Il neosegretario del Pd siciliano punta sullo sviluppo "da affiancare
alla battaglia al malaffare". E pungola il governatore: "La
rivoluzione non si fa per decreto, serve condivisione".A Orlando:
"Dice che ho alle spalle gli apparati, ma quando è stato eletto sindaco
per la prima volta avevo un anno". Il Dalemino, come lo chiamano amici e nemici, ha le
pause dell'ex premier e le stesse frecciate sottili. "Orlando? Parla di
apparati alle mie spalle ma quando è diventato sindaco per la prima volta io
avevo appena un anno". Crocetta? "La rivoluzione non si fa per
decreto. Bisogna condividere i progetti. Con la coalizione, e con il primo
partito della coalizione". Si presenta in giacca e cravatta, Fausto
Raciti, neosegretario di un Pd al quale vuole fare "Voltare pagina".
Non sarà un uomo solo al comando, e non perde tempo infatti a dare la parola alla
vicesegretaria Mila Spicola che nel ragionamento sulla fase giovane del nuovo
partito, da Renzi alla Sicilia, cita papa Francesco e Lindon Johnson. Epperò
Raciti, il leader eletto con i voti di cuperliani e renziani, reclama
autonomia.
Porta in dote un 61 per cento che risente, sul territorio, dello sforzo dei big: ha stravinto a Enna e Caltanissetta, per esempio, dove Crisafulli e Speziale lo hanno spinto oltre l'80 per cento, mentre Cracolici e Lumia, in provincia di Palermo, gli hanno permesso di compensare il successo del suo rivale Giuseppe Lupo in città. "Ma non mi sento condizionato dai big, è normale che mi abbiano dato una forte mano, in una logica di partito. Per me quelli che chiamate leader - dice Raciti - sono compagni di viaggio. Non farò il vigile del traffico. Io dico che in alcune realtà, da Messina a Trapani (le province di Genovese e Papania, ndr) ci sono stati degli sconvoglimenti di cui occorre tener conto". Quanto alla scarsa legittimazione che proverrebbe dall'affluenza bassa, il neo-segretario corregge subito il tiro: "Voglio vedere quanti partiti possono portare 73 mila persone al voto. Magari c'è un po' di stanchezza nei nostri elettori, non so quante volte chiamati a esprimersi per primarie, parlamentarie ed elezioni varie negli ultimi anni. E poi, diciamolo, gli eventi che hanno portato Renzi a Palazzo Chigi hanno disorientato in qualche misura il nostro elettorato".
Porta in dote un 61 per cento che risente, sul territorio, dello sforzo dei big: ha stravinto a Enna e Caltanissetta, per esempio, dove Crisafulli e Speziale lo hanno spinto oltre l'80 per cento, mentre Cracolici e Lumia, in provincia di Palermo, gli hanno permesso di compensare il successo del suo rivale Giuseppe Lupo in città. "Ma non mi sento condizionato dai big, è normale che mi abbiano dato una forte mano, in una logica di partito. Per me quelli che chiamate leader - dice Raciti - sono compagni di viaggio. Non farò il vigile del traffico. Io dico che in alcune realtà, da Messina a Trapani (le province di Genovese e Papania, ndr) ci sono stati degli sconvoglimenti di cui occorre tener conto". Quanto alla scarsa legittimazione che proverrebbe dall'affluenza bassa, il neo-segretario corregge subito il tiro: "Voglio vedere quanti partiti possono portare 73 mila persone al voto. Magari c'è un po' di stanchezza nei nostri elettori, non so quante volte chiamati a esprimersi per primarie, parlamentarie ed elezioni varie negli ultimi anni. E poi, diciamolo, gli eventi che hanno portato Renzi a Palazzo Chigi hanno disorientato in qualche misura il nostro elettorato".
Fino a ora di pranzo, Crocetta non aveva ancora chiamato per congratularsi. "Non ho ansie", dice il segretario, che al presidente della Regione chiederà un "patto di governo" prima ancora che il rimpasto (che comunque ci sarà). L'obiettivo di Raciti è quello di ridare al partito forza, autorevolezza, capacità di incidere sui processi decisionali di questa regione". Per lui il Pd non dev'essere più "una somma di leadership ma la rappresentazione di un popolo". Non ancora trentenne, Raciti crede poco agli slogan. "Credo che fra il blocco conservatore e la rivoluzione di Crocetta ci sia una terza via. Quella dello sviluppo, da affiancare a lotta agli sprechi e al malaffare". Ma niente sconti al Megafono che ha annunciato l'avvio del tesseramento, con singolare coincidenza, proprio alla vigilia delle primarie del Pd. "C'è una pronuncia della commissione di garanzia su questo tema (allude al no al doppio tesseramento). E per me il Megafono - continua Raciti - è legittimamente un soggetto politico diverso dal Pd. Diverso, non necessariamente contrapposto".
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