Gli arrestati dell'operazione "Benny 3" |
All’alba di ieri un’imponente
operazione antimafia condotta dai carabinieri della compagnia di Partinico
(Palermo) ha arrestato alcuni prestanome di boss mafiosi.
Sono stati 40 i carabinieri impegnati tra Partinico e Borgetto, supportati dall’alto
da un elicottero. Le indagini sono state coordinate dalla Dda di Palermo e
documentano come “uomini vicini a organizzazioni mafiose –
spiegano gli inquirenti – al fine di eludere le leggi in materia di
prevenzione patrimoniali, hanno attribuito fittiziamente a terzi la titolarità
di beni aziendali e finanziari dell’impresa di Borgetto ‘Euro
calcestruzzi” di Filippo Scrozzo &c. snc, sottoposta a
sequestro per un valore di 400 mila euro.
Sono tre le persone arrestate, una è
finita in carcere e le altre due ai domiciliari, nell’ambito
dell’operazione antimafia denominata ‘Benny 3′ e
condotta dai carabinieri della compagnia di Partinico (Palermo). Le
ordinanze sono state emesse dal gip del Tribunale di Palermo, Fernando
Sestito, su richiesta della locale Dda.
Gli arrestati sono accusati, a vario
titolo, di concorso nella fittizia intestazione di beni. Sono finiti in
manette, Benedetto Valenza, condotto presso l’istituto di Pena di Palermo,
Filippo Scrozzo e Giuseppe Giaimo, sottoposti agli arresti domiciliari.
L’operazione è una costola delle indagini convenzionalmente denominate
‘Benny’ e ‘Benny 2′, condotta dai carabinieri di Partinico e Monreale,
concluses nell’anno 2009 e 2012 con l’arresto di diversi imprenditori,
operanti nel settore della produzione e trasporto di calcestruzzo,
prestanomi di Benedetto Valenza, quest’ultimo imprenditore di Borgetto
nel settore della produzione e fornitura di calcestruzzo, figlio di
Salvatore e nipote di Erasmo, esponenti di vertice della famiglia mafiosa
di Borgetto nonché vittime, di lupara bianca 30 anni fa poiché uomini
d’onore legati al gruppo di Gaetano Badalamenti.
Benedetto Valenza, “sebbene non condannato
per 416 bis, è da sempre ritenuto vicino alla locale consorteria mafiosa
capeggiata dalla famiglia Vitale – spiegano gli inquirenti – tanto che,
nel 2001, era possibile confiscarne l’impero industriale”. “È dunque
acclarato – dicono – che Valenza sia stato negli anni ’90 l’imprenditore
di riferimento nella produzione di calcestruzzi delle famiglie mafiose
dei Vitale e dei Brusca e che le sue imprese siano state agevolate nel libero
mercato, raggiungendo una posizione di monopolio grazie alla protezione
di Cosa Nostra”.
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