Maria Falcone |
La figlia
del superboss intervistata da una tv svizzera: ''Sono onorata di chiamarmi
così, è il cognome di mio padre e immagino che qualsiasi figlio che ama i suoi
genitori non cambia il cognome". Reazione di fuoco di Giovanna Maggiani
Chelli, presidente dell'associazione vittime della strage di via dei
Georgofili. Maria Falcone: "Sconcerto e biasimo"
"La sua favoletta di brava figlia che ama
quell'assassino di suo padre, ma che gli dispiace tanto per le vittime di mafia
la vada a raccontare a qualcun altro" scrive in una nota Giovanna Maggiani
Chelli, presidente dell'associazione vittime della strage di via dei
Georgofili. "La smetta di rilasciare interviste a tanto il chilo -scrive
riferendosi all'intervista alla tv svizzera - suo padre non ha ucciso qualcuno
durante un raptus,ma ha macellato e fatto macellare scientificamente centinaia
di poveri cristi che si sono trovati anche solo sulla sua strada come i nostri
figli. Inorridisca una buona volta Lucia Riina davanti a tanto sangue innocente versato
perchè quelle come lei potessero fare la bella vita".
"La prossima volta che rilascia una intervista del genere penseremo seriamente a cercare la possibilita' di querelarla per lesa memoria dei nostri morti torturati e massacrati come cani dal macellaio di via dei Georgofili Salvatore Rina. Inoltre bastano le nostre di televisioni che esaltano i figli dei criminali , non ci si mettano anche quelle svizzere , guardino in casa loro e scopriranno cosi' che capi mafia come RiinaSalvatore non ne hanno mai avuti e che non e' il caso -conclude- di dare voce alla loro progenie".
"Provo sconcerto e biasimo per le dichiarazioni di Lucia Riina. Pur rispettando il suo ruolo di figlia e consapevole che le colpe dei padri non possano per nessuna ragione ricadere sui figli, non accetto che una donna cattolica praticante, come lei sottolinea più volte nell'intervista, non prenda le distanze da un padre assassino" è il commento di Maria Falcone, sorella del giudice ucciso dalla mafia nel '92. "Un padre che ha provocato lacrime e dolore disumano alle tante famiglie delle vittime colpite dalla sua efferata violenza e ferocia. - aggiunge - Sarebbe stato meglio, per etica, moralità e discrezione verso gli italiani, non sbandierare il proprio onore di portare un cognome tanto scomodo e relegare al proprio privato i sentimenti che si nutrono verso un genitore".
"Così come è altrettanto grave - conclude Maria Falcone - che per facile audience una tv svizzera si interessi alla figlia di un boss italiano raccogliendo le sue opinioni su fatti tanto drammatici per la storia del nostro Paese e per le famiglie dei martiri colpiti dalle azioni mafiose ordite dal boss Salvatore Riina".
(La Repubblica, 28
agosto 2013)
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