avrei voluto avere il tempo per salutarvi da vicino, com’è giusto che sia, alla
fine di un’esperienza come quella che abbiamo appena vissuto. Casa Caponnetto è anche casa mia, da quando l’ho
lasciata ancora di più. Corleone
mi manca, mi sento il cuore in gola e gli occhi lucidi, ogni
volta che la mente ne attraversa i luoghi, i profumi, le strade tortuose. Mi
mancano il sorriso di Franco e le sue inflessioni dialettali, simili al mio
amato idioma calabrese, la sua dolce compagna tanto gentile e affettuosa, le
chiacchierate con Salvatore, i racconti di Calogero, gli occhi attenti di Gino
che ci guidava nel lavoro dei campi. Mi manca quella sensazione tremenda,
incontrollabile ed inspiegabile, il brivido lungo la schiena e sulla pelle, che
non riesco ancora a comprendere ogni volta che incrociavo i luoghi della memoria, simbolo
della lotta alla mafia, ogni volta che si citavano i morti
ammazzati, persone coraggiose che in questo nostro Paese diventano eroi sempre
troppo tardi. LEGGI TUTTO
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