La manifestazione antimafia di Trapani |
di
Lorenzo Baldo e Aaron Pettinari
TRAPANI - “Chiediamo che il procuratore
Marcello Viola, il pm Andrea Tarondo, il presidente del Tribunale delle misure
di prevenzione Piero Grillo, e tutti i magistrati e giudici che trattano
procedimenti di criminalità organizzata, appartenenti alla procura e al
tribunale di Trapani, che da mesi sono oggetto di atti intimidatori, siano
tutelati e non siano lasciati soli. Chiediamo che la Commissione Nazionale
Antimafia accenda i suoi riflettori su Trapani dove il fenomeno mafioso ha
lasciato e ancora oggi continua a lasciare segni indelebili rimasti indecifrati
come: le stragi di Pizzolungo; dei carabinieri della stazione di Alcamo Marina;
i delitti del pm Ciaccio Montalto, del giornalista Mauro Rostagno, del giudice
Alberto Giacomelli e dell'agente Giuseppe Montalto; il tentato omicidio del
questore Rino Germanà.
Non meno
rilevante e da chiarire in ogni aspetto è la certificata presenza a Trapani dei
centri di Gladio. E ancora: a Trapani la loggia segreta e coperta Iside 2 ha
oggi suoi eredi e ci ha lasciato perfettamente in carriera molti colletti
bianchi, professionisti e appartenenti a certa politica”. Le parole contenute
nel testo del volantino della manifestazione in sostegno dei magistrati
trapanesi sono inequivocabili. E altrettante nette sono le adesioni all’appello
promosso da Articolo21 e Liberainformazione. Tante sono le sigle del mondo
dell’associazionismo in calce al documento, e altrettante sono le firme singole
di esponenti politici, giornalisti, registi, ricercatori e via dicendo. Tutti
insieme per affermare con forza: no alla mafia, no alle minacce contro i
magistrati!
L’agorà
In Piazza Notai c’erano tutti: uomini, donne, ragazzi e ragazze, intere famiglie. Presenti, oltre al procuratore di Trapani Marcello Viola, destinatario nel corso dell'ultimo anno di ripetute intimidazioni, i giudici Piero Grillo, Alessandra Camassa, Samuele Corso, Caterina Brignone ed il sostituto procuratore Paolo Di Sciuva. Presenti anche il senatore Vincenzo Santangelo, il deputato Riccardo Nuti, l'onorevole Claudio Fava e l'europarlamentare Sonia Alfano, nonchè diversi rappresentanti delle istituzioni e delle autorità militari. A presentare l'evento Santo Della Volpe, giornalista del Tg3 e direttore di Liberainformazione, il quale ha sottolineato l'importanza di vedere tante persone presenti in piazza “per dimostrare che si è vicini ai magistrati della Procura di Trapani. A dieci anni dalla morte di Norberto Bobbio, oggi più che mai è importante il valore della parola”. Per poi aggiungere: “Non ci può essere un controllo di legalità e una vera battaglia contro la mafia se non c'è un'intera società disposta a lottare. La mafia non è solo estorsioni ed omicidi ma c'è anche una mafia economica ed a questo si deve prestare grande attenzione. Dalla Sicilia deve ripartire una riscossa e come dice Don Ciotti 'il noi deve prevalere sull'io'. E' questa la battaglia quotidiana per sconfiggere le mafie, così da essere accanto ai nostri magistrati”.
In Piazza Notai c’erano tutti: uomini, donne, ragazzi e ragazze, intere famiglie. Presenti, oltre al procuratore di Trapani Marcello Viola, destinatario nel corso dell'ultimo anno di ripetute intimidazioni, i giudici Piero Grillo, Alessandra Camassa, Samuele Corso, Caterina Brignone ed il sostituto procuratore Paolo Di Sciuva. Presenti anche il senatore Vincenzo Santangelo, il deputato Riccardo Nuti, l'onorevole Claudio Fava e l'europarlamentare Sonia Alfano, nonchè diversi rappresentanti delle istituzioni e delle autorità militari. A presentare l'evento Santo Della Volpe, giornalista del Tg3 e direttore di Liberainformazione, il quale ha sottolineato l'importanza di vedere tante persone presenti in piazza “per dimostrare che si è vicini ai magistrati della Procura di Trapani. A dieci anni dalla morte di Norberto Bobbio, oggi più che mai è importante il valore della parola”. Per poi aggiungere: “Non ci può essere un controllo di legalità e una vera battaglia contro la mafia se non c'è un'intera società disposta a lottare. La mafia non è solo estorsioni ed omicidi ma c'è anche una mafia economica ed a questo si deve prestare grande attenzione. Dalla Sicilia deve ripartire una riscossa e come dice Don Ciotti 'il noi deve prevalere sull'io'. E' questa la battaglia quotidiana per sconfiggere le mafie, così da essere accanto ai nostri magistrati”.
Le
parole del Procuratore Viola
Il primo intervento è stato quello del Procuratore Marcello Viola che non ha mancato di ringraziare tutti i presenti per “il sostegno e la vicinanza”. “Noi stiamo mettendo il massimo del nostro impegno per questa città. Non abbiamo mai cercato il consenso dell’opinione pubblica, ma è importante sapere che c'è chi segue con attenzione il nostro lavoro”. Quindi ha ricordato le parole di Borsellino e Falcone, in particolare il discorso celebre in cui quest'ultimo diceva “la gente fa il tifo per noi”. “Quel che per noi è importante – ha ribadito Viola – non è il tifo, ma che la società civile sappia quel che facciamo per il miglioramento della collettività. Il clima che si respira in Procura è quella di un ufficio che lavora a pieno regime, in serenità e, spero di poter dire, con efficacia. Avvertiamo le pressioni, ma andiamo avanti”. A chi gli chiedeva se i magistrati della Procura di Trapani si sentano adeguatamente tutelati, Viola ha risposto: “Lo sforzo dello Stato in questa vicenda è stato elevatissimo. Il procuratore generale di Palermo ha dimostrato estrema attenzione. Quella stessa che adesso viene manifestata anche a livello nazionale dalla commissione Antimafia nazionale e da quella europea”. Nel suo intervento Viola ha parlato specificatamente del fenomeno mafioso. “Questo - ha affermato - è probabilmente un momento decisivo per la lotta alla criminalità organizzata perché si deve incidere su certi versanti della borghesia, dell'imprenditoria e delle istituzioni. La mafia non è certamente sconfitta, ma va contrastata ogni giorno. La nostra guida deve rimanere sempre la Costituzione e il principio di uguaglianza. Il contrasto all'organizzazione criminale deve essere portato avanti a tutti i livelli, dai giornalisti indipendenti ai sacerdoti, agli insegnanti, in una costante ricerca della verità”.
Il primo intervento è stato quello del Procuratore Marcello Viola che non ha mancato di ringraziare tutti i presenti per “il sostegno e la vicinanza”. “Noi stiamo mettendo il massimo del nostro impegno per questa città. Non abbiamo mai cercato il consenso dell’opinione pubblica, ma è importante sapere che c'è chi segue con attenzione il nostro lavoro”. Quindi ha ricordato le parole di Borsellino e Falcone, in particolare il discorso celebre in cui quest'ultimo diceva “la gente fa il tifo per noi”. “Quel che per noi è importante – ha ribadito Viola – non è il tifo, ma che la società civile sappia quel che facciamo per il miglioramento della collettività. Il clima che si respira in Procura è quella di un ufficio che lavora a pieno regime, in serenità e, spero di poter dire, con efficacia. Avvertiamo le pressioni, ma andiamo avanti”. A chi gli chiedeva se i magistrati della Procura di Trapani si sentano adeguatamente tutelati, Viola ha risposto: “Lo sforzo dello Stato in questa vicenda è stato elevatissimo. Il procuratore generale di Palermo ha dimostrato estrema attenzione. Quella stessa che adesso viene manifestata anche a livello nazionale dalla commissione Antimafia nazionale e da quella europea”. Nel suo intervento Viola ha parlato specificatamente del fenomeno mafioso. “Questo - ha affermato - è probabilmente un momento decisivo per la lotta alla criminalità organizzata perché si deve incidere su certi versanti della borghesia, dell'imprenditoria e delle istituzioni. La mafia non è certamente sconfitta, ma va contrastata ogni giorno. La nostra guida deve rimanere sempre la Costituzione e il principio di uguaglianza. Il contrasto all'organizzazione criminale deve essere portato avanti a tutti i livelli, dai giornalisti indipendenti ai sacerdoti, agli insegnanti, in una costante ricerca della verità”.
Da
Trapani all’Europa
A prendere la parola è stato quindi il presidente della sezione di misure prevenzione del Tribunale di Trapani Piero Grillo che ha ringraziato tutti quanti ribadendo che “l'azione di contrasto non può essere lasciata alla sola magistratura ma che è necessaria un'integrazione da parte della società e della pubblica amministrazione”. Entrando nel merito delle aziende confiscate alla mafia Grillo ha poi ricordato come il 60% delle imprese gestite dallo Stato “riescono a sopravvivere”. Nel corso della manifestazione è stato letto un messaggio dell'ex prefetto di Trapani Fulvio Sodano, particolarmente applaudito: "Oggi da questo piccolo fazzoletto di terra premiata dalla natura, ma più tristemente nota per la sua atavica condizione di subordinazione alla mafia ed alla criminalità organizzata - ha scritto -, ci giunge chiaro, forte e positivo l'invito a coltivare la speranza contro ogni rassegnazione e a prendere parte a una ambiziosa iniziativa portata avanti da un numero sempre più crescente di associazioni e di uomini liberi con l'orgoglio ormai noto che si spera possa allargarsi come una forma di epidemia positiva, al resto del territorio italiano. E' un invito rivolto specie a chi riveste ruoli di responsabilità civile". E nella parte finale della lettera ha lasciato con grande speranza l’augurio “che non ci si debba più chiedere dov’è lo Stato”. “Se penso a 30 anni fa – ha scritto Margherita Asta, unica sopravvissuta alla strage di Pizzolungo, nella sua missiva letta successivamente in piazza Notai – vedo una bambina distrutta dal dolore e vedo un Sindaco che diceva che a Trapani non esisteva la mafia. Io non mi sono mai sentita una vittima, ma una sopravvissuta, poi ho trovato chi mi ha aiutato a superare la rabbia di non sapere chi avesse ucciso la mia famiglia”. E ha concluso: “La mafia si combatte anche e soprattutto con la cultura. E' l'unica arma che abbiamo come società civile per costruire attorno ai magistrati una rete di protezione. E lo Stato deve vigilare perché solo così si può vincere questa battaglia”. Subito dopo è intervenuta Sonia Alfano che ha ribadito come a suo parere gli uffici giudiziari di Trapani siano del tutto “strategici”. “Qui sono stati emessi importanti provvedimenti di confisca di beni mafiosi – ha sottolineato la presidente della Commissione antimafia europea –. A Trapani ci sono eccellenze che lavorano per garantire la giustizia. Ai magistrati Marcello Viola, Piero Grillo, Andrea Tarondo e ai loro colleghi va la grande solidarietà". E ha aggiunto: ''In questo Paese ci sono stati tagli alla sicurezza, alla scuola, alla sanità e questo non si può più permettere. Entro gennaio sarò ascoltata a Roma in commissione Antimafia e chiederò attenzione sui temi della sicurezza e delle questioni sociali del trapanese”. Quindi ha concluso: “C'è grande ottimismo per la cattura di Matteo Messina Denaro, ma il mio augurio è che si arrivi anche ai suoi fiancheggiatori ed ai colletti bianchi”.
A prendere la parola è stato quindi il presidente della sezione di misure prevenzione del Tribunale di Trapani Piero Grillo che ha ringraziato tutti quanti ribadendo che “l'azione di contrasto non può essere lasciata alla sola magistratura ma che è necessaria un'integrazione da parte della società e della pubblica amministrazione”. Entrando nel merito delle aziende confiscate alla mafia Grillo ha poi ricordato come il 60% delle imprese gestite dallo Stato “riescono a sopravvivere”. Nel corso della manifestazione è stato letto un messaggio dell'ex prefetto di Trapani Fulvio Sodano, particolarmente applaudito: "Oggi da questo piccolo fazzoletto di terra premiata dalla natura, ma più tristemente nota per la sua atavica condizione di subordinazione alla mafia ed alla criminalità organizzata - ha scritto -, ci giunge chiaro, forte e positivo l'invito a coltivare la speranza contro ogni rassegnazione e a prendere parte a una ambiziosa iniziativa portata avanti da un numero sempre più crescente di associazioni e di uomini liberi con l'orgoglio ormai noto che si spera possa allargarsi come una forma di epidemia positiva, al resto del territorio italiano. E' un invito rivolto specie a chi riveste ruoli di responsabilità civile". E nella parte finale della lettera ha lasciato con grande speranza l’augurio “che non ci si debba più chiedere dov’è lo Stato”. “Se penso a 30 anni fa – ha scritto Margherita Asta, unica sopravvissuta alla strage di Pizzolungo, nella sua missiva letta successivamente in piazza Notai – vedo una bambina distrutta dal dolore e vedo un Sindaco che diceva che a Trapani non esisteva la mafia. Io non mi sono mai sentita una vittima, ma una sopravvissuta, poi ho trovato chi mi ha aiutato a superare la rabbia di non sapere chi avesse ucciso la mia famiglia”. E ha concluso: “La mafia si combatte anche e soprattutto con la cultura. E' l'unica arma che abbiamo come società civile per costruire attorno ai magistrati una rete di protezione. E lo Stato deve vigilare perché solo così si può vincere questa battaglia”. Subito dopo è intervenuta Sonia Alfano che ha ribadito come a suo parere gli uffici giudiziari di Trapani siano del tutto “strategici”. “Qui sono stati emessi importanti provvedimenti di confisca di beni mafiosi – ha sottolineato la presidente della Commissione antimafia europea –. A Trapani ci sono eccellenze che lavorano per garantire la giustizia. Ai magistrati Marcello Viola, Piero Grillo, Andrea Tarondo e ai loro colleghi va la grande solidarietà". E ha aggiunto: ''In questo Paese ci sono stati tagli alla sicurezza, alla scuola, alla sanità e questo non si può più permettere. Entro gennaio sarò ascoltata a Roma in commissione Antimafia e chiederò attenzione sui temi della sicurezza e delle questioni sociali del trapanese”. Quindi ha concluso: “C'è grande ottimismo per la cattura di Matteo Messina Denaro, ma il mio augurio è che si arrivi anche ai suoi fiancheggiatori ed ai colletti bianchi”.
La
città di Trapani nelle parole di Claudio Fava
“A Trapani alcune cose sono cambiate, altre meno – ha esordito successivamente Claudio Fava dopo la lettura del messaggio del presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi –. Tra quelle immobili c'è sicuramente la funzione della massoneria nelle vicende criminali politiche e affaristiche di Trapani”. Poi ha ricordato il trasferimento da Trapani di Ninni Cassarà (ucciso dalla mafia il 6 agosto del 1985) “perché aveva iniziato ad interrogarsi sulle collusioni negli ambiti politici e massonici”. “E ciò accade anche oggi con il trasferimento di un poliziotto straordinario come Giuseppe Linares, memoria storica nella ricerca di Matteo Messina Denaro”. Nel suo intervento il vicepresidente della Commissione antimafia ha sottolineato la gravità della sentenza di assoluzione nei confronti di Antonio D’Alì basata su una prescrizione. Immediata la replica dell’avvocato difensore del senatore azzurro, Gino Bosco, anch’egli presente in piazza, che ha così innescato un botta e risposta con la giornalista del Fatto Quotidiano, Sandra Amurri, che ha successivamente rimarcato con forza che un sottosegretario come D’Alì avrebbe dovuto rinunciare alla prescrizione. “La sfida per le istituzioni – ha sottolineato in seguito Fava – è quella di voltare pagina. Si deve dimostrare che è conveniente confiscare e che lo Stato non si dimentica di coloro che lavorano nelle aziende confiscate. La Commissione antimafia farà la sua parte”.
“A Trapani alcune cose sono cambiate, altre meno – ha esordito successivamente Claudio Fava dopo la lettura del messaggio del presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi –. Tra quelle immobili c'è sicuramente la funzione della massoneria nelle vicende criminali politiche e affaristiche di Trapani”. Poi ha ricordato il trasferimento da Trapani di Ninni Cassarà (ucciso dalla mafia il 6 agosto del 1985) “perché aveva iniziato ad interrogarsi sulle collusioni negli ambiti politici e massonici”. “E ciò accade anche oggi con il trasferimento di un poliziotto straordinario come Giuseppe Linares, memoria storica nella ricerca di Matteo Messina Denaro”. Nel suo intervento il vicepresidente della Commissione antimafia ha sottolineato la gravità della sentenza di assoluzione nei confronti di Antonio D’Alì basata su una prescrizione. Immediata la replica dell’avvocato difensore del senatore azzurro, Gino Bosco, anch’egli presente in piazza, che ha così innescato un botta e risposta con la giornalista del Fatto Quotidiano, Sandra Amurri, che ha successivamente rimarcato con forza che un sottosegretario come D’Alì avrebbe dovuto rinunciare alla prescrizione. “La sfida per le istituzioni – ha sottolineato in seguito Fava – è quella di voltare pagina. Si deve dimostrare che è conveniente confiscare e che lo Stato non si dimentica di coloro che lavorano nelle aziende confiscate. La Commissione antimafia farà la sua parte”.
L’appello
di Maddalena Rostagno e l’amarezza della figlia di Ciaccio Montalto
Dopo l’intervento del sindaco di Trapani, Vito Damiano, e degli esponenti del movimento Cinquestelle, Riccardo Nuti e Vincenzo Santangelo, è stata letta la lettera di Maddalena Rostagno.
Ad ascoltarla attentamente c'era anche Gianni Di Malta, storico amico e compagno di Mauro Rostagno insieme ad altri amici del sociologo torinese. Dopo aver ricordato Salvatore Coppola, il combattente editore siciliano scomparso di recente, la figlia del fondatore della comunità Saman ha fatto il punto sul processo Rostagno “al quale si stanno avvicinando in tanti per conoscere la storia di Mauro”. E riferendosi al manifesto in cui “Trapani dice No” ha ribadito l’importanza di dire no alla mafia “ma quel no la città avrebbe dovuto gridarlo prima, quando c'era ancora Mauro”. Tanta amarezza e solitudine nelle parole della figlia del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto, Marene, trascritte nel messaggio letto successivamente. “La mafia ha infangato il nome di mio padre che è stato dimenticato – ha scritto con evidente dolore –. Non dobbiamo più permettere che altri uomini siano uccisi. Questa è una guerra che lo Stato in prima linea dovrebbe combattere. Mio padre è stato tradito da chi gli era più vicino”, per poi concludere appellandosi a non far ripetere mai più fatti del genere, stringendosi attorno ai magistrati più esposti che lottano per la verità.
Dopo l’intervento del sindaco di Trapani, Vito Damiano, e degli esponenti del movimento Cinquestelle, Riccardo Nuti e Vincenzo Santangelo, è stata letta la lettera di Maddalena Rostagno.
Ad ascoltarla attentamente c'era anche Gianni Di Malta, storico amico e compagno di Mauro Rostagno insieme ad altri amici del sociologo torinese. Dopo aver ricordato Salvatore Coppola, il combattente editore siciliano scomparso di recente, la figlia del fondatore della comunità Saman ha fatto il punto sul processo Rostagno “al quale si stanno avvicinando in tanti per conoscere la storia di Mauro”. E riferendosi al manifesto in cui “Trapani dice No” ha ribadito l’importanza di dire no alla mafia “ma quel no la città avrebbe dovuto gridarlo prima, quando c'era ancora Mauro”. Tanta amarezza e solitudine nelle parole della figlia del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto, Marene, trascritte nel messaggio letto successivamente. “La mafia ha infangato il nome di mio padre che è stato dimenticato – ha scritto con evidente dolore –. Non dobbiamo più permettere che altri uomini siano uccisi. Questa è una guerra che lo Stato in prima linea dovrebbe combattere. Mio padre è stato tradito da chi gli era più vicino”, per poi concludere appellandosi a non far ripetere mai più fatti del genere, stringendosi attorno ai magistrati più esposti che lottano per la verità.
Il
sostegno di Rita Borsellino
L’appello a “resistere” sempre e comunque, per evitare che accadano nuove stragi, è stato lanciato da una esponente del movimento delle “Agende Rosse”. Appello al quale si è aggiunto il messaggio inviato da Rita Borsellino. “Mi stringo attorno ai magistrati e ai giudici del Tribunale di Trapani oggetto di pesanti atti intimidatori nel recente periodo – ha scritto la sorella di Paolo Borsellino –che vanno tutelati e difesi con forza e determinazione perché mai restino soli nella ricerca della verità e della giustizia. Mi auguro che le istituzioni prestino la dovuta attenzione alla realtà di Trapani dove la mafia ha in passato lasciato e ancora oggi continua a lasciare un segno pesante della sua presenza mantenendo irrisolte vicende ancora indecifrabili. Sono certa che la solidarietà della gente verso chi ogni giorno, come i magistrati, compie il proprio dovere per combattere la criminalità organizzata, la partecipazione civile l'impegno quotidiano di ogni cittadino possa restituire vita civile e riscatto culturale al territorio”.
L’appello a “resistere” sempre e comunque, per evitare che accadano nuove stragi, è stato lanciato da una esponente del movimento delle “Agende Rosse”. Appello al quale si è aggiunto il messaggio inviato da Rita Borsellino. “Mi stringo attorno ai magistrati e ai giudici del Tribunale di Trapani oggetto di pesanti atti intimidatori nel recente periodo – ha scritto la sorella di Paolo Borsellino –che vanno tutelati e difesi con forza e determinazione perché mai restino soli nella ricerca della verità e della giustizia. Mi auguro che le istituzioni prestino la dovuta attenzione alla realtà di Trapani dove la mafia ha in passato lasciato e ancora oggi continua a lasciare un segno pesante della sua presenza mantenendo irrisolte vicende ancora indecifrabili. Sono certa che la solidarietà della gente verso chi ogni giorno, come i magistrati, compie il proprio dovere per combattere la criminalità organizzata, la partecipazione civile l'impegno quotidiano di ogni cittadino possa restituire vita civile e riscatto culturale al territorio”.
Un
impegno che continua
Tanti ancora gli interventi successivi: dall’imprenditrice di Castelvetrano, Elena Ferraro, all’ex presidente dell’ordine degli architetti, l’imprenditore Nicola Clemenza, l’esponente di Azione Cattolica Gino Gandolfo, il sindaco di Valderice Girolamo Spezia e il rappresentante del Siulp, Antonio Cusimano. E poi ancora i messaggi di Don Baldassarre Meli e di Pasquale Calamia, e la testimonianza diretta della rappresentante di “Libera Trapani”, Gisella Mammo, attorniata da tanti giovani intenzionati a fare da rete di protezione nei confronti dei magistrati trapanesi. Fino all’appello finale del giornalista Rino Giacalone, instancabile promotore dell’iniziativa. “I responsabili della Trapani insanguinata sono ancora in giro – ha ricordato Giacalone – . Hanno arrestato i mafiosi, hanno arrestato i sicari ma i veri mandanti, i burattinai sono ancora in giro. Aprire il caso Trapani deve servire a questo, a eliminare dalle istituzioni questi soggetti. In questa città non vogliamo più primi cittadini che dicono che la mafia non esiste, non vogliamo più primi cittadini che dicono che l’antimafia è peggio della mafia, non vogliamo più primi cittadini che, in un momento come questo, quasi si dimenticano di pronunciare la parola mafia”. “Diamoci un appuntamento – ha concluso – per continuare questo percorso, lo dico soprattutto ai tanti giovani presenti, che si facciano avanti per prendere parte attiva in questa rete”. L’impegno continua. E dovrà essere ancora più forte di prima. Soprattutto dopo la notizia di oggi del progetto stragista di Matteo Messina Denaro nei confronti del procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato che coordina le indagini sulla sua cattura. Quel “No” della città di Trapani dovrà diventare un vero e proprio grido di liberazione di un’intera società sottomessa per decenni alla violenza politico-mafiosa; e soprattutto dovrà costituire una vera e propria cappa di protezione nei confronti di quei magistrati che stanno lavorando incessantemente per liberarla dalla mafia.
Tanti ancora gli interventi successivi: dall’imprenditrice di Castelvetrano, Elena Ferraro, all’ex presidente dell’ordine degli architetti, l’imprenditore Nicola Clemenza, l’esponente di Azione Cattolica Gino Gandolfo, il sindaco di Valderice Girolamo Spezia e il rappresentante del Siulp, Antonio Cusimano. E poi ancora i messaggi di Don Baldassarre Meli e di Pasquale Calamia, e la testimonianza diretta della rappresentante di “Libera Trapani”, Gisella Mammo, attorniata da tanti giovani intenzionati a fare da rete di protezione nei confronti dei magistrati trapanesi. Fino all’appello finale del giornalista Rino Giacalone, instancabile promotore dell’iniziativa. “I responsabili della Trapani insanguinata sono ancora in giro – ha ricordato Giacalone – . Hanno arrestato i mafiosi, hanno arrestato i sicari ma i veri mandanti, i burattinai sono ancora in giro. Aprire il caso Trapani deve servire a questo, a eliminare dalle istituzioni questi soggetti. In questa città non vogliamo più primi cittadini che dicono che la mafia non esiste, non vogliamo più primi cittadini che dicono che l’antimafia è peggio della mafia, non vogliamo più primi cittadini che, in un momento come questo, quasi si dimenticano di pronunciare la parola mafia”. “Diamoci un appuntamento – ha concluso – per continuare questo percorso, lo dico soprattutto ai tanti giovani presenti, che si facciano avanti per prendere parte attiva in questa rete”. L’impegno continua. E dovrà essere ancora più forte di prima. Soprattutto dopo la notizia di oggi del progetto stragista di Matteo Messina Denaro nei confronti del procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato che coordina le indagini sulla sua cattura. Quel “No” della città di Trapani dovrà diventare un vero e proprio grido di liberazione di un’intera società sottomessa per decenni alla violenza politico-mafiosa; e soprattutto dovrà costituire una vera e propria cappa di protezione nei confronti di quei magistrati che stanno lavorando incessantemente per liberarla dalla mafia.
Antimafia2000, 11
gennaio 2014
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