpe, perché solo da questo potrà partire il riscatto
benefico per tutta Caccamo».
Dino
Paternostro
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