La targhetta posta davanti la Chiesa Madre |
PUBBLICHIAMO QUESTA NOTA DEL PROF. CALOGERO RIDULFO, DA CUI TRASPARE AMAREZZA E DELUSIONE PER GLI STRAFALCIONI CONTENUTI NELLE TARGHE TURISTICHE ISTALLATE DAVANTI AI MONUMENTI DELLA NOSTRA CITTA'. IL MINIMO CHE POSSA FARE UN'AMMINISTRAZIONE COMUNALE SAREBBE CHIEDERE SCUSA E CORREGGERE IMMEDIATAMENTE GLI ERRORI. LO CHIEDIAMO A VIVA VOCE (d.p.)
di CALOGERO RIDULFO
Don
Giovanni Colletto e prima di lui l’erudito Costantino Bruno, ma anche Nicolò
Anzalone e più di recente Leoluca Pollara e Salvatore Mangano, hanno compiuto
un lavoro preziosissimo nell’intento di fare emergere dal passato secoli di storia
della nostra amata Corleone. Per una sorta di campanilismo, che è comune ad
altri luoghi e ad altre genti della nostra Isola e dell’Italia tutta, nei loro
scritti hanno spesso raccontato le vicende di un popolo, esaltandone il grande
coraggio, gli avvenimenti di una terra, enfatizzandoli fino al punto di
presentarla come l’ombelico del mondo.
La
città delle cento chiese, dei due castelli, soprano e sottano, dei tanti palazzi
nobiliari, delle tante famiglie di nobile rango che l’hanno popolata.
Il
senso di appartenenza che gli “storici” locali (ogni paese ne ha almeno uno) tendono
a trasmettere ai posteri li rende consapevoli della propria identità, anche se
a volte si tende ad esagerare nella
convinzione di trovarsi nel luogo più interessante e bello del Pianeta. In
questo esercizio sentimentale i più adusi ad interpretare il comune sentire sono
gli amministratori locali, che
normalmente tendono ad usare tutta la
retorica di cui sono capaci, per esporre in chiave pubblicistica il luogo che
rappresentano: ideale per un turismo di qualità, grazie alle pregevoli
emergenze storico-architettoniche, alle immancabili opere artistiche di grande
valore distribuite nelle chiese, al territorio sempre unico nella sua bellezza.
A
questo ineluttabile destino non può essere sfuggita la città di Corleone, tanto
che qualcuno ha ben pensato di rendere più gradevole la vacanza dei tanti
turisti che approdano nella nostra Corleone collocando, nei luoghi più
significativi del centro storico, delle targhe didascaliche di presentazione
dei beni indicati.
Nella
tarda primavera dell’anno 2014 la cittadina di Corleone si è rivelata con una
nuova veste nel suo arredo urbano: ai piedi di un monumento architettonico,
antistante una chiesa, davanti a una emergenza storica, sono posizionate delle
locandine poggianti su sostegno bipede.
Incuriosito mi avvicino alla prima targa che incontro, per capirne di
più, e dalla scritta deduco trattarsi di
breve presentazione del bene culturale. Dai relativi loghi posti in alto
alla scritta evinco che gli enti interessati sono il Comune di Corleone, credo
come ente proponente, e l’Unione Europea quale ente finanziatore, attraverso il
Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale.
Si
tratta sicuramente di una iniziativa lodevole, utile a fornire ai turisti,
sempre più numerosi nella nostra Terra, una breve descrizione storica, artistica
e architettonica del bene che sta davanti a loro, così pure ai concittadini, perché abbiano coscienza e
consapevolezza della propria identità storica e culturale.
Decido
pertanto, da cittadino, in veste da “turista per un giorno”, di tuffarmi
indietro nella storia alla scoperta di quanto i nostri avi hanno a noi lasciato
perché ne avessimo cura; ma è con vivo rammarico che devo ammettere di non essere
riuscito a raggiungere il traguardo che mi ero fissato; dopo aver visionato
alcune insegne ho dovuto, come si suole dire, gettare la spugna, per le troppe inesattezze
che ho letto. Per non rimanere sul vago vado ad elencarle:
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Nella
targa posta sul lato occidentale delle mura della chiesa madre, leggo che il
primitivo impianto medievale (sec. XIII) è stato completato nel 1148. Come è
possibile che la chiesa madre nasca nel ‘200 e venga completata nel 1148? Benché
non ammissibile un refuso in un supporto a carattere permanente, è chiaro che
la data che si voleva inserire è “1448”,
così come riportato da Costantino Bruno e, a seguire da altri studiosi di casa
nostra; se poi l’autore di questo grossolano errore avesse consultato il volume
“Ecclesia Sancti Martini”, andato in stampa nel 2012, avrebbe appreso, come gli
autori hanno dimostrato con ricerche d’archivio inconfutabili, che il 1448 è
una data che sicuramente non ha significato il completamento dell’impianto
medievale della chiesa.
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Nella
targa posta davanti la chiesa del Carmine sta scritto che la stessa venne
eretta nel 1576, allorquando i Padri Carmelitani spostarono il loro convento
dal sito del “Piano delle Donne”(oggi SS. Salvatore). Bene, anzi male, perché i
Padri Carmelitani avevano il loro convento, almeno fin dal XIV secolo, al largo
sant’Agata, che tutto si può dire tranne che si trovi al “Piano delle Donne”.
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Nella
targa posta davanti il santuario dell’Addolorata si legge che la chiesa è stata
fondata dal giovane e colto sacerdote don Nicolò Toscano. Il fondatore della
chiesetta non fu l’immaginario don Nicolò, bensì don Giuseppe Toscano.
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Nella
targa della chiesa dell’Immacolata si dice che la bellissima statua della
Madonna ivi conservata, sarebbe stata scolpita da ignoto artista palermitano. Perfino
i bambini dell’Istituto Comprensivo “G. Vasi
di Corleone, nel loro bel volumetto “Lingua, Arte, Storia, Tradizioni
nella Chiesa dell’Immacolata”, dato alle stampe nel 2009, hanno scritto che la
statua è “opera dello scultore Antonio Barcellona di Palermo, il cui nome è
scolpito nel piedistallo della statua”. Diamo il giusto merito a questi bravi studenti,
e leggiamo quello che scrivono.
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Nella
targa posta davanti la chiesa di san Leoluca sta scritto che la statua del
santo Patrono è stata realizzata nel XVIII secolo. Come scrive lo storico
dell’arte Antonino Giuseppe Marchese nel volume “Antonino Ferraro e la
Statuaria Lignea del ‘500 a Corleone”, a pag. 20, la statua di san Leoluca subì un intervento di
rimaneggiamento nel 1561 ad opera dell’artista giulianese Antonino Ferraro;
quindi era molto più antica rispetto al XVIII secolo.
La targa davanti al museo etno-antropologico |
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Nella
targa posta davanti la porta del museo Etno-Antropologico, in via Asilo, c’è
scritto che lo stesso sorge nei locali dell’ex monastero dei frati Olivetani a
Corleone, costruito tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Trasecolo
nell’apprendere che i frati Olivetani avrebbero fondato a Corleone il loro
convento, è notizia a me sconosciuta.
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Nella
targa posta davanti la chiesa del monastero
del SS. Salvatore vien detto che “il santuario, di origine medievale, fu
riedificato nel XVIII secolo per volontà di un non bene identificato cavaliere
Salvatore. Il redattore della presente didascalia avrà fatto un poco di confusione
nel consultare le sue fonti, le quali narrano dell’episodio del fantomatico
cavaliere Salvatore, collocandolo però alle origini della fondazione, ovvero tra
il XII e il XIV secolo.
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Nella
targa posta davanti al portone dell’ex Ospedale dei Bianchi può leggersi che
“il complesso ospedaliero fu eretto nel 1649, per volontà della Compagnia dei
Bianchi”. Non capisco da dove esca fuori tale data, in realtà l’Ospedale dei
Bianchi già agli inizi del ‘500 era in piena attività.
Qui mi fermo nell’elencazione delle
fanfaluche contenute nelle didascalie di presentazione degli “Splendori” della
nostra Terra, ma ritengo sia legittimo porre ai responsabili del progetto e al
sindaco, in quanto primo cittadino del Comune di Corleone, i seguenti quesiti:
quali criteri si sono scelti nella selezione del personale per portare a
compimento il programma? Da quali fonti tale
personale ha tratto le informazioni trasposte nelle locandine? Qualcuno ha
visionato le didascalie prima di essere impresse su supporto permanente? Se no,
perché?
Sappia signor Sindaco, che nei secoli
passati tutti gli impegni di committenza prevedevano una clausola di tutela del
committente, secondo la quale l’opera che si andava a realizzare, di qualunque
portata, specie e qualità, andava vista, rivista e valutata da parte di
personale qualificato; qualora non rispondente agli standard di qualità veniva
fatto obbligo alla parte inadempiente di riparare al danno prodotto.
Non si vuol sapere chi materialmente
ha condotto l’operazione, non è importante, ma non si dica che non è mancata la
superficialità e il pressappochismo nella conduzione del programma, perché le
fonti, qualora siano state consultate, lo sono state in maniera frammentaria, incompleta,
superficiale. Non si vuol sapere qual è l’entità del finanziamento che l’Unione
Europea ha concesso per la realizzazione del progetto, ma si vuol dire con
determinata chiarezza che è ammissibile l’errore del privato cittadino che
opera in proprio, ma a un ente pubblico che opera con i soldi della Comunità, e l’Amministrazione Comunale è tale, non
è lecito commettere errori di tale portata.
Mi rivolgo con dovuto e doveroso rispetto al Sindaco del Comune
di Corleone, per invitarla a porre
rimedio, nei limiti del possibile, al certissimo danno d’immagine che in futuro
potrà ricadere sulla nostra Comunità: se pure la gran parte dei visitatori che
approdano nella nostra città non fanno molta attenzione alle dette targhe o,
pur leggendole non riescono a percepirne i contenuti di ordine storico,
cronologico, artistico, è altamente probabile che tali didascalie divengano
oggetto di attenzione di studiosi e conoscitori di cose di casa nostra; non
possiamo farci trovare così impreparati e divenire oggetto di facili critiche,
farci deridere e accusare di ignoranza. Facciamo in modo che le troppe
imprecisioni immortalate in quelle targhe, rimangano circoscritte il più
possibile al nostro ambito paesano, si trovi il sistema per sostituire quelle
più palesemente imbarazzanti.
Chiarisco anticipatamente di non aver
titolo per esprimere la qualità delle didascalie, per ciò che concerne l’uso
della sintassi e della punteggiatura, lascio ad altri tale compito, ma sembra
che se n’abbia fatto un uso quantomeno rocambolesco; se ciò fosse vero
caricherebbe ancor più pesantemente la nostra posizione di imbarazzante disagio.
Per concludere vorrei consigliare al
Sindaco, cui va dato atto di aver posto, in campagna elettorale, la cultura al
primo posto del suo programma di governo, di non farsi parte attiva nella promozione di
altre iniziative culturali; forse come Comunità non abbiamo la giusta preparazione,
ne un buon livello di cultura generale e neppure sufficienti conoscenze sulla
storia del luogo, ci riduciamo il più delle volte a collocare targhe
commemorative nei posti meno azzeccati, non riusciamo a distinguere fra un aggettivo
e un movimento artistico-letterario.
Sarebbe meglio fare una pausa di
riflessione e, visto l’interesse per la valorizzazione dei nostri beni
artistici-architettonici-ambientali, nonché per le personalità che hanno dato
lustro alla nostra Terra, attivare iniziative di studio e di apprendimento,
affinché Corleone possa conoscere Corleone.
Calogero
Ridulfo
1 commento:
Che dire, difficile commentare. Il livello di incapacità, incompetenza, strafottenza e ignoranza è talmente evidente che risulta difficile aggiungere qualcosa a quanto scritto nell'articolo, senza lasciarsi andare ad insulti più o meno pesanti. Sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.
Una sola parola: imbarazzante!
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