Il presidente della Camera Laura Boldrini |
Convegno sul tema "La libertà di
informazione che vorremmo, quella che abbiamo e quella che rischiamo di non avere"
- Roma, Senato della Repubblica. L’intervento della presidente della Camera
dei deputati Laura Boldrini
Voglio innanzitutto ringraziare il Presidente Grasso, "padrone di
casa"; Ossigeno per l'informazione e Open Media Coalition, che hanno
costruito un'occasione di dibattito capace di affrontare la questione cruciale
della libertà di informazione da prospettive diverse e anche nuove; e
soprattutto Frank La Rue, lo "Special Rapporteur" Onu sulla libertà
di espressione che questa settimana è in visita ufficiale nel nostro Paese.
Vi ringrazio perché aiutate le istituzioni e la politica italiane a
riportare l'attenzione su un tema che, nel dibattito pubblico del Paese, da
almeno vent'anni ha acceso passioni e conflitti ma che ora sembra essersi quasi
"consumato" nell'interesse collettivo. Il nostro è il primo Paese
dell'Europa occidentale nel quale Frank La Rue viene in visita ufficiale.
L'Italia occupa nelle graduatorie internazionali sulla libertà di
informazione - dal rapporto di Reporter sans Frontiéres, a quello di Freedom
House, alle risoluzioni del Parlamento Europeo - una posizione poco
lusinghiera. Ci troviamo nella stessa fascia di classifica di nazioni che hanno
tradizioni democratiche ben meno solide delle nostre. Spero che anche
iniziative come questa di oggi ci aiutino a sentire più forte il disagio di una
tale collocazione.
Vorrei che ci preoccupassimo per quei giudizi, per l'immagine
internazionale dell'Italia, allo stesso modo in cui giustamente ci preoccupiamo
per i giudizi delle agenzie internazionali di rating. C'è un rating della
democrazia che merita tutta la nostra attenzione, se vogliamo che non siano
solo i criteri dettati dalla finanza a governare l'Italia e l'Europa.
Le questioni che portano in Italia lo Special Rapporteur sono nodi vecchi e
nuovi. Il tema della proprietà e dei controlli sui media: il tema cioè
dell'insufficiente pluralismo, delle concentrazioni tra potere economico,
politico e mediatico; le diverse forme di conflitti di interesse che minano
l'autonomia e l'autorevolezza dell'informazione; l'indipendenza del servizio
pubblico dal potere politico.
Come Presidente della Camera, auspico che questa legislatura avviata da
pochi mesi sappia trovare le forme per ragionare e agire su problemi che
attengono ad un diritto fondamentale dei cittadini, il diritto a conoscere e a
partecipare consapevolmente alla vita pubblica.
Su un altro tema tra quelli oggetto dell'attenzione internazionale posso
invece portare qui un primo risultato già conseguito, per la parte di
competenza della Camera dei deputati: il disegno di legge approvato a metà
ottobre che riforma la legge sulla diffamazione a mezzo stampa. Ora sarà il
Senato, nella sua autonomia, a proseguirne l'esame. So che restano punti
controversi, ma un elemento almeno mi sento di sottolineare come certamente
positivo nel testo licenziato da Montecitorio: la cancellazione della
previsione del carcere per i giornalisti. Era una delle più vistose anomalie,
agli occhi degli organismi internazionali, e a questa anomalia il legislatore
italiano sta finalmente ponendo rimedio.
Non sembra invece attenuarsi, purtroppo, un'altra delle caratteristiche per
le quali la nostra informazione è considerata meno libera che altrove. Parlo
delle minacce che arrivano ai giornalisti, in particolare le minacce delle
criminalità organizzata, attestate con scrupolosa puntualità dall'osservatorio
di Ossigeno per l'Informazione. Colgo l'occasione per esprimere la più sentita
solidarietà a tutti i giornalisti minacciati, all'informazione animata da
straordinario coraggio civile, spesso esercitata persino in condizioni di
estrema precarietà contrattuale.
Un giornalismo che è un fattore essenziale per combattere l'inaccettabile
rassegnazione a convivere con la mafie, a vivere in un Paese dove la
criminalità organizzata talvolta governa le curve degli stadi e condanna a
morte biologica i territori. Avremo l'occasione, nei prossimi giorni, per
tornare a rendere il giusto omaggio a questo tipo di informazione, quando la
Mehari di Giancarlo Siani - il giovane giornalista ucciso dalla camorra nel
1985 - sosterà nella piazza di Montecitorio durante il suo viaggio per la
libertà di stampa, in memoria di tutti i giornalisti uccisi.
Ma l'iniziativa di oggi è importante anche perché è proiettata ad
analizzare i modi nuovi, le nuove opportunità e i nuovi problemi della
circolazione delle informazioni al tempo di internet.
Internet è il più grande spazio pubblico mai esistito. E' una occasione
senza precedenti di conoscenza, di informazione, di esercizio di diritti civili
e politici. Ma, come in ogni spazio pubblico, anche in questo si esercita un conflitto
tra diritti delle persone e poteri che si organizzano. I fatti di queste
settimane dimostrano quanto siano vulnerabili, anche grazie alle nuove
tecnologie, i dati personali dei cittadini e perfino quelli di importanti
personalità di governo e istituzionali.
Noi cittadini italiani ed europei dovremmo essere molto sensibili a questo
argomento, perché il diritto alla protezione dei dati personali è scritto tra i
principi fondamentali sia della Costituzione italiana che della Carta dei
diritti dell'Unione Europea.
Ma le rivelazioni di queste settimane portano con sé un altro tema, oltre
quello dell'acquisizione di dati personali da parte di agenzie investigative
pubbliche: quello dell'uso degli stessi dati a fini commerciali da parte di
colossi della pubblicità collegati in vario modo con i social media.
Io stessa uso i social media e ne apprezzo il grande valore comunicativo. E
proprio da amica di Facebook e Twitter vorrei che dei social media venisse
preservato il carattere di spazio di libera comunicazione, di conoscenza, di
dialogo senza filtri. Quello - per intenderci - che mette in grado tanti
ragazzi in diverse parti del mondo di unirsi e battersi per la libertà; oppure
che, più semplicemente, permette a centinaia di milioni di giovani e meno
giovani di conoscersi e condividere la propria vita.
Per questo non devono mai trasformarsi in un territorio di rapina, dove le
informazioni che riguardano le singole persone diventano, senza alcun consenso
preventivo, proprietà di qualcuno interessato soltanto a realizzare profitti.
La difesa dei diritti delle persone va esercitata in ogni spazio pubblico: oggi
anche sulla Rete.
Difendere il diritto alla privacy significa anche difendere la dignità
delle persone da atteggiamenti discriminatori, da minacce, dal "cyberbullismo"
di cui spesso ci parlano le cronache. Proprio perché considero preziosa la
libertà d'espressione che la rete garantisce, penso che i nostri ragazzi
debbano essere ascoltati, quando ci dicono che tra i loro timori più grandi c'è
quello di essere dileggiati via web.
Vorrei che non dimenticassimo - da genitori, da operatori della
comunicazione, da sostenitori della libertà della rete - i casi drammatici in
cui proprio lo spazio libero della socializzazione è stato usato per gettare
ragazze e ragazzi indifesi nella più disperata solitudine. So che porre una
esigenza di regolamentazione fa sorgere altre preoccupazioni.
Ma la libertà non può trasformarsi per nessuno, neanche per una sola
persona, nel suo contrario. Altrimenti nega se stessa. Per questo, quando si
usa la rete per controllare la vita delle persone o per offenderne la dignità,
non penso proprio che si possa rimanere con le mani in mano. Sono argomenti
delicati, lo so. Ma molti degli interlocutori di oggi hanno il ruolo, le
competenze, la sensibilità per indicare le possibili soluzioni.
Su un altro tema delicato, il diritto d'autore on line, auspico invece che
il legislatore, noi parlamentari, sappiamo fare la nostra parte. So quanto
animato sia il dibattito, ma spero che in un tempo ragionevole e ravvicinato
possa venire dai diversi gruppi politici - alcuni dei quali hanno già
presentato proposte - una risposta all'esigenza di aggiornare la normativa
tenendo insieme diritti ed interessi.
Come è ovvio - ma lo ricordo ancora una volta in un incontro dedicato alla
libertà d'informazione - il diritto alla riservatezza va contemperato col
diritto-dovere di cronaca, e non vale - per chi svolge attività pubblica - allo
stesso modo in cui vale per i cittadini comuni. Il diritto alla privacy non può
mai essere adoperato in modo pretestuoso per ostacolare il diritto dei
cittadini di ricevere notizie; né la pubblica amministrazione lo può invocare
come alibi per evitare di fornire i dati che la trasparenza impone di rendere
accessibili.
Considero la trasparenza una delle linee-guida della mia Presidenza, perché
la ritengo uno degli strumenti indispensabili per rinsaldare la credibilità
delle istituzioni nei confronti dei cittadini, e provare a colmare un divario
oggi così profondo. Posso portare una testimonianza diretta e recentissima: le
lettere di approvazione ricevute dai cittadini della Terra dei Fuochi dopo la
decisione - adottata all'unanimità dall'Ufficio di Presidenza della Camera su
richiesta della Commissione Ambiente - di desecretare l'audizione che nel '97
il collaboratore di giustizia Carmine Schiavone aveva tenuto alla Commissione
bicamerale d'inchiesta sui rifiuti.
Trasparenza è quel click che ha permesso ai cittadini che abitano nelle
terre intossicate dalla camorra di avere una conoscenza più diretta. E' il
click che ha stimolato anche una nuova, importante attenzione da parte
dell'informazione, e di conseguenza della politica. La trasparenza innesca un
circuito virtuoso. Trasparenza è, per fare un altro esempio, anche quella che
ha investito - in risposta ad una forte domanda proveniente dalla società
italiana - le procedure di nomina dei componenti dell'Agcom, con un percorso
che proprio in queste ore ha completato la sua seconda applicazione, con
l'elezione del professor Antonio Nicita.
Questi alcuni degli spunti che ho voluto portare all'incontro. Non potrò
purtroppo ascoltare, per altri impegni istituzionali, l'intervento conclusivo
di Frank La Rue. Ma gli assicuro fin d'ora che leggerò con grande attenzione il
rapporto sulla visita italiana che, nel giugno dell'anno prossimo, presenterà
al Consiglio Onu dei Diritti Umani.
Spero che in materia di libertà d'informazione il nostro Paese avrà saputo
fare passi avanti. Appena dopo, a luglio, si aprirà il semestre di presidenza
italiana dell'Unione Europea. Da cittadina di questo Paese e da Presidente
della Camera, mi piacerebbe che lo affrontassimo avendo saputo risalire
parecchie posizioni nelle graduatorie internazionali. Vi ringrazio.
14 novembre 2013
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