Il tavolo della presidenza del congresso Cgil |
Palermo 13 marzo 2014 –
“Un boom di domande di disoccupazione in provincia dfi Palermo che hanno fatto
registrare all’Inps un aumento di più del 20 per cento di richieste nel 2013.
L’utilizzo non corretto del lavoro atipico, il lavoro nero senza
livelli minimi di sicurezza dilagante, soprattutto nel commercio, nel turismo e
nei servizi. La chiusura di aziende commerciali e artigiane in centro per
l’apertura di anonimi centri commerciali in periferia con troppi posti di
lavoro persi”: sono alcuni dei temi denunciati dal segretario della Cgil di
Palermo Maurizio Calà, al congresso in corso al San Paolo Palace Hotel, che ha
chiesto che Palermo torni a essere laboratorio di idee e di progetti e che si
insedi un tavolo fisso sul lavoro.
L'intervento di Maurizio Calà |
Una situazione
grave, quella palermitana, che ha portato in queste settimane la Cgil
a ragionare su una manifestazione unitaria e congiunta con il mondo delle
imprese e Confindustria, da portare avanti. “Vogliamo rilanciare Palermo come
grande cantiere culturale aperto al contributo di tutti, facendo chiarezza
sulla destinazione e sull’uso delle nostre grandi infrastrutture,
dall’aeroporto al porto di Palermo – ha detto Calà – In una città e in una
provincia come quella di Palermo che sta soffrendo la povertà e la
crisi bisogna fare grande attenzione alle misure che innalzano le tasse e le
tariffe. I sindaci e le città sono quelli su cui è stato scaricato
l’impatto della crisi. Bisogna assumersi la responsabilità di gestire questa
fase. Il ragionamento che abbiamo provato più volte unitariamente ad
aprire con l’amministrazione comunale, sulla riorganizzazione complessiva dei
servizi alla città, ha registrato a dire la verità fasi alterne di
disponibilità all’ascolto e alla collaborazione”. “Siamo contenti di sapere che
Palermo al momento non rischia il default – ha aggiunto Calà - ma penso sia una
follia non ripartire da una profonda e strutturale riorganizzazione, a
partire dal nostro sistema delle società partecipate”.
Questi
alcuni dei passaggi della relazione di Maurizio Calà al XV congresso
della Cgil di Palermo si è aperto al San Paolo Palace davanti a una platea di
209 delegati in rappresentanza degli oltre 83 mila iscritti alla Camera
del Lavoro. In poco meno di due mesi, nella provincia di Palermo, 46 mila iscritti,
attraverso 568 assemblee anche nei più piccoli comuni, hanno partecipato al dibattito
congressuale. “Hanno espresso le loro idee e il loro disagio personale. Hanno
potuto condividerli in un processo collettivo che dalla solitudine e dal
silenzio li ha portati a confrontarsi e a solidarizzare, a cercare soluzioni e
speranze, a canalizzare la rabbia e lo sconforto attraverso il ruolo sociale
della protesta e della proposta”.
Il
segretario della Cgil ha chiesto anche alla Regione un piano per far ripartire l’occupazione
e interventi contro la desertificazione industriale. “Tra le
priorità che abbiamo indicato in un piano preciso e dettagliato ci devono
essere il recupero dell’ arretratezza del nostro territorio che si può e si
deve affrontare con interventi sull’assetto idrogeologico e ambientale, sul
sistema energetico, sui servizi e i trasporti pubblici locali, sullo sviluppo e
la manutenzione della città, sulla scuola, sulla sanità e sul welfare, sulla
efficienza del sistema pubblico”, ha detto Calà. Desertificazione che ha
colpito i principali settori produttivi. “Nella provincia di Palermo
tutti i settori tipici, l’automotive, il
ferroviario e il gommato, la navalmeccanica, le nuove tecnologie e le
telecomunicazioni vivono una profonda crisi con siti chiusi
o a rischio chiusura. A proposito della chiusura di Termini Imerese la Regione deve
fare la sua parte risiglando il contratto di programma del valore di
350 milioni di euro e rendendo subito disponibili e cantierabili gli
investimenti in infrastrutture per togliere alibi a chi vuole andare via”.
Una parte
della relazione è stata dedicata al riutilizzo dei beni e delle
aziende confiscate. “E’ inaccettabile che sulla struttura del San Paolo sia
calato il silenzio dopo l’annuncio alcuni mesi fa di riutilizzare la struttura
per farne un Campus universitario e aprire Palermo all’accoglienza degli studenti
fuori sede, comunitari ed extracomunitari, per allargare
l’influenza della nostra università – ha detto Calà - E’
inaccettabile che da mesi non ci sia un confronto con le parti sociali nelle
quali si definisce e si delinea un progetto specifico di rilancio dei beni
confiscati. Con la mafia non si riusciva ad avere relazioni sindacali. Con lo
Stato si devono rispettare i diritti dei lavoratori e la gestione di questi
beni deve essere trasparente e chiara. Stare dalla parte dello Stato deve rappresentare
una opportunità e divenire anche per questa ragione una scelta”.
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