Il gruppo dei nuovi volontario del campo antimafia |
Diario da Corleone, 19 agosto 2014
La giornata è iniziata con la traumatica sveglia e con
la consapevolezza, l’entusiasmo, la paura e il coraggio di dover affrontare una
giornata di lavoro che consisteva nel raccogliere i pochi pomodori maturi e
successivamente sistemare le piantine impregnate di zolfo. Alla fine della mattinata ci siamo ritrovati
puzzolenti di sudore e di zolfo. Dopo una soddisfacentissima doccia ci siamo
concessi un appagante pranzo preparato dai soci dello Spi Cgil. Finita la “siesta” Calogero ci ha raccontato della
nascita della Cooperativa Lavoro e Non Solo, dei suoi progressi e delle sue
difficoltà.
È seguito un dibattito tra i volontari circa i temi
dell’infiltrazione mafiosa in Toscana arrivando alla conclusione che, ahimé, la
Mafia non è più solo una problematica riguardante solo le regioni del sud ma
comprende tutto il territorio italiano. La cena, come al solito, non ci ha delusi ed è seguito
un giro in paese a base di gelato.
Marì, Serena e Riccardo
Ci scrive una volontaria
di Grosseto
Sono le 8.30
del primo giorno dopo, due giorni fa, a quest'ora, eravamo già nei campi,
impegnati nel lavoro, contribuendo così, a dare un senso alla nostra presenza,
a certi aspetti della nostra vita e soprattutto ad una terra difficile, ma
generosa. Il lavoro nei campi ha un grande valore simbolico, oltre che di
sostanza, poiché è da lì che tutto ha avuto inizio, dalla questione agraria di
antiche origini, dal movimento contadino che si proponeva di destrutturare il
sistema latifondista,causa di importanti processi degenerativi, di alcune zone
del nostro paese.
Ieri, i saluti ci hanno po' strappato l'animo, stropicciato i visi, si sono
protesi all'estremo, fino alle ultime chiamate, fino sui gate dell'aereoporto,
dove i tunnel ci hanno ingoiato uno ad uno, ci hanno separato, pronti a
restituirci la direzione delle nostre diverse destinazioni, delle nostre
diverse vite, del nostro diverso ruolo nel mondo. Oggi, giunti ormai, spero
tutti, a destinazione, ci riappropriamo del nostro posto di genitori, di figli,
di studenti, di lavoratori ed è qui che spero, fortemente, con tutta me stessa,
che già da ora questo posto, questo ruolo, ci stia un po' stretto, un po'
"sfuggito",sia un po'misero e non ci consenta di metterci comodi nella
dimensione di sempre.
Io sono andata al campo antimafia di Corleone con Matilde, ho tre figli e lei ha 15 anni. Curiose entrambe di conoscere una realtà che ci sembrava lontana, ma ci urgeva capire, benché spinte da venti diversi.
Ieri in volo da una prospettiva panoramica, in alto, sopra le nuvole, riguardando quella terra ondulata, punteggiata da speroni di roccia che emergono qua e là, mi sentivo intimamente soddisfatta di aver dato a Matilde questa opportunità, di grande valore formativo e morale. Mi viene spontaneo usare la parola "battesimo", ma poiché la assimilo a certi riti di loggia e di mafia, non la vorrei usare in questo contesto, rende però, bene l'idea, nel suo valore etimologico di immersione e al tempo stesso di patto. Questo è ciò che noi abbiamo fatto nei nostri dieci giorni a Corleone, un'immersione nella Sicilia, nel suo animo e nella sua storia, che non è solo mafia. Da qui ne riemergiamo purificati, consapevoli, dotati di un codice di conoscenza in più che ci distingue e ci porta avanti uniti. Non so cosa farà Matilde da oggi in poi, cosa farò io, cosa farete tutti singolarmente voi, o cosa faremo tutti insieme per contrastare la mafia. So che un bene prezioso, ci è stato consegnato, di mano in mano,un dono che viene da lontano,come abbiamo visto in questi pomeriggi ,e ha riscaldato il cuore e il palmo di tanti: la responsabilità. Non è facile proteggere e far funzionare il senso di responsabilità di cui ci sentiamo, ora, unanimamente investiti, "siate partigiani" ci è stato chiesto e ora, possiamo impegnarci per esserlo. Avremo momenti di sconforto e talvolta l'obbiettivo potrà apparire lontano,forse tenderà a sfumare, dietro ai problemi più contingenti della nostra quotidianità, o sottoporsi ai nostri moti di egoismo e di autoprotezione del non vedere, non sentire ,non esserci. Siamo però, al tempo stesso, fortunati, perché la tecnologia di cui disponiamo ci potrà tenere vicini e sempre uniti, anche nei nostri momenti di debolezza. Ricordiamo le parole dei testimoni di Portella che ci hanno raccomandato di usare la cultura,la scuola che loro non hanno avuto, ricordiamo Impastato che usava la radio come strumento di informazione e di unione e non aveva la possibilità di farsi sentire da tutto il pianeta. Ognuno di noi, da oggi, ha in mano il suo filo, quello che ci serve per imbastire un esteso tessuto sociale robusto, solido e onesto.
Ci è stato detto che da Corleone è difficile ripartire, tutti noi ieri infatti abbiamo faticato ad allontanarci,abbiamo vissuto la sensazione di lasciare scoperto un presidio, di abbandonare le persone che ci hanno accolto e accettato, anche con le nostre innumerevoli diversità. Qualcuno, di poche parole,in una intervista, un giorno ha detto " da qui non si può più tornare indietro". Per" qui" intendiamo non solo il luogo fisico, un riferimento geografico o topologico su google maps, "qui" è un posto ben preciso dentro di noi, nel nostro spazio mentale, "qui" sono le sinapsi che si sono aperte e su cui viaggiano spedite nuove informazioni, "qui" siamo tutti noi e quelli di domani che verranno e quelli di ieri a cui noi ci siamo uniti...teniamoci stretti!
Io sono andata al campo antimafia di Corleone con Matilde, ho tre figli e lei ha 15 anni. Curiose entrambe di conoscere una realtà che ci sembrava lontana, ma ci urgeva capire, benché spinte da venti diversi.
Ieri in volo da una prospettiva panoramica, in alto, sopra le nuvole, riguardando quella terra ondulata, punteggiata da speroni di roccia che emergono qua e là, mi sentivo intimamente soddisfatta di aver dato a Matilde questa opportunità, di grande valore formativo e morale. Mi viene spontaneo usare la parola "battesimo", ma poiché la assimilo a certi riti di loggia e di mafia, non la vorrei usare in questo contesto, rende però, bene l'idea, nel suo valore etimologico di immersione e al tempo stesso di patto. Questo è ciò che noi abbiamo fatto nei nostri dieci giorni a Corleone, un'immersione nella Sicilia, nel suo animo e nella sua storia, che non è solo mafia. Da qui ne riemergiamo purificati, consapevoli, dotati di un codice di conoscenza in più che ci distingue e ci porta avanti uniti. Non so cosa farà Matilde da oggi in poi, cosa farò io, cosa farete tutti singolarmente voi, o cosa faremo tutti insieme per contrastare la mafia. So che un bene prezioso, ci è stato consegnato, di mano in mano,un dono che viene da lontano,come abbiamo visto in questi pomeriggi ,e ha riscaldato il cuore e il palmo di tanti: la responsabilità. Non è facile proteggere e far funzionare il senso di responsabilità di cui ci sentiamo, ora, unanimamente investiti, "siate partigiani" ci è stato chiesto e ora, possiamo impegnarci per esserlo. Avremo momenti di sconforto e talvolta l'obbiettivo potrà apparire lontano,forse tenderà a sfumare, dietro ai problemi più contingenti della nostra quotidianità, o sottoporsi ai nostri moti di egoismo e di autoprotezione del non vedere, non sentire ,non esserci. Siamo però, al tempo stesso, fortunati, perché la tecnologia di cui disponiamo ci potrà tenere vicini e sempre uniti, anche nei nostri momenti di debolezza. Ricordiamo le parole dei testimoni di Portella che ci hanno raccomandato di usare la cultura,la scuola che loro non hanno avuto, ricordiamo Impastato che usava la radio come strumento di informazione e di unione e non aveva la possibilità di farsi sentire da tutto il pianeta. Ognuno di noi, da oggi, ha in mano il suo filo, quello che ci serve per imbastire un esteso tessuto sociale robusto, solido e onesto.
Ci è stato detto che da Corleone è difficile ripartire, tutti noi ieri infatti abbiamo faticato ad allontanarci,abbiamo vissuto la sensazione di lasciare scoperto un presidio, di abbandonare le persone che ci hanno accolto e accettato, anche con le nostre innumerevoli diversità. Qualcuno, di poche parole,in una intervista, un giorno ha detto " da qui non si può più tornare indietro". Per" qui" intendiamo non solo il luogo fisico, un riferimento geografico o topologico su google maps, "qui" è un posto ben preciso dentro di noi, nel nostro spazio mentale, "qui" sono le sinapsi che si sono aperte e su cui viaggiano spedite nuove informazioni, "qui" siamo tutti noi e quelli di domani che verranno e quelli di ieri a cui noi ci siamo uniti...teniamoci stretti!
"Il
cittadino del futuro non cerca le condizioni adatte, le crea"
Grazie di cuore a tutti, agli Stanziali e ai Migranti,ai Soci come ai Volontari, per le occasioni di riflessione sui vari aspetti della mafia e non solo e per tutto ciò che siete stati, vi abbraccio.
Grazie di cuore a tutti, agli Stanziali e ai Migranti,ai Soci come ai Volontari, per le occasioni di riflessione sui vari aspetti della mafia e non solo e per tutto ciò che siete stati, vi abbraccio.
Alessandra
da Grosseto
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