Giuseppe Mulè, uno degli arrestati |
Dalle prime luci dell’alba, in provincia di Palermo, tra i comuni di San
Giuseppe Jato e Camporeale, militari del Nucleo Investigativo del Gruppo di
Monreale hanno dato esecuzione a 8 misure di custodia cautelare, emesse dal GIP
del Tribunale di Palermo su richiesta della locale DDA (indagine coordinata
dai Proc. Agg. Teresa PRINCIPATO e Vittorio TERESI, e dai Sost. Proc. Francesco
DEL BENE, Sergio BARBIERA, Sergio DEMONTIS e Daniele PACI), nei confronti di
altrettanti indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di “associazione
per delinquere finalizzata alla coltivazione, raffinazione e
commercializzazione di sostanza stupefacente del tipo “cannabis indica” (artt.
74 commi 1 e 2 D.P.R. 309/1990) e di concorso nella coltivazione illecita di
sostanza stupefacente al fine di spaccio (artt. 110 c.p., 73 commi 1 e 6,
nonché 80 comma 2 del D.P.R. 309/1990), entrambi i reati aggravati dall’aver
voluto favorire l’associazione mafiosa “Cosa nostra” avvalendosi delle
condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. (art. 7 D.L. 152/91)”.
L’operazione è una costola dell’indagine di più ampia portata denominata
convenzionalmente “Nuovo Mandamento”, che ha documentato la riorganizzazione
territoriale di Cosa nostra nella parte occidentale della
provincia di Palermo (con la creazione di una nuova sovrastruttura di
coordinamento, individuata nell’area di Camporeale, dei due storici mandamenti
mafiosi di “San Giuseppe Jato” e “Partinico”) e che ha portato, l’8.4.2013,
all’esecuzione di una o.c.c. nei confronti di 38 persone, tra capi e gregari.
In particolare, le indagini, avviate nel dicembre 2010, hanno consentito
di:
- verificare
come una delle fonti di reddito dell’associazione mafiosa investigata fosse la
coltivazione di canapa indiana, finalizzata alla produzione e alla successiva
immissione sul mercato di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del
tipo marijuana, con il fine di provvedere al mantenimento dell’organizzazione
criminale e, soprattutto, al sostentamento dei detenuti e delle loro famiglie,
come manifestazione del vincolo di solidarietà che lega gli affiliati;
- a
riscontro dell’attività investigativa, individuare:
· alcune
piantagioni nell’entroterra della provincia di Palermo, specie nella valle del
fiume Jato, con il contestuale arresto in flagranza di 3 persone deputate alla
loro coltivazione;
· due
luoghi di stoccaggio della sostanza stupefacente, pronta per essere immessa sul
mercato locale, con l’arresto in flagranza di 8 custodi e il sequestro di circa
40 kg di marijuana già essiccata;
- denunciare
a piede libero altre 13 persone, di cui 8 già detenute a seguito
dell’operazione “Nuovo Mandamento” e nei confronti delle quali il GIP, pur
evidenziando la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, non ha ritenuto
esistenti le esigenze cautelari.
OPERAZIONE “NUOVO MANDAMENTO”
Le indagini condotte sul “Nuovo Mandamento” avevano consentito inizialmente
di ridisegnare i confini del mandamento di San Giuseppe Jato, che rispetto al
passato aveva assunto una conformazione parzialmente diversa ricomprendendo le
famiglie mafiose di San Giuseppe Jato e San Cipirello, Camporeale, Piana degli
Albanesi, Monreale, Montelepre e Giardinello. Veniva esclusa la famiglia
mafiosa di Altofonte, che veniva lasciata alle dipendenze di un mandamento
cittadino, Santa Maria di Gesù - Villagrazia.
Dopo il transito di alcune famiglie mafiose dal mandamento di Partinico a
quello di San Giuseppe Jato si assisteva, a seguito della scarcerazione
(5/11/2011) di SCIORTINO Antonino (cl.62, pluripregiudicato, celibe, allevatore,
personaggio storicamente legato ai VITALE di Partinico e a RACCUGLIA Domenico),
all’accorpamento dei due mandamenti e alla nascita del “super-mandamento
mafioso” di Camporeale, sotto l’egida dello stesso SCIORTINO.
Dal novembre 2011 al marzo 2012, l’intervento del nuovo capo del
super-mandamento determinava:
- l’inglobamento
di Altofonte al super-mandamento, sottraendolo di fatto al mandamento di Santa
Maria di Gesù – Villagrazia;
- a
Monreale, la nomina di MADONIA Vincenzo a reggente della famiglia mafiosa al
posto di DAMIANI Sergio, a favore del quale si registravano pressioni
provenienti dal carcere da parte degli affiliati, dopo la destituzione dal
ruolo di comando di BADAGLIACCA Antonio;
- la
progressione di carriera di LIBRANTI LUCIDO Giuseppe, da capodecina del
territorio di Pioppo a portavoce e vettore delle direttive di MULE’ Salvatore e
SCIORTINO Antonino;
- a
Montelepre, prima la conferma e poi la destituzione di LOMBARDO Giuseppe;
- la
conferma di ABBATE Giuseppe a Giardinello, di MATRANGA Francesco a Piana degli
Albanesi e di GIAMBRONE Antonio a Borgetto.
Nel corso delle indagini veniva inoltre individuata, in contrada Arcivocale
di Monreale, fra i Comuni di San Cipirello e Corleone, una masseria indicata
dagli indagati come “ sede centrale” del mandamento e dove, effettivamente,
avvenivano la maggior parte degli incontri fra gli esponenti di cosa
nostra per trattare qualsiasi tipo di argomento: dalla risoluzione di
vicende private alla riorganizzazione dell’associazione mafiosa.
Nel periodo febbraio-marzo 2012, a conclusione della fase di
riorganizzazione e stabilizzazione dei nuovi assetti di cosa nostra,
le intercettazioni rilevavano come tale repentina e autorevole riorganizzazione
del territorio non era passata indenne ed aveva generato l’insorgere di
tensioni proprio nei territori di Altofonte e Monreale. A farne le spese
BILLITERI Giuseppe, incensurato, venditore ambulante, zio di DAMIANI Sergio,
uomo d’onore della famiglia mafiosa di Monreale, ucciso, con il metodo della
“lupara bianca” il 22 marzo 2012.
IL FINANZIAMENTO CON LA DROGA
A cavallo dell’estate 2012, le indagini evidenziavano come una delle fonti
di reddito dell’associazione mafiosa investigata fosse la coltivazione di
canapa indiana, finalizzata alla produzione ed alla successiva immissione sul
mercato di ingenti quantità di sostanza stupefacente del tipo marijuana, con il
fine di provvedere al mantenimento dell’organizzazione criminale e, in
particolare, al sostentamento delle spese per i detenuti.
Il monitoraggio degli indagati ha permesso di individuare tre piantagioni
del citato stupefacente, tutte insistenti nell’area territoriale compresa tra
San Giuseppe Jato e Camporeale, nonché di recuperare una grossa quantità di
canapa indiana (circa 40 kg) già essiccata e pronta per essere posta in
commercio, del valore commerciale al dettaglio di circa 200.000
€.
Nello specifico, il gruppo criminale investigato ha provveduto, quale prima
attività del disegno criminoso, alla creazione di una piantagione di grandi
dimensioni in contrada Argivocalotto di Monreale, composta da oltre 6000 piante
ed alla cui realizzazione hanno partecipato i maggiori esponenti delle famiglie
mafiose. Successivamente, a causa del timore che la piantagione potesse essere
individuata, provvedevano allo spostamento delle piante che costituivano la
coltivazione e alla loro collocazione in altre più piccole, di più difficile
individuazione per le forze dell’ordine e di più facile gestione per
l’organizzazione. L’attività d’indagine ha consentito l’individuazione di due
di queste piantagioni dalle dimensioni più contenute, una sequestrata il
4.8.2012, in località Tagliavia (riconducibile direttamente al gruppo LO
VOI – MULE’) ed una in contrada Monte Petroso, agro di Camporeale, di cui è
stata documentata l’esistenza solo in un momento successivo alla sua
distruzione (riconducibile al gruppo capeggiato da SCIORTINO Antonino).
La prosecuzione delle investigazioni si è rivelata nondimeno assai proficua
e significativa per confermare l’unicità del disegno criminale
dell’organizzazione e la riconducibilità ad essa della piantagione più grande
di Argivocalotto.
Infatti, in data 26.09.2012 e 09.10.2012, il Nucleo Investigativo di
Monreale individuava due grossi quantitativi di stupefacente già stoccati e
pronti per l’immissione sul mercato, custoditi in luoghi ritenuti sicuri e
tutti riconducibili a personaggi di spicco della consorteria criminale: la
masseria di LO VOI Giuseppe e MULE’ Salvatore, già indicata dagli indagati
quale “sede centrale” del mandamento mafioso, ed un fabbricato rurale
ubicato sempre in contrada Arcivocale, a poche centinaia di metri dall’azienda
di LO VOI Giuseppe e MULE’ Salvatore, roccaforte dell’organizzazione criminale.
LA PIANTAGIONE DI CONTRADA ARGIVOCALOTTO DI MONREALE
Nel mese di giugno 2012, venivano intercettate alcune conversazioni
ambientali dalle quali emergeva con chiarezza che gli indagati erano impegnati
per la messa a dimora di numerose piante di cannabis indica in un fondo
agricolo ubicato in contrada Arcivocalotto di Monreale, allo scopo di procedere
alla loro illecita coltivazione. Il terreno, subito individuato, risultava di
proprietà di una anziana signora, all’oscuro di tutto, e coltivato ad uliveto.
Ignari di essere intercettati, dopo aver trasportato le piantine di
cannabis indica con il fuoristrada in uso a LO VOI Giuseppe ed altre
autovetture, provvedevano al loro interramento ed alla creazione di un impianto
di irrigazione collegato ad una vasca artificiale ubicata a poche centinaia di
metri dalla coltivazione.
A causa del timore di essere scoperti, dopo circa tre giorni, la
piantagione veniva smantellata e le piante sradicate e trasferite in altre
località.
LA PIANTAGIONE DI
CAMPOREALE
Le intercettazioni captate a bordo dell’autovettura in uso a LO CASCIO
Francesco hanno permesso di svelare l’esistenza di una piantagione di “cannabis
indica”, di circa un centinaio di piantine, anche
nel territorio di Camporeale ed esattamente in contrada Monte Petroso. Le
indagini hanno accertato che la gestione di tale piantagione, trovata poi
completamente distrutta all’inizio del luglio del 2012, era affidata a
BATTAGLIA Giovanni.
LA PIANTAGIONE DI
CONTRADA TAGLIAVIA
Agli inizi del mese di agosto 2012 i Carabinieri del Gruppo di Monreale
provvedevano al sequestro di una piantagione di canapa indiana ubicata in c.da
Tagliavia di Monreale, all’interno di un casolare abbandonato.
Nel corso delle operazioni, venivano tratte in arresto due persone e
sequestrate 190 piante di cannabis indica. MULE’ Giuseppe, fratello del
reggente del mandamento, riusciva a sfuggire all’arresto, ma riconosciuto
dai militari operanti, veniva successivamente denunciato in stato di libertà.
Le intercettazioni ambientali confermavano la volontà del gruppo criminale
riconducibile a LO VOI Giuseppe e MULE’ Salvatore di suddividere gli
arbusti della piantagione di Argivocalotto tra i vari indagati, affinché questi
creassero e gestissero delle coltivazioni più piccole e dunque di più difficile
individuazione per le forze dell’ordine.
IL SEQUESTRO DELLO STUPEFACENTE IN CONTRADA ARCIVOCALE
Nella consapevolezza che l’avvicinarsi della fine della stagione estiva
avrebbe reso ancora più arduo il rinvenimento di altre piantagioni di cannabis che
sarebbero via via state dismesse per la raccolta dello stupefacente, veniva
modificata la strategia investigativa, concentrandosi non più sulla ricerca
degli arbusti ma sull’individuazione dei luoghi dove lo stupefacente, una volta
raccolto, sarebbe stato collocato per l’essicazione, lo stoccaggio e la
successiva immissione sul mercato.
L’attività investigativa portava all’arresto, in data 26.09.2012, di 8
persone in flagranza di reato ed al sequestro di circa 14 kg di
stupefacente, custodito presso la masseria in uso a LO VOI Giuseppe e MULE’
Salvatore, in contrada Arcivocale, “sede centrale” del
mandamento mafioso, ed al rinvenimento e sequestro, in data 09.10.2012, sempre
in contrada Arcivocale, a poche centinaia di metri dalla masseria di cui sopra,
di altri 25 kg della stessa sostanza, all’interno di un altro fabbricato
rurale.
ARRESTATI
1. BATTAGLIA
Giovanni, nato ad Alcamo (TP) il 17.11.1984, residente a Camporeale (PA);
2. DI
MAGGIO Baldassarre, nato a Partinico (PA) il 24.6.1979, residente a San
Giuseppe Jato (PA).
3. FICARROTTA
Pietro, nato a Platania (CZ) il 5.10.1968, residente a San Cipirello (PA);
4. LIOTTA
Raimondo, nato a Camporeale (PA) l’8.6.1966, ivi residente;
5. LO
VOI Salvatore, nato a Partinico (PA) il 17.9.1979 e residente a San
Giuseppe Jato (PA);
6. MULE’
Giuseppe, nato a San Cipirello (PA) il 30.12.1981, ivi residente;
7. PARRINO
Antonino, nato a Palermo il 15.7.1971, residente a San Giuseppe Jato (PA);
8. PARRINO
Rosario, nato a Partinico (PA) l’8.12.1983, residente a San Cipirello (PA);
Palermo, 17 settembre
2013
Nessun commento:
Posta un commento