Rosalia, affresco (dalla chiesa distrutta) |
Si espone per la prima volta a palazzo Abatellis
parte di un affresco proveniente dalla distrutta chiesa di Santa
Rosalia, opera di Gioacchino Martorana. Finora si riteneva che fosse
stato distrutto. L’esposizione sarà arricchita da altre opere della
stessa chiesa. A Palazzo Mirto sarà invece esposta una tela di
Giuseppe Patania raffigurante una Madonna del Rosario con Santa
Rosalia e veduta del monte Pellegrino. Era data per distrutta, ridotta in frantumi e
mandata in discarica, come tutta la chiesa di Santa Rosalia allo
Stazzone, che aveva la sfortuna di insistere sull’asse della via Roma.
Era il 1922 e si stava realizzando il 4° tronco di via Roma, quello più
vicino alla Stazione centrale e per la chiesa di Santa Rosalia scoccò
l’ora della demolizione. Adesso, a distanza di quasi cento
anni, si scopre che parte dell’affresco di quella chiesa, dedicato
alla Santuzza, è integro e sarà esposto per la prima volta al
pubblico, dopo un attento lavoro di restauro. A Palazzo Abatellis, dal 12
luglio al 30 settembre (ore 9-17), saranno esposti una grande porzione di
affresco e un dipinto su tela provenienti dalla chiesa.
L’affresco è di Pietro Martorana e proviene dai depositi di Palazzo
Abatellis. E’ tratto dalla parte centrale della volta e raffigura un
folto gruppo di angeli che porta in gloria San Benedetto, alla cui regola
obbediva il monastero di Santa Rosalia, secondo la tradizione
seicentesca che accreditava l’adesione di Rosalia all’Ordine delle
Benedettine. “Insieme all’affresco ritrovato, assai lodato
dalle fonti dell’epoca come capolavoro di Martorana, - dice Giovanna Cassata,
direttrice di Palazzo Abatellis - l’esposizione presenta
altri tre dipinti provenienti dalla distrutta chiesa di Santa
Rosalia di cui uno inedito, restaurato nei laboratori della Galleria
e riconosciuto come una delle numerose tele che Gioacchino Martorana,
figlio di Pietro, eseguì per la navata. Sarà esposto per la prima
volta anche il bozzetto della pala dell’Immacolata, un tempo
posta sull’altare maggiore della chiesa e oggi al Museo Diocesano,
opera di Mariano Rossi, un altro dei protagonisti della pittura
siciliana del Settecento, fra la Sicilia e Roma.L’esposizione si pone come avvio di un percorso di approfondimento sulla perduta chiesa di Santa Rosalia che coinvolgerà gli altri istituti museali e di cultura della città, dal Museo Diocesano, dove furono trasferite diverse opere all’atto della demolizione della chiesa, alla Soprintendenza, al Museo Pitrè, all’Università, ciascuno depositario di brani di storia del monumento.” A Palazzo Mirto, nello stesso periodo, sarà esposta una monumentale pala, proveniente dall’Albergo dei Poveri e qui collocata in deposito dalla Soprintendenza di Palermo.
Nell'ambito di un recente intervento conservativo, curato da restauratori ed allievi del corso di laurea in Conservazione dei Beni culturali, l'inedita pittura ha riacquistato piena leggibilità sia dal punto di vista stilistico che iconografico: opera di un raffinato interprete del neoclassicismo locale, il dipinto, insieme alla Madonna, Santa Rosalia ed altri santi strettamente collegati alla città di Palermo, presenta sullo sfondo un suggestivo brano di paesaggio con una veduta "dal vero" del golfo e di Monte Pellegrino che testimonia il forte legame della santa patrona con la città. Le non trascurabili qualità formali e compositive permettono di riferire l'opera alla cultura figurativa di Giuseppe Patania (1780-1852).
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