“Riforme, rappresentanza, coerenza costituzionale nel cambiamento: una questione democratica”. Martedì 29 aprile a Roma, al Teatro Eliseo, dalle ore 16:30, manifestazione pubblica dell’ANPI sul progetto di riforma costituzionale ed elettorale all’esame del Parlamento. Interverranno: CARLO SMURAGLIA, LORENZA CARLASSARE, STEFANO RODOTA’, GIANNI FERRARA. Antifascisti e democratici insieme per lanciare l’allarme contro un progetto che, unendosi ad una legge elettorale come quella che è stata approvata alla Camera ed al proposito di irrobustire i poteri del Presidente del Consiglio e del Governo, si risolverebbe (oltretutto) in una ulteriore e grave riduzione degli spazi di democrazia, che subiscono da tempo una lenta ma progressiva erosione e che, invece, l’ANPI considera intangibili, alla luce dei princìpi e dei valori costituzionali. Troviamoci insieme con la voce delle radici, di quell’antifascismo e di quella Resistenza da cui la democrazia ha preso le mosse e da cui non è possibile prescindere.
Pubblichiamo di seguito il documento-manifesto dell’ANPI
del 29 aprile:
Il Comitato nazionale dell’ANPI rileva che:
- l’indirizzo che si sta assumendo nella politica
governativa in tema di riforme e di politica istituzionale non appare corrispondente
a quella che dovrebbe essere la normalità democratica;
- si sta privilegiando il tema della governabilità (pur
rilevante) rispetto a quello della rappresentanza (che è di fondamentale e
imprescindibile importanza);
- si continua nel cammino - anomalo - già intrapreso da
tempo, per cui è il Governo che assume l’iniziativa in tema di riforme
costituzionali e pretende di dettare indirizzi e tempi al Parlamento;
- un rinnovamento della politica e delle istituzioni è
essenziale per il nostro Paese, come già rilevato nel documento dell’ANPI del
12 marzo 2014;
- sono certamente necessari aggiustamenti anche del
sistema parlamentare, così come definito dalla Costituzione, rispettando
peraltro non solo la linea fondamentale perseguita dal legislatore costituente,
ma anche le esigenze di centralità del Parlamento, della rappresentanza dei
cittadini, del controllo sull’attività dell’Esecutivo, delle aziende e degli
enti pubblici, in ogni loro forma e manifestazione;
- in questo contesto, è giusto superare innanzitutto il
cosiddetto bicameralismo “perfetto”, fondato su un identico lavoro delle due
Camere e quindi, alla lunga, foriero anche di lungaggini e difficoltà del
procedimento legislativo; ma occorre farlo mantenendo appieno la sovranità
popolare, così come espressa fin dall’art. 1 della Costituzione e garantendo
una rappresentanza vera ed effettiva dei cittadini, nelle forme più dirette;
- il Senato, dunque, non va “abolito”, così come non va
eliminata l’elezione da parte dei cittadini della parte maggiore dei suoi
componenti; possono essere individuate anche forme di rappresentanza di altri
interessi, nel Senato, come quelli delle autonomie locali, della cultura, dei
saperi, della scienza; ma in forme tali da non alterare il delicato equilibrio
delle funzioni e della rappresentanza;
- la maggior parte dell’attività legislativa può ben
essere assegnata alla Camera, così come il voto di fiducia al Governo; ma
individuando nel contempo forme di partecipazione e tipi di intervento da parte
del Senato, così come previsto in molti dei modelli già esistenti in altri
Paesi;
- in nessun modo il Senato può essere escluso da alcune
leggi di carattere istituzionale, nonché dalla partecipazione alla formazione
del bilancio, che è lo strumento fondamentale e politico dell’azione
istituzionale e dei suoi indirizzi anche con riferimento alle attività di
Autonomia e Regioni;
- tutto questo può essere realizzato agevolmente, anche
con una consistente riduzione di spese, non solo unificando la gran parte dei
servizi delle due Camere, ma anche riducendo il numero dei parlamentari, sia
della Camera che del Senato, vista l’opportunità offerta dalla differenziazione
delle funzioni; A.N.P.I.
- bisogna anche dire che concentrare tutti i poteri su
una sola Camera, per di più composta anche col premio di maggioranza, lasciando
altri compiti minori ad un organismo non elettivo, con una composizione spuria
e fortemente discutibile ed obiettivi e funzioni altrettanto oscure, non appare
rispondente affatto al disegno costituzionale, dotato di una sua intima
coerenza proprio perché fatto di poteri e contropoteri e di equilibri
estremamente delicati; un disegno che in qualche aspetto può – e deve – essere
aggiornato, ma non fino al punto di stravolgere quello originario.
Queste sembrano, all’ANPI, le linee fondamentali di un
cambiamento democratico delle istituzioni, che esalti il ruolo del Parlamento,
rafforzi la rappresentanza dei cittadini in tutte le sue espressioni, ed
assegni ad ognuna di esse il ruolo che le compete secondo gli orientamenti
generali della Carta Costituzionale e le esigenze della democrazia, da
perseguire con economicità di spesa ed efficienza dei risultati. Appare,
altresì, pacifico che deve essere riformato il titolo V della Costituzione,
procedendo ad una più razionale ripartizione delle competenze tra Stato e
Regioni, che elimini ragioni di conflitto e consenta agli organi centrali dello
Stato di esprimere una legislazione di pieno indirizzo su materie fondamentali
per tutto il territorio; definisca compiutamente e definitivamente il ruolo
delle Regioni, a loro volta bisognose di riforme sulla base dell’esperienza
realizzata dal 1970 ad oggi, che spesso le ha viste diventare altri organismi
di centralizzazione dei poteri e le riconduca a funzioni di indirizzo e
controllo e non di gestione; nonché precisi in modo conclusivo tutta la materia
delle Province e degli enti intermedi, finora risolta con provvedimenti
parziali che non sembrano corrispondere ad esigenze di effettiva razionalità e
di contenimento delle spese.
Tutto questo richiederà tempi più adeguati, escluderà la
fretta, rispondente, piuttosto che ad esigenze razionali, ad altro tipo di
logiche; ma dovrà essere affrontato senza tergiversazioni e senza inopinati
stravolgimenti dei metodi e degli stessi contenuti. Se è giusto porre rimedio
ad alcune incongruenze strutturali rivelate dall’esperienza, l’obiettivo deve
essere quello di farlo con saggezza e ponderazione, ed anche con le competenze
necessarie, sempre preferibili alla improvvisazione ed all’incoerenza di una
fretta dettata da ragioni molto lontane dal rispetto con cui si devono
affrontare serie riforme costituzionali. Ci sono, sul tappeto, diverse
proposte; altre sono fornite dall’esperienza giuridica e politica di altri
Paesi; le si esamini senza pregiudizi e insofferenze ed ascoltando pareri e
proposte che possono contribuire al miglior esito delle riforme. E si
approfitti dell’occasione per un ripensamento della legge elettorale, che così
come approvata da un ramo del Parlamento, non risponde alle esigenze di una
vera rappresentanza e di democrazia e soprattutto contraddice, oltre alle
attese di gran parte dei cittadini, le stesse indicazioni della Corte
Costituzionale.
Infine, l’occasione non appare idonea per raccogliere
l’antica esigenza, manifestata da altri Governi e sempre respinta, di un
rafforzamento dell’esecutivo e del suo Presidente, che vada a scapito della
funzione e del ruolo del Parlamento, al quale il Governo può indicare priorità,
come è suo diritto, ma non imporre scadenze e calendari privilegiati rispetto a
qualunque autonoma iniziativa del Parlamento.
Su tutti questi temi, l’ANPI è pronta a discutere e
confrontarsi, ma prima di ogni altra cosa, intende informare i cittadini,
perché sappiano qual è la reale posta in gioco e capiscano che questa
Associazione, che si rifà a valori fondamentali e in essi trova la sua forza e
la sua autorevolezza, intende esercitare non solo la sua funzione critica, ma
anche la sua capacità propositiva, nel rispetto assoluto del suo ruolo e della
sua autonomia. Quando si tratta di difendere valori che si richiamano alla
Costituzione ed alla democrazia, oltreché ai diritti di fondo in cui si esprime
la sovranità popolare, l’ANPI non può che essere in campo, non per conservare,
ma per innovare, restando però sempre ancorata ai valori ed ai princìpi della
Costituzione. Questa non è l’ora della obbedienza ai diktat, ma è quella della
mobilitazione, a cui chiamiamo tutti i cittadini, per fare ciò che occorre con
la dovuta ponderazione e col rispetto e la salvaguardia degli interessi
fondamentali dei cittadini, che certo aspirano ad un rinnovamento, ma in un
contesto equilibrato e democratico, corrispondente alle linee coerenti e
chiaramente definite dalla Costituzione repubblicana.
IL COMITATO NAZIONALE
DELL’ANPI
aprile 2014
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