Fabrizio Barca |
di FABRIZIO BARCA
In questo ultimo quarto di secolo aperto dalla caduta del muro di Berlino e segnato da Tangentopoli, quante volte abbiamo sentito parlare di cambiamento, rinnovamento, nuova visione, ricambio delle classi dirigenti? Quante volte abbiamo sentito dire che ci voleva un leader unico con forti poteri ("il sindaco d'Italia" lo chiamava Mario Segni) circondato da tecnici capaci di soluzioni straordinarie e risolutive? E assieme una rappresentanza diretta della società civile che dialogasse direttamente con quel leader, superando particolarismi, correnti e oligarchie?
In questo ultimo quarto di secolo aperto dalla caduta del muro di Berlino e segnato da Tangentopoli, quante volte abbiamo sentito parlare di cambiamento, rinnovamento, nuova visione, ricambio delle classi dirigenti? Quante volte abbiamo sentito dire che ci voleva un leader unico con forti poteri ("il sindaco d'Italia" lo chiamava Mario Segni) circondato da tecnici capaci di soluzioni straordinarie e risolutive? E assieme una rappresentanza diretta della società civile che dialogasse direttamente con quel leader, superando particolarismi, correnti e oligarchie?
In nome di questa narrativa abbiamo avuto
due riforme elettorali mirate a dare più potere e stabilità al governo. Abbiamo
avuto ben tre "partiti" della società civile affidati a un
"proprietario", a un mattatore e a un tecnico. I partiti di
centrosinistra che popolano oggi il Partito democratico hanno avuto 14 leader.
Di governi ne abbiamo visti 14 (10 premier) a esito di grandi campagne elettorali
ed entusiasmi delle folle.
I risultati di questo quarto di secolo
sulla nostra qualità della vita, nonostante l'energia e l'impegno di tanti
grumi della società, sono pari a zero. Produttività ferma, uscita di Lombardia
e Emilia Romagna dal pacchetto di testa delle regioni d'Europa per
competitivitá, Sud bloccato, esclusione sociale e ineguaglianza in aumento,
depressione culturale. E' mai possibile predicare oggi le stesse cose che hanno
dato questi esiti?
Non sorge il dubbio che
stiamo sbagliando e che bisogna cambiare rotta? Che, certo, ci vogliono leader
carismatici, ma dietro devono avere una squadra e una strategia frutto di
fatica e dibattito? Che ciò che manca per governare l'Italia non è il potere ma
la partecipazione e il presidio moderno dell'attuazione? Che la squadra, la
strategia e la partecipazione hanno bisogno di un partito-palestra, innovativo,
strumento della società? È questo il senso del documento che ho scritto e dei 6 impegni di rinnovamento del Pd che ho proposto.
Molti, come me, legano il loro voto al
Congresso a posizioni chiare dei candidati a segretario su questi e altri
contenuti. É da queste posizioni che può venire quel confronto acceso sul
merito che é condizione di vero cambiamento.
Pubblicato: 08/09/2013 06:00
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