Albert Camus |
di Maria Lombardo
Intervista alla figlia dello scrittore, Catherine, sul quale in Francia c'è
ancora un aspro dibattito. «La sinistra non l'ha mai amato, lui non si è fatto
manipolare dal potere»
Gli scritti di Albert
Camus sono stati tradotti in 60 lingue. E' una gloria della Francia ma nessuna
celebrazione ufficiale è stata tenuta per il centenario della nascita l'autunno
scorso. Solo una miriade di iniziative che probabilmente meglio corrispondono
al carattere indipendente dello scrittore. Sono state pubblicate nuove edizioni
delle opere e persino app scaricabili come quella di Le Monde "La rivolta
e la libertà". Ma sull'autore del celeberrimo "Lo straniero" le
polemiche non si sono mai sopite.
Camus era nato a Mondovi in Algeria. Premio
Nobel per la letteratura 1957 a soli 44 anni, è scomparso nel 1960 per un
incidente d'auto. Per il centenario si è riaperto il confronto mai sopito che
era stato al centro della contrapposizione con il suo antagonista, simile e
diverso al tempo stesso, Jean-Paul Sartre. Esistenzialisti entrambi, romanzieri
e filosofi entrambi, ma con due visioni diverse del mondo e della politica. Il
dibattito riguarda anche il colonialismo e l'Algeria, questione mai sopita
nella coscienza e nella storia della Francia moderna. Michel Onfray autore di
un ponderoso saggio su Camus e lo storico Benjamin Stora sono stati convocati
per allestire il programma celebrativo a Marsiglia capitale europea della
cultura 2013. Ma tutto è finito in una bolla di sapone. Catherine Camus, figlia
dello scrittore, ha difeso nell'occasione «due principi che mio padre mi ha
insegnato: lealtà e misura, Sembra che il signor Onfray non abbia colto questi
valori nell'opera di mio padre» avrebbe dichiarato mesi fa la signora curatrice
dell'opera dello scrittore che ci ha lasciato con i romanzi "Lo
straniero" e La peste", i saggi "Il mito di Sisifo" e
"L'uomo in rivolta" oltre a numerosi altri scritti letterari e
giornalistici.Il presidente della Repubblica francese François Hollande vorrebbe chiudere definitivamente la questione d'Algeria. Lo storico Stora voleva parlare nella mostra dello scrittore schierato contro il colonialismo, che denunciava le torture dei paracadustisti francesi e protestava contro le condanne a morte eseguite fra gli oppositori algerini. Fra sinistra e destra si è scatenato un dibattito tale che il ministro della cultura in carica, Aurélie Filippetti, ha ritirato il programma celebrativo. Di Camus non si può dunque parlare ancora serenamente, a 53 anni dalla morte. Catherine Camus è arrivata ieri in Sicilia per partecipare alle celebrazioni del padre che, iniziatesi alla fine del 2013, proseguono, in relazione al centenario. Per iniziativa dell'Institut Français di Palermo si inaugura oggi (ore 19) ai Cantieri culturali alla Zisa una mostra digitale e interattiva concepita da Institut Français, Ecole Normale Superieure e casa editrice Gallimard. L'esposizione resterà aperta fino al 30 aprile mentre stasera, alla presenza di Catherine Camus e del produttore John R. Pepper sarà proiettato al cinema De Seta il film "La Peste" di Luis Puenzo (1992) libero adattamento dell'omonimo romanzo.
Signora Camus cosa pensa dell'assenza di celebrazioni ufficiali?
«La sinistra non ha mai amato Camus, è fossilizzata, rimasta agli anni ‘60, al contrasto Sartre-Camus. Sarkozy aveva proposto di realizzare un monumento funebre nel Pantheon ma mio fratello si è opposto. Abbiamo ricevuto lettere di insulti. Ma tutti quelli che vengono dalla stessa parte di mio padre, dalla povertà, hanno verso di lui un sentimento di riconoscenza».
Insulti?
«E sì. La democrazia non è condivisa. Mio padre non si è fatto manipolare dal potere. Era dalla parte della gente che soffre ed è oppressa».
Quanto c'entra la questione dell'Algeria?
«L'Algeria sì ma anche il discorso che fece ne ritirare il Nobel affermando che l'artista sta con chi subisce la storia e non con chi la fa. Ha creato imbarazzo in chi era al potere».
Condivide l'analisi dell'opera letteraria di suo padre?
¿«Mio padre ha scritto e si è preso il rischio dei malintesi. Rispetto le posizioni di tutti. Non giudico nessuno. Ognuno dica quel che vuole. L'opera vive perché chi legge vi apporta il proprio modo di vedere, le proprie ideologie».
Ci sono tanti temi ricorrenti negli scritti di suo padre attuali ancora oggi: Mediterraneo, migranti, Europa. Cosa le piace ricordare?
«Bisogna rileggere quello che ha scritto contro l'Europa del denaro. Lui proponeva l'unità e la diversità basate sulla cultura. E poi l'invito a ricordare il profumo della rosa selvatica e dell'ulivo, il sapore della sofferenza e della collera».
*articolo pubblicato sull'edizione odierna de La Sicilia
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