di Rino Giacalone
Sequestro di beni per Filippo Coppola, insegnante. Condannato a sette anni manteneva proprietà per tre milioni di euro. Indagini di Dia e CarabinieriProfessore di scuola media, preside di una scuola privata, impiegato presso la tabaccheria del figlio, a Paceco. Filippo Coppola, classe 1949, è riuscito a passare indenne in mezzo a successioni mafiose, dalla vecchia alla nuova mafia, stringere alleanze con i nuovi capi come Messina Denaro, Vincenzo Virga e Francesco Pace, e a condanne, per gli investigatori della Dia di Trapani è rimasto un pezzo da 90, rispettato da uomini di onore ma anche politici, in cella si occupava di dare aiuto elettorale a candidati come l’attuale deputato Paolo Ruggirello, seguiva le vicende dell’allora vice presidente della Regione, Bartolo Pellegrino, presso la cui segreteria lavorava un fratello, Girolamo, detto Mimmetto, coinvolto anche lui in una indagine antimafia dalla quale però è uscito indenne. A Filippo Coppola i carabinieri su ordine del Tribunale delle misure di prevenzione di Trapani hanno sequestrato possedimenti vari per un valore complessivo di 3 milioni di euro.
Sequestro di beni per Filippo Coppola, insegnante. Condannato a sette anni manteneva proprietà per tre milioni di euro. Indagini di Dia e CarabinieriProfessore di scuola media, preside di una scuola privata, impiegato presso la tabaccheria del figlio, a Paceco. Filippo Coppola, classe 1949, è riuscito a passare indenne in mezzo a successioni mafiose, dalla vecchia alla nuova mafia, stringere alleanze con i nuovi capi come Messina Denaro, Vincenzo Virga e Francesco Pace, e a condanne, per gli investigatori della Dia di Trapani è rimasto un pezzo da 90, rispettato da uomini di onore ma anche politici, in cella si occupava di dare aiuto elettorale a candidati come l’attuale deputato Paolo Ruggirello, seguiva le vicende dell’allora vice presidente della Regione, Bartolo Pellegrino, presso la cui segreteria lavorava un fratello, Girolamo, detto Mimmetto, coinvolto anche lui in una indagine antimafia dalla quale però è uscito indenne. A Filippo Coppola i carabinieri su ordine del Tribunale delle misure di prevenzione di Trapani hanno sequestrato possedimenti vari per un valore complessivo di 3 milioni di euro.
Appartenente ad una storica famiglia della mafia trapanese, figlio di Gino,
emigrato nel primo dopo guerra in Tunisia dopo essere sfuggito ad un
attentato, con altri suoi fratelli, come Rocco, Filippo Coppola si è ritrovato
più volte citato in indagini antimafia del trapanese. I carabinieri di Paceco,
comandati dal maresciallo Paolo Conigliaro, in particolare nell’ultimo periodo
ne hanno monitorato mosse e affari, riscontrando le sue capacità a ottenere
finanziamenti per l’agricoltura, e grandi capacità a gestire commerci di
prodotti agricoli verso la Tunisia e l’Olanda in particolare o ancora verso i
mercati italiani di Napoli e Foggia.
I mercati dei meloni gialli nonché quello dell’aglio, classiche produzioni
agricole della zona, sarebbero stato sotto il suo controllo, monopolio dinanzi
al quale ci sarebbe stato poco da discutere. Altre indagini risalenti ali anni
90 ne hanno descritto la sua capacità a celarsi: di giorno insegnante, nel
resto delle giornate braccio destro di boss mafiosi, anche latitanti, come
Matteo Messina Denaro e Vincenzo Sinacori: quest’ultimo quando fu arrestato e
iniziò a collaborare con la giustizia raccontò dei rifugi offerti dalla
famiglia Coppola nell’agro di Dattilo, abitazioni usate anche per svolgere
summit di mafia.
Adesso il sequestro che ha riguardato proprietà immobiliari, terriere,
conti correnti bancari e postali, alcuni intestati anche alla moglie, ai figli,
alla nuora. Tra i beni sequestrati anche un villino costruito nella frazione di
Marausa e da lui donato ad uno dei suoi figli. La circostanza che si tratti di
una costruzione completamente abusiva non ha impedito a Filippo Coppola ad
ottenere per questa sua proprietà servizi e allacciamenti pubblici. E
addirittura procedere alla donazione con tanto di atto notarile.
Così come una volta tornato libero e sebbene sottoposto alla sorveglianza
speciale si era ritrovato assunto come preside presso una scuola privata. A lui
di no non l’avrebbe mai detto nessuno. Sin da quando Matteo Messina
Denaro in persona decise di riammetterlo dentro la potente famiglia trapanese
di Cosa Nostra, cancellando un ordine che era giunto da un altro potente capo
mafia, il mazarese Mariano Agate. U prufissuri Coppola insomma
non è, come si dice in dialetto siciliano, “tatau” cioè uno qualsiasi, “un
nenteammiscato cu nenti”, niente mischiato con niente. Che poi sono queste
la caratteristiche della mafia trapanese, una mafia che è innanzitutto impresa
e che però “sa sparare e sa votare quando è ora di votare bene”.
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