domenica, marzo 02, 2014

Aldo Nove: “Renzi? Una catastrofe per la sinistra. La speranza è Tsipras”

Da sinistra: Aldo Nove, Tsipras
Lo scrittore si confessa a MicroMega parlando del suo rapporto con la politica: “Percepisco solo sconcerto generale”. E, orgogliosamente di sinistra, attacca le larghe intese volute da Napolitano e dal segretario del Pd. Neanche il M5S rappresenta per lui un reale cambiamento e alle Europee è intenzionato a votare lalista Tsipras.
Colloquio con Aldo Nove di Giacomo Russo Spena

Renzi? “Un incubo, quale cambiamento”. Napolitano? “Ha attuato il killeraggio della sinistra”. L’alternativa è il M5S? “Mosso da buoni propositi, nel tempo il progetto è sfumato, e mi fa orrore la gestione padronale di Casaleggio”. Netto e deciso. Alla faccia dei tempi postideologici, Antonio Centanin – in arte Aldo Nove – si dichiara convintamente di sinistra: “Neanche mi immagino dall’altra parte. Non mi riguarda, non è me”. 


Umanista, intellettuale e scrittore di successo. Qual è il suo rapporto con la politica?

Come tutte le persone vive non posso essere indifferente a ciò che accade intorno. Sono un osservatore e percepisco chiaramente solo uno sconcerto generale, un livello mai visto prima di percezione di incomprensibilità.

È appena nato il governo di Matteo Renzi. La stampa italiana lo sta incensando e incoronando come portatore di “aria fresca”. Lei crede che possa veramente migliorare le sorti del Paese?

Su di lui ho un giudizio catastrofico. Innanzitutto si è insediato mostruosamente, con un’operazione bizantina, shakespeariana: quell’hashtag su twitter #enricostaisereno passerà alla storia. Per il resto non mi sembra rappresenti nulla di nuovo. Anzi: finora ha già rilegittimato Berlusconi – un condannato escluso dal Senato, che dovrebbe essere estromesso dalle attività istituzionali – trovando con lui una messa in scena di accordo su riforme e legge elettorale. È l’annullamento dei poli contrapposti, negli anni ’70 si chiamava compromesso storico ora larghe intese, la gente non distingue più le differenze tra i vari schieramenti. Siamo alla negazione della politica in quanto tale. Mi piace ricordare l’efficacia di Norberto Bobbio quando, nell’impostazione del gioco democratico, tracciava le distinzioni tra destra e sinistra: la prima incarna la competitività, la seconda la solidarietà. Così il gioco funziona.

Si reputa un uomo di sinistra?

Non posso che essere tale. Mai mi vedrei dall’altra parte.

In realtà alle scorse elezioni si è evidenziato in Italia lo sviluppo di un terzo polo e la conseguente crisi del bipolarismo. Il M5S può essere un valido antidoto contro le larghe intese?

Il M5S è una cosa complessa, all’interno ha molte anime in contrasto tra loro. All’inizio ha rappresentato una reattività di pancia e un sintomo di un malessere generale. Pure, partendo da critiche legittime è finito ad uno scontro demagogico e astratto tra “noi” (i buoni) contro “loro” (la Casta) che non ha prodotto né risultati né reale cambiamento. Poi c’è l’aspetto padronale di Casaleggio che controlla dall’alto la propria creatura finendo per indottrinare ed irreggimentare gli adepti.

E in vista delle prossime elezioni europee, ha già deciso chi voterà?

Sono interessato agli sviluppi della lista Tsipras, anche se non mi piace il nome scelto: si chiama infatti “L’altra Europa” sottintendendo ce ne sia già una. In realtà quella esistente non è Europa ma un manipolo di poteri bancari e finanziari che governano sopra la testa dei cittadini: una nube oscura che ci sovrasta e che non è amata da nessuno. L’Europa va ancora iniziata.

Da noi c’è voluto il “Papa straniero” per imporre i concetti di un’Europa dei popoli, federalista, più equa e che rispolveri i valori del Manifesto di Ventotene… non lo trova surreale?

Siamo un Paese culturalmente stanco e vecchio. In fase di decadimento. Mentre l’agonizzante Grecia, martoriata dalle politiche di austerity e utilizzata come cavia dalla Troika, ha avuto la forza di generare nuove energie e di organizzarsi. Inoltre bisogna iniziare a ragionare in chiave europea e non nazionalista: Tsipras è europeo come noi, non è “straniero”. Italiano vuol dire anche greco, e greco vuol dire europeo.

La riuscita di tale lista potrebbe far nascere un polo di alternativa nel Paese a sinistra e autonomo dal Pd?

La speranza è questa. Ci troviamo in un mondo mutato e si tratta di preservare i valori della sinistra e di svincolarli dalle due recenti, e non felici, sortite elettorali della cosiddetta sinistra radicale. Ricominciare daccapo. In una forma nuova, partecipativa, in cui si dà potere decisionale alle persone. Ragioniamo su cosa ha rappresentato, soprattutto a livello sociale, il governo Monti e come esso ha rafforzato la condizione di predominanza della finanza sulla politica. Un incubo. I cittadini devono riprendere il potere in modo attivo. Oltre ai moti di pancia – penso ai Forconi – sono necessari il cuore e la testa. La pancia da sola di fatto è strumentale al sistema.

Per lei il Pd è ancora una forza che incarna i valori della sinistra?

Con Renzi ha definitivamente rinunciato a qualsiasi identità di sinistra.

Qual è il suo giudizio sul Presidente Giorgio Napolitano? Che ruolo ha svolto?

È figlio di un processo storico che lui ha vissuto dagli anni ’70 ad oggi e che ha portato all’autoeliminazione della sinistra. Quindi ha avuto responsabilità sulle larghe intese e sull’inciucio Pd-Forza Italia… Ha riproposto il compromesso storico in un’altra chiave e all’interno di un differente contesto. E ha utilizzato tutto il suo potere, non so nemmeno se in maniera legittima o meno. Sarà la storia a giudicarlo. Ha commesso comunque un killeraggio della sinistra, mi sembra chiaro: è stato fautore di una negazione di una sana lotta politica tra schieramenti contrapposti.

Cambiamo discorso. Qual è l’opera scritta che più la rappresenta?

Il prossimo libro che uscirà per Bompiani: “Tutta la luce del mondo”. È un testo molto positivo per me e spero per chi lo leggerà. Bisogna essere positivi. Anche per costruire l’Europa e una nuova società.

Abbiamo messo alle spalle quindi l’altro suo libro “Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese” e i drammi sociali causati dalla crisi?

Lì esprimevo una realtà emergente che si voleva negare. Nel 2003 si faticava a parlare di precarietà, la si negava, purtroppo l’italiano si scuote soltanto in stato di apnea. Ora, subito, è il momento di agire: il cambiamento non è Renzi, muoviamoci alla svelta in altra direzione.

(MicroMega, 27 febbraio 2014)


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