La processione di Oppido Mamertina |
di MICHELE
ALBANESE
OPPIDO
MAMERTINA – Altro che scomunica agli ‘ndranghetisti. Ci sono, posti in
Calabria, dove anche dopo le forti parole del Papa a Cassano, i boss ed i loro
parenti vengono omaggiati durante le processioni religiose facendo sostare e
inchinare l’effige religiosa davanti alle loro abitazioni. Una pratica di
sudditanza collettiva e di riconoscimento sociale inaccettabile dei mafiosi di
cui si rendono complici alcuni sacerdoti per nulla intimoriti del monito del
pontefice e della sua netta presa di distanza dalla mafia e dai mafiosi e che
quindi sono lontani, pericolosamente lontani dall’essere conseguenziali oltre
rispettosi delle parole di Papa Bergoglio. Gesti come quello verificatosi ad
Oppido Mamertina (RC), tra l’altro sede vescovile, fanno riflettere e molto
sulle inaccettabili consuetudini che si svolgono in alcuni centri calabresi
devastati dalla ‘ndrangheta.
L’ultima
clamorosa vicenda si è verificata il 2 luglio proprio ad Oppido Mamertina,
città nota anche per una cruenta faida che ha sterminato persino donne e
bambini e che ha lasciato sul selciato quasi un centinaio di morti ammazzati.
Uno di questi morti venne dato vivo in pasto ai maiali (LEGGI LA RICOSTRUZIONE). Quel giorno come da
tradizione era in corso la processione secolare della Madonna delle Grazie. Una
giornata sentita dalla gente della omonima parrocchia posta nella frazione
Tresilico.
Una
processione che ad un certo punto è stata clamorosamente abbandonata dal
comandante della stazione dei carabinieri il maresciallo Andrea Marino e da due
militari che partecipavano all’evento. Una scelta di campo netta quella del
maresciallo, notata da tutti perché fatta perché tutti si accorgessero della
presa di distanza. Difficilmente un maresciallo dei Carabinieri abbandona una
processione pubblica se non per motivi gravi. E il maresciallo Marino ha
stabilito che quello che aveva visto, grave lo era per davvero.
La statua
preceduta dai sacerdoti ma anche dal sindaco e da mezza giunta comunale
arrivata all’incrocio tra Corso Aspromonte e via Ugo Foscolo, era stata fatta
fermare per circa 30 secondi da decine di portatori davanti alla casa di colui
che viene ritenuto essere il capo di una nota famiglia di ‘ndrangheta, quella
di Peppe Mazzagatti 82 anni di Oppido Mamertina, già condannato all’ergastolo
per omicidio ed associazione a delinquere di stampo mafioso, che si trova agli
arresti domiciliari a casa per motivi di salute. Un uomo potente secondo gli
inquirenti, tanto potente, che persino la Madonna è stata fatta fermare per
rendergli omaggio.
Assistendo a
quella scena il maresciallo Marino non ce l’ha fatta più ed ha ordinato a suoi
due militari che si trovano ai lati della statua di seguirlo abbandonando
clamorosamente la processione sotto lo sguardo ammutolito di tutti. Un gesto
clamoroso quello del maresciallo che ha voluto così prendere le distanze da una
pratica, sottaciuta ai più ma che sembra sia molto diffusa anche nella Piana.
Nelle settimane scorse, infatti, altre scene simili sembra siano state viste in
altri paesi della diocesi ed in altre processioni. Fatti questi che sarebbero
stati segnalati all’Autorità Giudiziaria dalle forze dell’ordine. Ma ad Oppido
la vicenda è grave anche per un altro motivo: sembra che prima della processione
il maresciallo Marino aveva incontrato personalmente i componenti della
commissione della festa avvertendoli di non effettuare gesti particolari o
inchini durante il tragitto della processione.
Ed aveva
avuto rassicurazioni dalla commissione. Ma dal dire al fare.., come recita il
proverbio spesso ci sono di mezzo i boss che fanno cambiare gli impegni presi
persino con l’Arma dei Carabinieri. Ma c’è un altro aspetto da sottolineare in
questa brutta vicenda: quando il maresciallo ed i suoi uomini hanno abbandonato
la processione, nessuno tra le autorità civili e religiose presenti, sembra lo
abbia seguito, nonostante avesse spiegato le ragioni del suo gesto. Certo è che
continuando di questo passo senza un’inversione di tendenza ed una presa
distanza netta anche nei riti religiosi sarà difficile estirpare il fenomeno
‘ndrangheta.
I
"PROVVEDIMENTI" DEL VESCOVO - Davanti al clamore mediatico che ne è conseguito, il
vescovo della Diocesi di Oppido-Palmi, monsignore Francesco Milito ha spiegato:
«Il fatto è grave e prenderemo dei provvedimenti. Abbiamo appreso
stamane - ha aggiunto - di quanto è accaduto. In tempi brevi prenderemo
tutte le informazioni in modo da avere un quadro completo, sia
sui fatti che sulle persone, di quanto è accaduto. La cosa certa è che
prenderemo dei provvedimenti». (LE REAZIONI PER IL CASO DI OPPIDO)
PROCESSIONE
A RISCHIO - Quanto
accaduto a Oppido ha provocato la reazione della Diocesi di Reggio Calabria. In
una nota dell'Ufficio comunicazione Diocesano è stato infatti evidenziato il
decreto che era stato emesso nel mese di febbraio dallo stesso arcivescovo
Giuseppe Fiorni Morosini, nel quale si indicavano le procedure da seguire per
le processioni e che è stato ritrasmesso ai parroci.
«Il percorso
della processione sia caratterizzato dalla preghiera e dalla riflessione
spirituale - è scritto nel decreto - sia preventivamente concordato con il
Parroco e successivamente sottoposto al nihil obstat della Curia Arcivescovile;
durante lo svolgimento dell’itinerario è proibita qualsiasi forma di raccolta
di denaro; le soste siano fatte per opportune e doverose pause, e in tale
circostanza la statua o l’effige del Patrono o della Patrona non sia rivolta
verso case o edifici. Tali soste devono essere stabilite previamente con il
Parroco. […] In caso di non osservanza o adempimento a quanto prescritto,
l’anno successivo non sarà concessa l’autorizzazione per la celebrazione della
Festa». Regole che, a questo punto, potrebbero bloccare la festa per il
prossimo anno se applicate anche per Oppido.
«LA MADONNA
NON SI INCHINA» - «La
Madonna non si inchina ai malavitosi. Chi ha fatto fare l’inchino alla Madonna
le ha fatto fare un gesto che la Madre di Dio non ha mai fatto. Si è inchinata
la statua, non la Madonna». Lo dice all’Adnkronos monsignor Nunzio Galantino,
vescovo di Cassano allo Ionio e segretario generale della Cei, in merito alla
processione di Oppido Mamertina. «Nonostante quello che è successo -
rimarca mons. Galantino - resta forte l’importanza di quello che Papa Francesco
ha detto proprio qui 15 giorni fa. Anzi fa emergere quanto bisogno ci sia di
una traduzione in atti delle sue parole in termini di formazione, consapevozza
e sensibilizzazione. La lotta a questi fenomeni si fa formando le persone».
Il Giornale della Calabria, 6 luglio 2014
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