mercoledì, ottobre 16, 2013

Uno studio della Cgil. Lavoro nero in Sicilia: un esercito di 300.000 persone

Il mancato gettito Irpef è di un miliardo. Sono stime della Cgil e della Fillea regionali su elaborazioni del centro studi Cerdfos
Ammonta a circa un miliardo l'anno il mancato gettito Irpef per le casse delle Regione siciliana a causa del lavoro nero. Sono stime della Cgil e della Fillea regionali su elaborazioni del centro studi Cerdfos. Secondo il sindacato i lavoratori in nero in Sicilia sono 300.000 e di questi 40.000 nell'edilizia, 32.000
nell'agricoltura, 26.000 nel manifatturiero, 200.000 nei servizi. La Cgil sollecita cosi' Crocetta a dare attuazione a uno dei punti del suo programma: il patto antievasione. Il lavoro nero si presenta dunque come un grave problema sociale ma anche come problema economico, facendo venire meno risorse che potrebbero essere fondamentali per il rilancio del tessuto economico. Una parte delle quali, "almeno il 10%, una volta recuperate - dice Franco Tarantino, segretario generale della Fillea Sicilia, il sindacato degli edili - potrebbe essere utilizzata per il funzionamento dei servizi ispettivi nell'ambito di un'apposita norma sui controlli il cui varo chiediamo alla Regione". L'edilizia e' emblematica della situazione in Sicilia. "E' un settore in crisi- ha osservato Tarantino- che ha perso dal 2008 ad oggi 68 mila posti di lavoro, che ha visto chiudere 2.518 imprese ma che, da diversi indicatori , rivela una crescita del sommerso non tale tuttavia da compensare anche se in modo irregolare il lavoro venuto meno, cui si accompagna meno sicurezza nei cantieri e meno diritti in genere". La Fillea ha verificato che se nel 2008 su 100 dichiarazioni di inizio attivita' nei Comuni si aveva un riscontro nelle casse edili per 50 di queste, nel 2012 il numero e' sceso a 15, "segno dell'inabissamento delle imprese edili". Inoltre, se, dal 2008 al 2012 c'e' stata una riduzione dei lavoratori del 24% e un tasso di riduzione delle ore lavorate del 32% "questo significa - ha osservato Tarantino- che c'e' chi ha lavoratori in nero visto che nel lavoro edile c'e' un rapporto costante tra lavoratori e ore lavorate". Si aggiunge la progressiva diminuzione del part time, una forma contrattuale usata per abbattere i costi a fronte di prestazioni full time, in favore del sommerso e le dinamiche che riguardano i Durc. "La crescita di richieste di Durc per un numero di lavoratori dichiarati sottostimato rispetto al lavoro da svolgere- sostiene la Cgil- rappresenta l'indicatore piu' significativo dell'aumento del lavoro irregolare". Tant'e' che il sindacato ha sempre chiesto "il durc per congruita'". La Fillea rileva pure che "con il crescere del lavoro nero diminuisce la sicurezza e lo dimostra- ha detto Tarantino- l'aumento dei morti nei cantieri che sono stati 11 nel 2011, 16 nel 2012, e 12 nel 2013 ad anno non ancora concluso". Cgil e Fillea hanno rilevato le carenze dei sistemi di controllo, con 500 unita' in meno del necessario negli Ispettorati del lavoro, con l'azzeramento dei controlli di routine dei nuclei ispettivi dei carabinieri a causa dei tagli del bilancio, con il dimezzamento dell'attivita' anche dell'Inps per il taglio del salario accessorio degli ispettori. A fronte di questo Cgil e Fillea chiedono al governo regionale di concretizzare il Patto antievasione e di varare una norma apposita sul lavoro e sui controlli, investendo il 10% del ricavato conseguente a ispezioni per il funzionamento dei servizi, riqualificando a questo fine i precari gia' pagati dalla regione, prevedendo un sistema premiale sia per le imprese che emergono che per lavoratori che denunciano la loro condizione, attraverso l'assunzione delle imprese che si aggiudicano lavori pubblici. Da parte della Fillea c'e' anche la richiesta di percorsi di riqualificazione per gli edili licenziati, affinche' non si trovino in difficolta' quando ci sara' la ripresa e ci saranno investimenti nella green economy, nella sicurezza antisismica, del territorio, delle scuole.
15 Ottobre, 2013


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