Fabrizio Ferrandelli |
di Fabrizio Ferrandelli
PALERMO, 6 AGOSTO 2013 - Fabrizio Ferrandelli, deputato
regionale del Pd all'Ars ha scritto questa mattina una lettera al presidente
della Regione siciliana, Rosario Crocetta. Dal titolo "Rosario, così non
ci sto", il deputato esprime la sua preoccupazione, dopo 10 mesi, per
un’azione di governo “deludente” rispetto alla crisi economica e sociale
dell'isola e in un’estate resa ancora più rovente dal suicidio di qualche
giorno fa del giovane formatore del Cefop, dalla morte dopo il parto, proprio
ieri, di una donna di Gangi e nel bel mezzo di una vicenda delicata quale il
Muos di Niscemi. Le riflessioni, sono pubblicate sul blog www.politicaprima.it . Questo il testo:
Non ci sto a veder volare
dal quinto piano Riccardo, 40 anni, formatore, licenziato dal Cefop. Non ci sto
a veder morire Antonina, 40 anni, mamma, che voleva un figlio e ha trovato la
morte aspettando un elicottero del 118 arrivato troppo tardi. Non ci sto a
vedere i miei coetanei, con tutta la vita davanti, che hanno cuffie come catene
per guadagnare 2 euro l’ora. Non ci sto a trasformare la mia terra di arance e
gelsomini in un avamposto militare della Nato con radar e droni.
Mi dispiace Rosario, ma
così non ci sto.
Non ci sto perché tu
confondi vittime e carnefici. Perché c’è una bella differenza tra chi
ruba nei supermercati e chi li ha costruiti rubando, come canta il compagno De
Gregori.
La chiami rivoluzione
questa? Citi Pio La Torre? Stiamo con i piedi per terra Rosario. Questa
non è né rivoluzione né politica. Perché la politica è visione, offre
soluzioni, fa intravedere una meta e indica una via, parla di futuro e dà una
possibilità alle vittime della malapolitica, ai senza futuro di guardare con
speranza al domani. Di cambiare.
E le vittime, presidente
Crocetta, si chiamano Riccardo, Antonina, e tutti quelli che non hanno nome, ma
un acronimo: Pip, Cococo, Gesip etc. Prigionieri di una sigla, senza più
identità. Come i prigionieri di Auschwits con quei numeri stampati a fuoco sul
braccio. E poi ci sono i precari, i lavoratori in nero, i disoccupati, i
cervelli in fuga, i bimbi senza asilo, le imprese che aspettano i soldi.
C’è una questione morale
Rosario, vero, ma c’è innanzitutto una questione sociale in Sicilia. E una
rivoluzione ha senso solo se gli ultimi potranno sperare di salire in
classifica. Se la politica denunciando i torti garantirà diritti, pari
opportunità, competenza e non appartenenza. Se condannerà e denuncerà il
passato avendo lo sguardo rivolto al domani. Se scriverà un’agenda oggi per
proiettarsi al futuro. Per porre le premesse di un fare, non dico di un
progetto, figurati di un’utopia. Solo di un fare. Questa è la politica.
La Sicilia non è solo
burocratica-clientelare, affaristico-mafiosa. La Sicilia non è solo lutto, è
anche luce e un presidente deve essere orgoglioso di mostrare al Mondo tutto il
bello che c’è. Con 10, 100 conferenze stampa. Lo devi agli eroi: quelli che
ogni mattina si alzano, salutano i figli e onestamente si guadagnano il pane. E
sono tanti, Rosario. E tu lo sai. A loro dobbiamo dare risposte. A loro questa
rivoluzione piacerà. Questa politica piacerà. Piacerà a Riccardo, piacerà ad
Antonina, piacerà ai siciliani. E io sarò con te.
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