Sonia Alfano |
Bernardo Provenzano pestato a sangue per avere lasciato
credere di collaborare con gli inquirenti? Il sospetto non si affaccia solo
ora, ma mai era stato riferito e analizzato tanto approfonditamente da Sonia
Alfano. La Presidente della Commissione antimafia
del parlamento europeo, ospite di Presa diretta, su Rai 3, non ha usato
toni “interrogativi”, non ha prospettato dubbi, ma ha riferito
certezze. Il 25 maggio del 2012 si recò in carcere di Parma per
parlare con Benedetto Provenzano e nel corso di una lunga conversazione cercò
di persuaderlo della necessità di conciliarsi con la legge, di collaborare con
la giustizia. Se l’avesse fatto ne avrebbe tratto certo dei benefici, e la
verità sarebbe venuta finalmente a galla. L’ex capo di Cosa nostra l’avrebbe
ascoltata con attenzione, ogni tanto interrompendola, ed alla fine avrebbe
pronunciato una espressione che non lascerebbe dubbi sulla sua manifestazione
di volontà: “E’ fattibile”.
“Nel primo incontro che ebbi con lui,
chiesi a Bernardo Provenzano se si voleva pentire. Lui mi
chiese se era fattibile”, ricorda Sonia Alfano: “La prima volta era
in buone condizioni di salute, la seconda volta con il volto tumefatto e alcuni
punti”.
Per la presidente della Commistione
antimafia europea Binu Provenzanno sarebbe stato indotto a fare marcia
indietro. Ma se ha ragione, la conversazione del 25 maggio in carcere
sarebbe stata riferita a chi aveva interesse ad ottenere il silenzio dell’ex
capo di Cosa nostra. Ci fu una fuga di notizie?
Dopo avere raccolto questa disponibilità
Sonia Alfano si recò in Procura a Palermo e riferì ogni cosa
al pm Nino Di Matteo. Poi non accadde nulla, fino al mese di luglio,
quando Sonia Alfano torna in carcere e incontra nuovamente Provenzano. Questa
volta il detenuto mostra segni inequivocabili di un “incidente”, appare contuso
e molto malmesso. Che cosa è accaduto? chiede Sonia Alfano. E’ caduto dal
letto, gli spiegano. Salute malferma… Al nuovo incontro stavolta assistono i
secondini che, nel racconto dell’eurodeputato, fissano “intensamente”
Provenzano quasi che volessero “accompagnare” con lo sguardo le sue risposte.
Il sospetto, a questo punto, emerge in
Sonia Alfano con inequivocabile nettezza: la “fattibilità” è stata
pagata con una dura punizione. Un avvertimento, dunque. Provenzano
ha perso carisma ed è così debole e indifeso da subire maltrattamenti in
carcere? Il regime di carcere duro, supersorvegliato non è bastato? La versione
di Sonia Alfano non trova conferme e diventa una delle tante, quelle che
circolano sul conto di Benedetto Provenzane e della sua “mitica” conversione?
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