con
riferimento a quanto scritto sul suo quotidiano on line dal sig. Luca Gambaro a
proposito della vicenda di cui al precedente articolo “ Bimbo conteso a Corleone
“, la prego di volere pubblicare questo mio scritto. Esso vuole
essere una garbata risposta a quanto affermato dal mio ex consorte ed è dettato
esclusivamente dal dovere morale, che sento forte in me, di fare ogni sforzo
per contribuire al ripristino della verità dei fatti. Il sig.
Gambaro si è sbizzarrito in una fantasiosa e, per certi versi farneticante,
ricostruzione delle dolorose vicende che hanno visto e vedono coinvolto, suo
malgrado, mio figlio Alessandro. Ritengo
legittimo che ognuno dia di un fatto la propria versione ed interpretazione, ma
ci sono fatti che, per la loro intrinseca evidenza oggettiva, esigono una
univoca loro narrazione.
Tralascio
dal contestare puntualmente le affermazione del sig. Gambaro, affermazioni
volte unicamente a screditare la mia figura di madre;-- se lo facessi mi porrei
al suo livello.
Vorrei,
invece, sottolineare, e lo faccio con molto dolore, alcune cose che ritengo
particolarmente significative in quanto sono fedeli testimoni dello stato
d’animo e della reale volontà del sig. Gambaro di servirsi del figlio per far del male alla madre.
La prima
cosa che mi ha colpito, leggendo quanto scritto dal mio ex consorte, è il suo tono distaccato, freddo, direi quasi
glaciale; l’articolo, infatti , sembra più il verbale di un grigio
funzionario dei carabinieri che non
l’espressione sincera del dolore di un padre. Lo confermano alcuni termini usati---prendere, consegnare,….—come se si trattasse di un pacco postale e
non di un bambino in carne ed ossa.
Non
meraviglia affatto, allora, che conseguentemente a questa sua arida insensibilità,
il sig. Gambaro scambi le grida e il
pianto convulso di un bambino, --- tanto che c’è stato bisogno dell’intervento
di un medico e di una autoambulanza del
118----che si accorge del pericolo incombente di vedersi allontanare dalla
persona più cara, come causati dalla “ vista dello zio e della
telecamera “ ; che le manifestazioni
di civile e serena solidarietà di tante persone, madri, padri, nonni. figli,
nei miei confronti siano potute essere scambiate quali azioni tese ad
intimidire, quando non a minacciarlo direttamente, il padre del bambino; che,
nonostante gli anni di servizio prestato quale carabiniere a Corleone, il sig.
Gambaro non conservi alcun ricordo del
grande senso di accoglienza che i corleonesi da sempre hanno mostrato nei
confronti degli ospiti. Solo una mentalità distorta, direi quasi puerile,
può pensare che i Corleonesi siano usi a
sputare per terra in segno di disprezzo.
La verità,
allora, viene subito a galla ed è questa: nonostante la continua azione di
persuasione, messa in atto continuamente dalla scrivente e da tutti i miei
familiari, Alessandro, bimbo bello,
bimbo intelligente, ha capito perfettamente che si stava cercando di
staccarlo dalla madre, dai suoi amichetti, dal suo ambiente, dalle sue
cose, dai suoi giocattoli ed ha sempre reagito opponendosi con tutte le sue forze, anche fisiche, a questa violenza.
Non occorre
essere in possesso di titoli accademici, bastano
il cuore e l’animo di una madre,
per capire a quale gravissimo trauma , dalle conseguenze imprevedibili, andrebbe incontro Alessandro se lo si sradicasse
a forza, violentemente, dai suoi punti
di riferimento considerato che Alessandro, purtroppo, è un bambino autistico
che ha finora trovato e trova sicurezza solamente se tutti quei punti di riferimento sopracitati
sono sempre lì a rassicurarlo.
Il mio unico
torto sembra essere quello di volere ad Alessandro un mondo di bene come non
può non volerne una madre degna di questo nome, un bene ricambiato parimente
dal figlio che ha vissuto negli ultimi sei anni, quasi in simbiosi, con la
propria madre e pochissimo con il padre.
In forza di questo immenso amore
ho potuto affrontare i quotidiani sforzi per assicurare ad Alessandro tutti gli
interventi terapeutici di assistenza, cura e
riabilitazione suggeriti dai medici in laboratori e strutture
specialistiche presenti in Sicilia e fuori
da essa; in forza di questo amore ho pensato fosse del tutto normale, stante la
preconcetta ed assurda opposizione del padre, di consentire ad Alessandro di
avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica visto che Alessandro a
suo tempo è stato battezzato con rito cattolico; che avrebbe giovato alla sua
socializzazione farlo partecipare alla rappresentazione teatrale finale messa
in scena a scuola con i suoi compagni di classe; che avrei voluto, infine, --ma
il padre si è opposto--farlo partecipare alla visita guidata a Ficuzza
programmata e realizzata dalla scuola. Il padre si è sempre opposto; queste sarebbero le “scelte di vita”, che
avrei sottratto alla potestà decisionale del padre!
Con ciò non
intendo assolutamente negare ad Alessandro il diritto di avvalersi del rapporto
con il padre, anzi lo giudico utile e
necessario per una sua crescita armoniosa e completa, ma sono altresì convinta
che questo debba e possa avvenire con
gradualità e non per effetto di uno strappo violento.
Consapevole
di ciò, in quella tremenda giornata, del
23 luglio u.s., vista l’impossibilità di convincere Alessandro a
staccarsi da me, proposi al padre che sarei stata disponibile a lasciare tutto,
anche il lavoro, per trasferirmi in Calabria
in modo tale da consentire ad Alessandro d’iniziare a frequentare con
continuità il padre, a far nascere in lui sentimenti di affetto e di amore verso il padre e viceversa,
sentimenti che sarebbero lievitati per la vicinanza di Alessandro al padre e
per la sicurezza che al bimbo sarebbe venuta dalla presenza discreta della
madre; infine per assicurare ad Alessandro le terapie presso un centro specializzato
per il trattamento dell’autismo.
Tralascio
qui dal riportare le parole con le quali
il sig. Gambaro ha rifiutato sdegnosamente la proposta; mi offendono ancora
quelle parole come madre e come donna e confermano ancora una volta, caso mai
ce ne fosse stato bisogno, come la richiesta del padre, ancorchè legittima solo
se espressione di vero affetto nei confronti del piccolo Alessandro, sia invece
dettata dall’unica volontà di fare del male, ---e che male !--, alla madre.
I piccoli, sig. Luca Gambaro, non
devono mai diventare oggetto di rivalsa tra i genitori
Grata per
l’ospitalità che vorrà darmi.
Con
cordialità
Gabriella
Bonanno
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