La donna venne trovata morta a Misilmeri nel dicembre 2011. Da allora è
rimasta in una cella frigorifera dell'istituto di Medicina legale del
Policlinico. Vittima di burocrazia e dimenticanze
di CLAUDIA BRUNETTO
PALERMO - Ci sono voluti due anni, ma alla fine Nike Favour Adekunle, la ventenne nigeriana costretta a prostituirsi e ritrovata carbonizzata nelle campagne di Misilmeri nel dicembre del 2011, uccisa da un cliente, giovedì è stata seppellita. Ha fatto l'ultimo viaggio circondata dall'affetto della sua comunità e dei volontari del Coordinamento cittadino antitratta che in questi anni si sono battuti perché si facesse giustizia. In questi due anni, il corpo di Favour è rimasto dimenticato in una cella frigorifera della Medicina legale del Policlinico. Nessuno ha reclamato il cadavere, e per il Comune di Misilmeri e per lo stesso Policlinico tanto è bastato a farla scivolare nel dimenticatoio.
di CLAUDIA BRUNETTO
PALERMO - Ci sono voluti due anni, ma alla fine Nike Favour Adekunle, la ventenne nigeriana costretta a prostituirsi e ritrovata carbonizzata nelle campagne di Misilmeri nel dicembre del 2011, uccisa da un cliente, giovedì è stata seppellita. Ha fatto l'ultimo viaggio circondata dall'affetto della sua comunità e dei volontari del Coordinamento cittadino antitratta che in questi anni si sono battuti perché si facesse giustizia. In questi due anni, il corpo di Favour è rimasto dimenticato in una cella frigorifera della Medicina legale del Policlinico. Nessuno ha reclamato il cadavere, e per il Comune di Misilmeri e per lo stesso Policlinico tanto è bastato a farla scivolare nel dimenticatoio.
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Alla fine l'amministrazione di Misilmeri e il coordinamento antitratta si sono presi la cura di seppellirla: giovedì, nella chiesa di Santa Chiara all'Albergheria, c'è stata una lunga preghiera per lei. Prima, da parte di don Enzo Volpe di Santa Chiara e poi da parte di Vivian, pastore della comunità nigeriana che segue le ragazze vittime della tratta.
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Alla cerimonia ha partecipato anche Giusto Catania, assessore comunale con delega alla Migrazione, e i rappresentanti del Comune di Misilmeri, dove la ragazza è stata seppellita e che ha sostenuto tutte le spese del funerale. Sulla sua lapide per la prima volta si legge "Vittima della tratta". Favour era arrivata a Palermo da Benin City nel 2010 con il sogno di un lavoro e di una famiglia. Per finire, poi, nel parco della Favorita a prostituirsi. Pochi giorni prima di morire, aveva acquistato un biglietto per Roma con il suo fidanzato palermitano, per richiedere il nulla osta alla sua ambasciata e sposarsi. Affrancandosi così per sempre dal giro della prostituzione. Questo sogno, però, è finito nelle campagne di Misilmeri.
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Ma se Favour non ce l'ha fatta, ci sono tante altre ragazze che potrebbero salvarsi. Per loro c'è l'associazione Il pellegrino della terra, sostenuta dal coordinamento antitratta cittadino. "C'è tanto lavoro da fare - dice Nino Rocca del coordinamento - e in questo chiediamo l'aiuto di tutti a cominciare dalle istituzioni. Del fenomeno della tratta si conosce ancora poco, eppure è sotto gli occhi di tutti".
La Repubblica-Palermo, 1 marzo 2014
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