DINO PATERNOSTRO
A Portella, 67 anni fa, è stata consumata la
prima strage dell'Italia repubblicana. Le sentenze giudiziarie indicano nel
bandito Giuliano l'unico colpevole
di quella nefandezza. Non è possibile, non ci crediamo. Insieme al bandito di
Montelepre c'erano sicuramente i mafiosi al soldo degli agrari. E non è improbabile che ci
fossero anche pezzi di servizi segreti italiani e stranieri. Allora, l'Isola
doveva a tutti i costi restare nella sfera di influenza
occidentale e bisognava fermare l'avanzata della sinistra (dei comunisti in particolare) a
tutti i costi. Per questo la Cgil chiede che si
faccia luce su quella terribile strage, andando oltre le verità superficiali e di comodo. Col libro che abbiamo
presentato lunedì scorso a Piana degli Albanesi abbiamo voluto sottolineare
proprio questo: il valore della memoria e la necessità di avere verità e giustizia!
Parteciperò, come ogni anno, alla manifestazione organizzata dalla Cgil a Portella della ginestra. Parteciperò al corteo che da Piana si snoderà fino al Memoriale di Portella, luogo simbolico per il mondo del lavoro, perché ci ricorda la strage, ma ci ricorda anche che fin dal 1893 i contadini, guidati da Nicola Barbato, si riunivano in quel luogo per parlare del "sol dell'avvenire" e del "riscatto del lavoro".
Oggi più che mai è necessario che il Primo Maggio sia una Festa, ma anche un impegno di lotta. Il mondo del lavoro subisce attacchi da tutte le parti, la legislazione sul lavoro è stata indebolita sempre di più. Oggi sembra più moderno chi attacca di più i diritti dei lavoratori. Ma ci rendiamo conto che lo Stato italiano sta rubando il futuro a diverse generazioni di giovani, condannati alla precarietà a vita? Ci rendiamo conto che oggi il datore di lavoro può licenziare quasi come vuole e quando vuole? Quale fiducia possono avere nel futuro i giovani senza lavoro o con un lavoro precario? Il Primo Maggio oggi più che mai dev'essere un impegno a lottare per il lavoro, per il futuro dei giovani e contro la precarietà.
Dino Paternostro
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