Non si fermano più le indagini dei
Carabinieri di Monreale. Dalle prime luci dell’alba, in provincia di Palermo, è
stata condotta una importante operazione antimafia, concentrata soprattutto sul
paese di Montelepre. I militari hanno eseguito 7 misure di custodia cautelare
emesse dal GIP del Tribunale di Palermo su richiesta della locale DDA (indagini
coordinate dal Proc. Agg. dott. Vittorio Teresi e dai Sost. Proc. dott. Sergio
Demontis e dott. Daniele Paci), nei confronti di altrettanti indagati, ritenuti
responsabili, a vario titolo, di “concorso in associazione per
delinquere di tipo mafioso, concorso in estorsione aggravata e continuata,
concorso in tentata estorsione aggravata e continuata, furto di bestiame”. L’operazione
è un ulteriore approfondimento dell’indagine di più ampia portata denominata
convenzionalmente “Nuovo Mandamento”, che ha documentato la riorganizzazione
territoriale di cosa nostra nella parte occidentale della
provincia di Palermo con la creazione di una nuova sovrastruttura di
coordinamento, individuata nell’area di Camporeale, dei due storici mandamenti
mafiosi di San Giuseppe Jato e Partinico, e che ha già portato, l’8.4.2013 e il
17.9.2013, all’esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare nei confronti
di complessive 46 persone, tra capi e gregari, per un totale di 53 arresti. Una
indagine che ha realmente disarticolato cosa nostra in alcuni
dei suoi centri nevralgici.
Antonino Lombardo |
In particolare, le indagini, proseguite
nell’immediatezza dell’esecuzione della misura cautelare dell’8.4.2013, hanno
consentito di:
- verificare
la partecipazione all’associazione mafiosa di altre 5 persone, a vario titolo
ritenute affiliate alle famiglie mafiose di Montelepre e Monreale;
- anche
grazie alla collaborazione delle vittime, delineare la condotta:
· in
concorso con il responsabile della famiglia mafiosa di Montelepre (già tratto
in arresto in esecuzione della misura sopra citata), dell’autista dell’ex
Sindaco di Montelepre (quest’ultimo già tratto in arresto in esecuzione della
misura sopra citata e successivamente decaduto ope legis dalla
carica elettiva) nella vicenda estorsiva in danno di un imprenditore che si
stava occupando del rifacimento esterno della palestra comunale;
· in
concorso con i responsabili della famiglie mafiose di Giardinello e Montelepre
(già tratti in arresto in esecuzione della misura sopra citata), di un
ulteriore indagato nel tentativo di estorsione in danno di un imprenditore di
Giardinello che si stava occupando della costruzione di un parcheggio
multipiano per conto del Comune di Montelepre;
- ricostruire,
in aggiunta a quanto già verificato nella precedente operazione, un furto di
bestiame (90 ovini) in danno di un allevatore della provincia di Trapani.
Giacomo Maniaci |
L’ASSOCIAZIONE MAFIOSA
L’indagine “Nuovo Mandamento” ha permesso
di monitorare l’evoluzione delle dinamiche interne al mandamento mafioso di San
Giuseppe Jato ed in particolare della famiglia mafiosa di Montelepre, contesa
tra tale mandamento e quello di Partinico. A seguito della scarcerazione del
boss camporealese SCIORTINO Antonino, avvenuta nel novembre 2011, si verificava
il riassetto dei confini territoriali dei mandamenti dell’area iatina,
all’esito del quale il nuovo mandamento di Camporeale veniva ad
inglobare, oltre al mandamento di San Giuseppe Jato, quello di Partinico. In
tale fase di assestamento si documentavano gli avvicendamenti ai vertici della
famiglia mafiosa di Montelepre, capeggiata dall’anziano boss LOMBARDO Salvatore
cl. 21, retta di fatto dal nipote LOMBARDO Giuseppe, il quale, a causa della
sua condotta, veniva destituito dalla carica di reggente nel novembre 2011 e
sostituito da MANIACI Giacomo cl. 76.
LOMBARDO Giuseppe, reinsediatosi
quale reggente grazie alla mediazione di LIBRANTI LUCIDO Giuseppe di Pioppo,
veniva nuovamente destituito dalla carica nel marzo 2012, poco dopo i riassetti
territoriali definiti da SCIORTINO, ma soprattutto dopo l’omicidio BILLITTERI,
in favore di CUCCHIARA Vincenzo Giuseppe. In merito, le indagini avevano
consentito di appurare che la candidatura era stata direttamente avanzata a
SCIORTINO Antonino da ABBATE Santo, che lo aveva incontrato segretamente,
sfruttando una vecchia amicizia che intercorreva da tempo fra loro.
L’ESTORSIONE PER I LAVORI DELLA PALESTRA
DI MONTELEPRE
Nel corso dell’indagine si evidenziava una
conversazione ambientale tra LOMBARDO Giuseppe, all’epoca reggente della
famiglia di Montelepre, e VASSALLO Francesco, esponente della famiglia di
Altofonte. Nel corso di tale conversazione il LOMBARDO raccontava al suo
interlocutore una vicenda risalente nel tempo e riferita all’imposizione del
pizzo che lui aveva esercitato nei confronti di un imprenditore di Misilmeri,
che si stava occupando, nell’estate del 2008, del rifacimento esterno della
palestra comunale di Montelepre.
Si tratta, in sostanza, della
conversazione sulla base della quale il GIP aveva già disposto la misura
cautelare in carcere del Sindaco Giacomo TINERVIA, ritenuto responsabile in
concorso di estorsione aggravata e continuata (accusa ad oggi decaduta) e
concussione. A seguito della vicenda penale, TINERVIA, oggi sottoposto
all’obbligo di firma nel Comune di residenza dopo avere scontato un periodo di
detenzione ai domiciliari, decadeva ope legisdalla carica elettiva.
Per tale circostanza il Ministero dell’Interno, su proposta della Prefettura di
Palermo, ha disposto un’indagine amministrativa, tuttora in corso, all’interno
del Comune di Montelepre, al fine di verificare eventuali condizionamenti di cosa
nostra nei confronti dell’amministrazione locale.
Subito dopo gli arresti dell’8 aprile
u.s., data della più consistente operazione “Nuovo Mandamento”, la Procura
della Repubblica di Palermo ed i Carabinieri di Monreale, con solerzia e
perizia, iniziavano un’intensa attività istruttoria ed eseguivano approfonditi
accertamenti, anche sulla base delle dichiarazione di vittime e indagati,
proprio per delineare in maniera più netta i contorni delle fattispecie
criminose.
L’ipotesi iniziale si fondava come detto
su una principale fonte di prova, ovvero la conversazione tra VASSALLO e
LOMBARDO, in cui si parlava della sospensione forzata dei lavori, al fine di
indurre l’imprenditore a sottostare alla richiesta estorsiva, e di un incontro
tra il Sindaco TINERVIA e LOMBARDO Giuseppe per il tramite di DE SIMONE
Salvatore (autista del Sindaco e zio del capo mafia) nel corso del quale i due
avrebbero stabilito come suddividere la somma di denaro, in parte da destinare
alle casse dell’organizzazione criminale ed in parte nella casse del Municipio.
Il proseguo delle indagini delineava
ulteriormente la condotta proprio del DE SIMONE.
Infatti, dalla ricostruzione emerge che
l’imprenditore, dopo la sospensione forzata dei lavori, si recava presso il
Palazzo del Municipio al fine di chiedere al Sindaco come si sarebbe dovuto
comportare. L’incontro sarebbe avvenuto al di fuori del Comune, nella parte
antistante, alla presenza anche di altri Assessori. Nella circostanza, il
Sindaco, che aveva subito inteso di chi l’imprenditore stesse parlando sulla
base della descrizione che egli gli fece della persona che aveva costretto gli
operai ad interrompere i lavori, concordò con lo stesso imprenditore di
trattare la questione con il suo autista, DE SIMONE Salvatore, zio di LOMBARDO
Giuseppe. Il giorno successivo, infatti, DE SIMONE si presentava al cantiere,
rappresentando all’imprenditore che per sistemare la questione avrebbe dovuto
corrispondere a cosa nostra ed al Comune, per svolgere
feste e piccoli lavori di ristrutturazione e manutenzione del centro urbano, il
3% del totale dei lavori che ammontava a 800.000 € circa, corrispondente a
24.000 €. Per una forma di “cortesia”, lo stesso DE SIMONE riferiva che si
sarebbe “accontentato” di 18.000 €, corrisposti poi in più tranche fino ad una
cifra di 12.000 €, più altri 2.000 € consegnati direttamente nelle mani di
LOMBARDO Giuseppe, che in maniera estemporanea si era presentato per “chiedere
unprestito al fine di fare fronte alle richieste di un creditore”
(a riscontro della sua drammatica situazione debitoria, causa peraltro della
destituzione di cui si è detto sopra).
IL TENTATIVO DI ESTORSIONE PER LA
COSTRUZIONE DEL PARCHEGGIO MULTIPIANO A MONTELEPRE
Già nel corso dell’operazione dell’8
aprile scorso erano stati tratti in arresto i responsabili delle richieste
estorsive nei confronti degli imprenditori che si stavano occupando di
costruire un parcheggio multipiano a Montelepre. Un’opera importante per la
comunità di Montelepre, per un valore complessivo di 1.000.000 € circa, e per
la quale i responsabili dicosa nostra avevano richiesto in questo
caso non il solito 3% di pizzo, per costringere le imprese a “mettersi
a posto” con l’organizzazione criminale, bensì un 5% da suddividere
fra la famiglia di Montelepre ed il mandamento di San Giuseppe Jato.
Durante la citata operazione, erano
infatti stati tratti in arresto LOMBARDO Giuseppe e ABBATE Giuseppe,
rispettivamente reggente delle famiglie di Montelepre, comune ove si stavano
eseguendo i lavori, e di Giardinello, paese sede dell’impresa aggiudicataria.
Gli ulteriori approfondimenti di indagine
hanno consentito oggi di trarre in arresto anche LOMBARDO Antonino, padre di
Giuseppe, resosi responsabile in ripetute circostanze di aver cercato di
contattare l’imprenditore, il quale si rifiutava di pagare, facendosi sempre
negare.
LA NOTIZIA DELL’OMICIDIO
LOMBARDO Antonino, arrestato oggi nel
corso dell’operazione, è il figlio dell’anziano boss di Montelepre LOMBARDO
Salvatore e padre di Giuseppe, ed è già stato condannato per partecipazione ad
associazione mafiosa il 7 giugno del 2002. Seppure non investito in prima
persona della gestione della famiglia mafiosa di Montelepre, le attuali
attività investigative hanno provato la sua partecipazione alle dinamiche
interne al sodalizio mafioso, con particolare riferimento alla sua conoscenza
del progettato omicidio di BILLITTERI Giuseppe e la sua condotta nel tentativo
di estorsione ai danni dell’imprenditore di Giardinello per la costruzione del
parcheggio multipiano.
Nello specifico, LOMBARDO Giuseppe, nel
corso di una conversazione con VASSALLO Francesco, entrambi tratti in arresto
l’8 aprile scorso, rivelava il suo status di uomo d’onore,al pari
del padre LOMBARDO Antonino e del nonno LOMBARDO Salvatore.
Nella circostanza, i due indagati
disquisivano sui ruoli e sullo status di “uomini d’onore” dei soggetti
preminenti in seno alle varie articolazioni del nuovo mandamento dell’area
iatina, quali MULE’ Salvatore, LO VOI Giuseppe, VASSALLO Giuseppe (detto Pinuzzo), MARFIA
Giuseppe (detto lo scienziato), LIBRANTI LUCIDO
Giuseppe e MADONIA Vincenzo.
LOMBARDO Giuseppe precisava, inoltre, che,
secondo le regole di cosa nostra, per ricoprire un ruolo di vertice in
seno all’associazione mafiosa si deve necessariamente essere stati affiliati
formalmente (“E per essere questo, non deve essere per forza fatto, ah?”).
Sempre nello stesso contesto, LOMBARDO
Giuseppe rivelava i dettagli relativi al suo status di uomo d’onore:
l’affiliazione era risalente a circa cinque anni prima ed era avvenuta grazie a
una cerimonia alla presenza di altri quattro uomini d’onore, non
indicati, tra cui il suo rappresentante o padrino di
affiliazione, responsabile o capofamiglia del mandamento di appartenenza; alla
stessa maniera era stato affiliato suo padre LOMBARDO Antonino,uomo d’onore da
più tempo rispetto a lui.
Con riferimento all’omicidio, già nella
ricostruzione delle fasi della scomparsa di BILLITTERI Giuseppe, era stata
analizzata la condotta di LOMBARDO Giuseppe nel momento in cui preparava i
“lacci” verosimilmente utilizzati per lo strangolamento della vittima. In quella
occasione, Giuseppe LOMBARDO riceveva dal genitore Antonino consigli a
più riprese sulle modalità di utilizzo dei “lacci” (“Attento con questo a
stringere, che struppia”) e le cautele da adottare (“Stai attento!”).
Nel contempo, LOMBARDO Giuseppe ed Antonino discutevano delle tensioni in seno
al mandamento mafioso dell’area iatina e della relativa fase di assestamento
dettata dall’espansione dei confini territoriali del sodalizio mafioso sotto la
direzione del boss SCIORTINO Antonino, con particolare riguardo alla necessità
di intervenire in maniera drastica sulla famiglia mafiosa di Monreale (“COMINCIÒ
LA GUERRA!”).
La riprova della conoscenza da parte di
LOMBARDO Antonino del piano delittuoso in danno del BILLITTERI si rinveniva
anche nella conversazione ambientale del giorno successivo all’omicidio, nel
corso della quale LOMBARDO Giuseppe e il padre Antonino discutevano in maniera
esplicita della mancata pubblicazione sul giornale della notizia della
scomparsa del BILLITTERI. Infatti, il giorno dopo l’omicidio, il
23.3.2012, LOMBARDO Giuseppe si recava dal reggente del mandamento di San
Giuseppe Jato, MULE’ Salvatore, presso la masseria di c.da Arcivocale di
Monreale, dove lo incontrava.
Nel stesso pomeriggio LOMBARDO Giuseppe
rivelava al padre che MULE’ Salvatore: “Non sapeva che … inc… che è sparito…
non lo sapeva perché ieri non è che ci siamo visti… Hai capito? Gliel’ho detto
stamattina… Minchia mi ha abbracciato. Io non gliel’avevo detto… inc…”.
IL FURTO DI BESTIAME
Già nell’operazione dell’8 aprile scorso
si era evidenziato come una delle illecite fonti di reddito dell’organizzazione
criminale fossero i furti di animali, ossia l’abigeato.
Le indagini avevano permesso di poter
ricostruire in maniera dettagliata il “modus operandi” ed i compiti dei
soggetti che hanno partecipato alla commissione di tali delitti, evidenziando
il ruolo di comando di MULE’ Salvatore, che ha promosso, ordinato e autorizzato
la commissione di tali furti. Ogni ricostruzione dei furti ha consentito di
individuare il “basista”, cioè colui che aveva il compito di scegliere
la vittima, studiarne le abitudini ed il luogo dove doveva essere effettuato il
colpo. Veniva, inoltre, accertato per ogni singolo furto anche chi aveva il
compito del “palo”, cioè deputato alla vigilanza ed al controllo, mentre
i complici compivano il furto degli animali. Questi, oltre ad essere destinati
alla macellazione clandestina, venivano anche reimpiegati per il pascolo nelle
aziende agricole degli stessi mafiosi.
L’attività delittuosa ha rappresentato per
l’organizzazione criminale un’importante fonte di sostentamento, ad
integrazione dei proventi delle estorsioni e della droga.
Con l’odierna operazione, viene
ricostruito un ulteriore furto (rispetto ai 5, tra consumati e tentati, già
contestati con la precedente operazione) avvenuto in danno di un allevatore
della provincia di Trapani (90 ovini). Il furto era stato anticipato però da un
tentativo, andato a vuoto perché gli autori materiali, dopo diversi
sopralluoghi e dopo essersi appostati (secondo i ruoli ad ognuno di essi
assegnato, tra cui anche un complice per il controllo della vittima presso la
sua abitazione), fuggivano spaventati da una luce azzurra simile a quella dei
lampeggianti di una pattuglia dei Carabinieri: “Ma se c’era un
lampeggiante, c’era…Come abbiamo visto quel lampeggiante, minchia ho detto…
minchia ho detto sbirri sono! E infatti ci siamo buttati di qua, di più quello
ha detto minchia mio figlio, infatti abbiamo lasciato il camion là e siamo
partiti”. In verità la luce che li aveva fatti scappare era: “Lo
sai che cos’è che è… zanzariera è”.
Gli ulteriori approfondimenti di indagine consentivano, comunque, di dimostrare
che il furto di ovini era stato solamente rimandato ed effettuato poi in
ARRESTATI
1. LOMBARDO
Antonino nato a Tunisi il 12.5.1948, residente a Montelepre (PA);
2. MANIACI
Giacomo, nato a Palermo l’11.3.1976, residente a Montelepre (PA);
3. CUCCHIARA Giuseppe Vincenzo nato a Montelepre (PA) il 27.2.1960
detenuto;
4. ABBATE Santo nato a Montelepre (PA) il 28.5.1936, ivi residente (agli arresti
domiciliari);
5. LA CORTE Vincenzo nato a Palermo il 9.6.1986, residente a
Monreale (PA);
6. LIOTTA
Raimondo nato a Camporeale (PA) il 6.8.1966, detenuto;
7. DE
SIMONE Salvatore nato a Palermo l’8.6.1956, residente a Montelepre
(PA);
Palermo, 15 ottobre 2013
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