Palermo 26 febbraio 2014 – Le centinaia di precari da stabilizzare negli
enti locali e i 900 della sanità pubblica a Palermo, la vertenza dei
dipendenti dell’ex Provincia regionale, la nuova Rap e i diritti dei lavoratori
dell’igiene ambientale, la categoria emergente. Va a congresso la Fp Cgil di
Palermo dopo 91 assemblee nei posti di lavoro che hanno
coinvolto migliaia di iscritti, circa il 75% dell’intera platea di 5500
tesserati Cgil. Quasi all’unanimità è passato il primo documento “Il lavoro
decide il futuro” votato da 4050 iscritti; solo 12 hanno votato
per la seconda mozione congressuale “Il sindacato è un’altra cosa”.
Il congresso si apre questo pomeriggio al San Paolo
Palace Hotel – e prosegue domani - davanti a 157 delegati,
rappresentanti di una platea di dipendenti di enti locali in
fermento. Una categoria sempre più scoraggiata, “insultata” dalla pubblica
amministrazione e mai difesa per la qualità dei servizi erogati, che chiede
contratti non più sottoposti a proroghe e modelli organizzativi
decenti. Una platea con pochissimi “under 35”,
risultato, dice la Fp, di una politica di disincentivazione del
lavoro pubblico che ha portato al blocco del turn-over e alla fine dei
concorsi, spostando a oltre 50 anni l’età media nel pubblico impiego.
In
sala a rappresentare la Fp i dipendenti della sanità
pubblica e privata, del Comune di Palermo, dei comuni del
comprensorio, i dipendenti della ex Provincia regionale e del
comparto igiene ambientale. Un settore dove la principale partita
giocata in questi anni è stata quella delle stabilizzazioni. «Circa
un terzo dei nostri iscritti è composta da dipendenti degli enti
locali – dice il segretario Filippo Romeo - In questo settore
il problema non sono stati i licenziamenti ma il
precariato storico. Dal nostro ultimo congresso, quattro anni fa, i
precari sono rimasti precari. I sindaci si sono cullati tra Lsu e
contrattisti. E i comuni continuano a essere retti da questo
personale a tempo determinato che chiede garanzie. Le proporzioni sono
inverosimili: ci sono comuni con 30 dipendenti e 120 precari. A Palermo rimangono
ancora 600 persone da stabilizzare. E sono 900
i precari nella sanità pubblica, di cui 700 all’Asp di Palermo e più
di 200 tra Villa Sofia, Cervello e Civico. I contratti
dei precari, scaduti a dicembre, ancora una volta sono stati prorogati. Ma se
non ci sono posti nelle dotazioni organiche, non potranno esserci
stabilizzazioni. Nella sanità privata va anche peggio: i contratti
sono stati balcanizzati, c’è chi vive continue minacce di
licenziamento e rientra ormai nella norma l’allungamento dei termini degli
stipendi”.
La Fp Cgil da tempo chiede
all’amministrazione comunale un atteggiamento propositivo per discutere di
modelli organizzativi dei dipendenti, dei ruoli dirigenziali, dell’apertura
continua degli uffici. Argomenti tutti al palo. “Noi siamo sempre disponibili
al dialogo sull’organizzazione del lavoro. E sul miglioramento della qualità
dei servizi all’esterno attraverso l’apertura continua degli uffici. Ma su
questi argomenti ogni discussione continua a essere difficile se non
inesistente - aggiunge Filippo Romeo - Se poi uniamo
l’invecchiamento ai tagli indiscriminati e al disinvestimento su formazione e
innovazione si determina l’incapacità delle nostre pubbliche
amministrazioni a venire incontro al settore. Il pubblico
impiego è stato rappresentato come il male del lavoro, causa di
sprechi e di privilegi, senza che dalla nostra parte si schierasse nessuno a
difendere il mondo che rappresentiamo. Anzi la politica ha fatto la
sua parte inveendo contro ogni possibile difesa del nostro lavoro e dei servizi
che vengono erogati”.
Un periodo difficile, per la Fp Cgil, in questi anni di tagli
lineari, precarizzazione del lavoro, relazioni sindacali complicate
ha dovuto fare i conti con un sistema del welfare assottigliato e
con il restringimento dei diritti di cittadinanza. “La nostra maggiore
difficoltà è stata di sicuro quella del rinnovo dei contratti, spiegato
mediaticamente come un aggravio per la spesa pubblica, che bisognava comunque
alleggerire”, aggiunge Romeo.
Nella relazione di Romeo anche la richiesta alle
amministrazioni di una maggiore trasparenza negli appalti di servizi
e forniture e di una valutazione sui costi delle esternalizzazioni,
che spesso superano quelli della gestione in house. Critiche sono espresse anche
nei confronti di una riforma sanitaria “solo annunciata”, che tralascia
l'obiettivo primario del diritto alla salute dei cittadini. “Manca
la medicina del territorio, manca la medicina della prevenzione,
manca l'assistenza domiciliare e si chiudono le poche strutture esistenti sul
territorio. Nella nostra regione continua la politica miope dei
tagli lineari, il riferimento è fermo a una visione ospedalocentrica della
sanità in Sicilia – aggiunge Romeo - La rimodulazione della rete
assistenziale, ancora in corso di definizione, che serve a giustificare la
riduzione della spesa, è a nostro avviso una semplice riduzione di posti letto
e di ridimensionamento di personale. Chi paga il costo della
riduzione della spesa sono i soliti noti, i cittadini in primo luogo, che non
hanno una offerta sanitaria paragonabile a quella di altre regioni del Paese,
ma anche i lavoratori del comparto, i medici, e tutti gli altri operatori”.
Al congresso, che prosegue domani, ci saranno gli
interventi del segretario della Cgil di Palermo Maurizio Calà, del
segretario Fp Cgil Sicilia Michele Palazzotto, e della segretaria
nazionale Fp Cgil Rossana Dettori.
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