Beppe Grillo, invece, parlava da trionfatore. Non solo grazie all’hashtag #vinciamo noi, con il suo tour e i social, ma anche grazie ai sondaggi che lo davano in testa nel Mezzogiorno d’Italia, soprattutto in Sicilia.
Le cose sono andate diversamente. I sondaggi sono stati asfaltati dall’exit
poll, che anticipava la marcia trionfale del Partito democratico, ma sono
rimasti indenni perché la loro credibilità è quasi nulla, e ci sono volute le
proiezioni, con il test sul 45 per cento dell’elettorato, per convincersi che
gli italiani stavano decretando un successo straordinario al partito di Matteo
Renzi, e punivano le sicurezze di Beppe Grillo e di Silvio Berlusconi.
Anche nella tana del lupo, il Mezzogiorno e le Isole, infatti, il Pd di
Renzi stacca tutti, il divario con il M5S è di quasi dieci punti in Sicilia, dove si
attendeva l’apoteosi dei grillini. La protesta, in Sicilia, ha scelto
l’astensione piuttosto che il consenso al Movimento 5 Stelle. Nell’Isola,
infatti, si è registrato il numero più basso di votanti, al 43 per cento circa,
dieci punti pe rcentuali in meno rispetto alla media nazionale che raggiunge il
57 per cento circa.
Il vistoso successo del Pd legittima, con il voto popolare, l’azione di
governo del presidente del Consiglio e assegna ai democratici la leadership
europea, a causa del crollo dei socialisti francesi e i risultati deludenti dei
partiti “fratelli”, con l’eccezione dei socialdemocratici tedeschi che
guadagnano alcuni punti percentuali. Non solo, dunque, una legittimazione in
Italia, ma un trionfale ingresso italiano nel nuovo Parlamento di Strasburgo.
Il voto premia la Lega Nord, ma non il Nuovo Centrodestra di Angelino
Alfano, che tuttavia riesce a superare, seppure di poco, la soglia di
sbarramento. Devono avere sudato freddo gli alfaniani, perché fino all’ultimo
il dato “ballava” sul quattro per cento. Il migliore risultati di Alfano si
registra in Sicilia dove il Ncd sfiora il 10 per cento.
Commenti “colorati” e variopinti, vittima predestinata Beppe Grillo. Il suo hashtag
#vinciamonoi è stato trasformato in #vinciamopoi. Il Maalox preconizzato dal
comico come rimedio da offrire ai suoi avversari, gli si ritorce contro, per
gli inviti ripetuti ad assumerne in quantità industriale. Surreale l’atmosfera
nella sede del M5S a Roma: tutti assenti, nessuna dichiarazione, nessuno dei
dirigenti nei paraggi. Una fuga generale.
Gli espulsi dal Movimento si prendono qualche rivincita, accusando Grillo di avere causato
la sconfitta del Movimento con la sua campagna elettorale “insultante”. C‘è
addirittura chi prevede l’abbandono da parte del comico genevose, ma c’è anche
chi riferisce di un rinnovato vigore e intenzioni bellicose.
In Forza Italia atmosfera da Viale del Tramonto. Gli azzurri sono il terzo
partito, ad una distanza siderale dal Pd (appena il 16,6 per cento). I
dirigenti spiegano all’unisono che l’insuccesso è dovuto all’assenza di
Berlusconi dalle piazze. A quanto pare le tv non sono bastate. Fitto suggerisce
ad Alfano un ripensamento, ma tutto finisce lì.
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