martedì, aprile 22, 2014

“Meno delitti ma più rischi”. Il rapporto Onu sulle mafie

Settanta  gli omicidi attribuiti alla mafia nel 2012, i crimini sono stati compiuti tutti nelle regioni meridionali, e cioè in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Nel 1992 erano stati 340. Il Rapporto delle Nazioni Unite, “Global Study on Homicide 2013″, offre un quadro oggettivamente ottimistico, pur avvertendo che il dato non deve suggerire una sottovalutazione del fenomeno e della sua pericolosità. Il numero degli omicidi attribuiti alla mafia in Italia, ciò appare incontrovertibile, subisce un autentico crollo dell’80% tra il 1992 e il 2012.

Il fatto che siano stati commessi meno delitti non significa che le mafie sono meno potenti, piuttosto più caute e meglio organizzate. I numeri non traggano in inganno, si legge esplicitamente nel Rappoorto Onu: “non significa, in sè, che le associazioni di tipo mafioso stanno perdendo il loro controllo in certe regioni italiane,  queste organizzazioni operano solitamente sotto copertura, tanto da rendere estremamente impegnativa una valutazione della sfera e dell’intensità delle loro operazioni”.
Un altro  Rapporto analizza il crimine mondiale. E’ lo “Small Arms Survey 2013″. Qui si spiega che il calo degli omicidi “potrebbe essere dovuto a strategie ad hoc”, decise  dai clan della criminalità organizzata al fine di muoversi meglio nel territorio, allargare i confini  ”sui mercati legali e nelle operazioni di business”.


Nessun commento: