sabato, novembre 16, 2013

Ddl Beni confiscati alle mafie. Alongi: “Prevedere aiuti inziali ad assegnatari. Oppure, legge vuota…”

“Associazioni, cooperative e consorzi cui vengano assegnati beni confiscati alla mafia, per l’apertura di attività imprenditoriali virtuose, possono trovarsi a serio rischio fallimento entro breve tempo se questa assegnazione non viene surrogata dall’accesso a fondi destinati allo start up della stessa azienda ma anche alla ristrutturazione mirata alla riattazione dell’immobile”, dice il deputato regionale del Pdl, e componente della commissione Antimafia, Pietro Alongi, il quale ha presentato, all’uopo, un emendamento votato ieri all’unanimità nella seduta della commissione stessa, ieri riunitasi con le omologhe di Calabria e di Campania.

“La legge di valenza nazionale che stiamo emendando  – riprende Alongi, il quale si è già prodigato in questo campo, depositando un ddl volto ad agevolare le associazioni anti pizzo e aiutare  gli imprenditori colpiti da ritorsione dal racket delle estorsioni – non può non tenere conto di questo aspetto. Se diamo a realtà sociali e imprenditoriali edifici e strutture confiscate a Cosa Nostra e poi le abbandoniamo a se stesse, finiremo per fornire loro un contenitore vuoto destinato al fallimento dell’attività. Facciamo un esempio per tutti: un immobile sequestrato in città viene assegnato a una associazione che ne dovrà fare un centro di accoglienza per anziani. Occorreranno, allora, alcune ristrutturazioni quanto meno interne perché si ricavino il giusto novero di alloggi, i servizi igienici in numero e qualità soddisfacente, uno spazio comune e una cucina funzionale e sufficiente alla bisogna. Non possono accollarsi queste spese i riceventi, dunque dovrà esser la legge a stabilire l’accesso a un fondo ad acta, da accostare a un altro finanziamento triennale per l’avvio dell’attività stessa. Al contrario, costruiremmo cattedrali nel deserto; e cattedrali destinate a un inopinato crollo”.
“I fondi si renderanno disponibili grazie a quanto contemplato da questo ddl – conclude Alongi – che prevede la permanenza della metà dei beni liquidi sequestrati nella regione di appartenenza”.


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