Enrico Bellavia |
Per bloccare
interviste al pentito di mafia Franco Di Carlo su retroscena della
“trattativa”. Aveva già ricevuto un’intimidazione analoga due anni fa a Palermo
Una nuova
lettera anonima contenente minacce è arrivata al giornalista di Repubblica
Enrico Bellavia, dopo la prima del giugno 2012.
Ancora una volta l’intimidazione riguarda la versione del pentito Franco Di
Carlo sulla trattativa Stato-mafia che Bellavia sta raccogliendo
intervistandolo. “Avevamo
raccomandato a lei e al suo amico Di Carlo di non occuparsi del passato, ma
così non è stato. Sappiamo che è in progetto un libro, speriamo non venga
pubblicato e che Di Carlo non deponga a Caltanissetta”.
Questo il testo della lettera imbucata a Palermo il 13 maggio e arrivata il 27 maggio alla redazione centrale di Roma, dove Bellavia lavora. Il giornalista ha sporto subito una denuncia circostanziata.
“Questa
lettera fa esplicito riferimento all’altra minaccia anonima che mi fu mandata
due anni fa – spiega Bellavia a Ossigeno - e riguarda un libro che
sto scrivendo per approfondire ciò che Di Carlo mi ha detto in un’intervista pubblicata il 29
gennaio scorso”.
Il pentito
aveva raccontato al giornalista che nel 1989, poco prima del fallito attentato dell’Addaura contro Giovanni Falcone,
ricevette in carcere la visita di alcuni agenti dei servizi segreti e con loro
c’era l’allora capo della Squadra Mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera, che
non si era presentato ma aveva assistito all’incontro. Gli agenti, aveva detto
Di Carlo, gli chiesero “di trovare un modo per costringere Falcone ad andar via
da Palermo, a cambiare mestiere”.
Nell’intervista,
Di Carlo affermava di avere riconosciuto La Barbera solo successivamente a
quella visita in carcere, da una fotografia. Per questa dichiarazione, spiega
Bellavia, “in seguito all’intervista il pentito è stato convocato per
un’udienza pubblica a Palermo. Gli hanno chiesto chi gli fece vedere quella
fotografia. Lui ha risposto che ero stato io. In sostanza – prosegue il
giornalista – così ha rivelato che lo stavo intervistando per scrivere un altro
libro di sue memorie (il primo è Un uomo d’onore, ndr).
Qualche giorno dopo queste sue dichiarazioni mi è arrivata la lettera”.
Secondo il
giornalista, di questa nuova intimidazione è molto importante il riferimento a
una probabile deposizione di Di Carlo alla procura di Caltanissetta, che si
occupa delle stragi mafiose. “È un indizio inquietante – spiega Bellavia –
perché dimostra che le testimonianze di Di Carlo sono preziose, utilissime per
approfondire le indagini sul coinvolgimento nelle stragi degli apparati deviati
dello Stato, che volevano porre fine al lavoro di Falcone e Borsellino.
Probabilmente – continua il giornalista – da questo stesso ambiente, legato a
Cosa Nostra ma non appartenente alla mafia militare, sono partite le lettere di
minaccia destinate a me”.
Solidarietà
a Bellavia è stata espressa dal comitato di redazione di Repubblica. Il
presidente dell’Unione nazionale cronisti italiani, Guido Columba, e quello
dell’Unci Sicilia, Leone Zingales, hanno dichiarato di essere “vicini al
collega, nella consapevolezza che nessuna minaccia potrà interrompere il suo
compito di informare i lettori così come ha fatto finora”. “Si allunga l’elenco
già numeroso – hanno aggiunto Columba e Zingales – dei cronisti minacciati in
ragione del diritto-dovere di informare. È una lista che deve far riflettere
sulle condizioni di rischio cui sono esposti quanti si occupano con serietà,
competenza e professionalità dei temi legati alla mafia e ai poteri occulti che
hanno condizionato la vita democratica del paese”.
Ossigeno per
l’informazione, 29 maggio 2014
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