Lo scorso mese di marzo, per i tipi dell’ISSPE, è stato pubblicato il libro
dello storico Domenico Lo Iacono dal titolo “Il Fascismo clandestino in
Sicilia”. Il volume affronta per la prima volta il tema dei movimenti
clandestini fascisti presenti nell’Isola sin dai primi giorni dell’invasione
alleata. In prima istanza Lo Iacono esamina però quanto avviene in Sicilia sin
dalla notte dal 9 al 10 luglio 1943 quando, nel tentativo di sbarcare in quel
di Gela, i soldati e i paracadutisti delle armate angloamericane corsero il
serio rischio di ritornare sulle sponde africane da dove erano partiti convinti
di potercela fare, data la loro preponderanza di uomini e mezzi. Il volume
evidenzia come la conquista della Sicilia non sia stata per niente una
passeggiata militare come dimostrano la stessa battaglia di Gella (alla quale
Lo Iacono dedica un capitolo), la battaglia di Troina (durata ben 7 giorni e
costata quasi 2.000 morti) e la più cruenta, la battaglia della piana di
Catania che vide superare i 15.000 morti da entrambi i fronti (ne sono ancora
indiscutibile testimonianza gli appositi cimiteri dei soldati degli opposti
fronti).
Altro argomento di cui si occupa Lo Iacono è quello delle stragi americane
verificatesi in ogni angolo di Sicilia e che fino a poco tempo fà erano state
occultate come lo erano state le foibe istriane. Si passa quindi all’argomento
principe del volume: il fascismo clandestino nell’isola, altro tema
completamente sconosciuto fino a poco tempo fà e che l’Autore riesce a
scandagliare ovunque in tutta la Sicilia. Non esiste, infatti, provincia dove
il suddetto fenomeno non si verifichi a cominciare dai primi giorni dell’invasione
quando a Trapani, nel mese di luglio 1943, un gruppo di giovani guidati da Dino
Grammatico fonda “I fedelissimi del Fascismo”. Ma il fenomeno è presente
ovunque in tutte le province. A Catania addirittura sono presenti diverse sigle
dai FAR al Mui al Partito Fascista Democratico di Domenico Leccisi.
Nell’ambito di questo tema particolare rilevanza acquista il movimento dei
“Non si Parte” che si diffonde soprattutto a Ragusa e provincia con la
formazione di diverse repubbliche autonome come quelle di Comiso e Giarratana
(ma altrove quella di Naro e Piana degli Albanesi). Il colore politico del
suddetto movimento insurrezionale (vi furono vere e proprie battaglie con
morti, feriti e centinaia di arrestati come il fascista Turi Cilia e la
comunista Maria Occhipinti) non fù per la verità univoco ma la preponderanza fu
chiaramente fascista. Con la trattazione dell’argomento dei non si parte la
tematica del libro si esaurisce. Ma ce n’è abbastanza per riprendere una
tematica che sembrava fino a poco tempo fà addirittura inesistente.
SiciliaInformazioni, 20 luglio 2013
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