Giuseppe Lumia |
Il Governo Renzi con il voto di fiducia al Senato molla gli
ormeggi per iniziare una navigazione difficile. Le insidie sono tante ed
i rischi altissimi, ma si tratta di una sfida vera per cambiare il Paese che va
vissuta, incoraggiata e partecipata. C'è molta attesa, non mancano le
discussioni ed anche una certa dose di scetticismo. Non dovremmo essere impreparati.
Le idee di Renzi, da anni, camminano nella società italiana con protagonisti e
percorsi diversi e negli ultimi mesi sono diventate una sorta di idea-progetto
anche del Partito Democratico. Le primarie gli hanno dato, inoltre, una forte
legittimazione democratica. Adesso Renzi, diventato premier, d! ovrà misurarsi
con la sfida delle sfide: produrre un'azione di Governo con una portata
operativa tale da cambiare finalmente il Paese, lasciarsi alle spalle la crisi
e con essa il disastro della cosiddetta seconda Repubblica.
Da tempo sostengo che è stato
micidiale nascondere la crisi agli italiani, ricorrendo ad un
approccio paternalista o addirittura negazionista che ci ha resi impreparati e
deboli. Così la crisi mondiale si è abbattuta come un uragano su di un Paese
già di per sè fragile, con un apparato produttivo privo da diversi anni di una
politica industriale innovativa, con un livello occupazionale giovanile e
femminile bassissimo, con un debito pubblico tra i più alti al modo e con
livelli di ingiustizia sociale, economica e territoriale diventati sempre più
insopportabili.
Per
quanto mi riguarda, non vanno mai dimenticate due altre piaghe: i livelli di
corruzione e la presenza mafiosa. Basti guardare i dati economici: 60
mld i costi della corruzione, 140 mld il fatturato delle mafie. Cifre molto
eloquenti.
Adesso
abbiamo di fronte due modi per affrontare la crisi e soprattutto provare ad
uscirne. Il primo è tutto difensivo, tipico di
un approccio culturale regressivo e politicamente conservatore: la crisi c'è e
come è arrivata andrà via, compito della politica e della società è solo quello
di limitare i danni. Alla
fine il Governo Monti e, per certi versi, lo stesso Governo Letta sono stati
trascinati via via dentro questa idea riduttiva, che ha tolto energia vitale ad
un Paese che ha bisogno di fare uno scatto in avanti e avviare un cammino
inedito sul piano della crescita economica ed occupazionale.
C'è un altro modo per affrontare la crisi che va valorizzato
e reso azione di Governo: se la crisi è strutturale ed epocale, vanno fatte
scelte e riforme che nella storia di un territorio e di un Paese non sono mai
state fatte. In sostanza, bisogna far
emergere un'altra idea di crisi, una crisi considerata come opportunità e
risorsa per cambiare, un'idea opposta a quella regressiva, culturalmente
dinamica e politicamente progressiva. Con questo approccio potrà spiccare il
volo il Governo Renzi.
Il fattore tempo in questa sfida non è
una variabile da poco. Ha ragione Renzi: i primi mesi del
nuovo Governo saranno decisivi. In sostanza, bisogna convincersi che
il primato va dato al cambiamento immediato. Prima le riforme economico-sociali
che puntino subito sulla crescita e l'occupazione. Prima le riforme sulla
burocrazia e sul funzionamento delle Istituzioni per liberare la società da
forme di intermediazione che spesso bloccano le imprese, ossessionando la vita
dei cittadini e aprendo la strada alla corruzione. Prima la riforma fiscale
perchè la pressione è diventata insopportabile per le imprese ed i lavoratori.
Prima la riforma della giustizia per puntare sui diritti dei cittadini e non
per tutelare i potenti e, aggiungo, per far fare un salto di qualità alla lotta
contro la corruzione e le mafie. Su queste sfide storiche il Governo Renzi
dovrà forgiare la coa! lizione e gestire le contraddizioni politiche, che pur
ci sono. La politica deve riconquistare la fiducia dei cittadini e creare un
clima di condivisione sui grandi obiettivi strategici dell’Italia.
Il
fattore tempo delle riforme sarà ancor più decisivo perchè fin da subito ci
saranno due banchi di prova che possono dare slancio e far decollare l'azione
di Governo, oppure bloccarla ed impantanarla, come è avvenuto per gli ultimi
due Esecutivi. Le
elezioni europee, come banco di prova per misurare un primo consenso all'azione
di Governo e per stabilire quale idea di Paese vogliamo inserire in quell’altro
decisivo banco di prova: la gestione del semestre europeo a guida italiana.
L’Europa, infatti, va cambiata e trasformata in spazio di crescita produttivo e
occupazionale, di uguaglianza economica e sociale, di lotta alle mafie e
alle povertà per superare le diffuse ingiustizie sociali e territoriali.
Il PD
con il suo giovane premier è oggi alla guida del Governo. Non ci sono più
alibi, la responsabilità è chiara e diretta. Sappiamo tutti che la seconda
Repubblica ha fallito e con essa tutti i vari Governi che si sono succeduti in
questo ventennio. Sono naufragati i tentativi dei Governi di centrodestra, ma
anche quelli di centrosinistra. Quest’ultimi, pur facendo meglio, non sono
riusciti nella loro missione, deludendo molte attese. L'antipolitica è diffusa,
così pure l'apatia ed il disinteresse che si manifestano nella astensione
dal voto e dalla vita politica. La terza Repubblica non dovrà fare gli stessi
errori della Seconda. Deve partire con il piede giusto, ecco perchè la sfida
del Governo Renzi non può essere vissuta all'interno del PD e della società
come la sfida dell'"io", l'"io" risolutore e messianico. Il
PD dovrà fare in modo! che questa diventi la sfida del "noi", del
"noi" partecipato e progettuale, capace di coinvolgere i territori, i
movimenti innovativi, come Il Megafono in Sicilia, e la stessa società civile
organizzata, l’universo del volontariato e dell'associazionismo. Il mondo
sociale, quello delle imprese e delle organizzazioni sindacali vanno coinvolti
in questa sfida affinchè mettano al servizio del Paese ciascuno la propria
cultura progettuale e innovativa, per far si che diventi la sfida del
"noi" partecipato, aperto e pronto al cambiamento, anche il più
radicale possibile.
Giuseppe Lumia
Nessun commento:
Posta un commento