L'intervento di Lumia al Senato |
Oggi al Senato si è discusso sull'istituzione della
Commissione antimafia, per la quale il senatore Giuseppe Lumia ha presentato un apposito disegno di legge. Di seguito l'estratto del suo intervento in Aula.
LUMIA (PD). Signor Presidente, signor
rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, nelle ultime Legislature, sia
nella società che in Parlamento, si è discusso sulla necessità di dare vita
alla Commissione parlamentare antimafia. Io sono tra quelli che ritengono che
la Commissione parlamentare antimafia abbia ancora una funzione a condizione
però che essa non si «culli sugli allori». È vero che ha un passato glorioso e
se ne narrano le gesta; in alcuni momenti è stata un faro importante per
orientare un Paese dove era prevalente il negazionismo della stessa presenza
delle mafie nel nostro Paese, nell'economia e - figurarsi - nella politica.
Non basta più, però, la memoria; non basta più la storia gloriosa
della Commissione antimafia. Oggi la Commissione parlamentare antimafia ha
bisogno di compiere un salto di qualità nel suo modo di lavorare e negli
obiettivi da raggiungere; tale salto deve essere in grado di far compiere un
cammino inedito al nostro Paese e alle istituzioni. Onorevoli colleghi, mai le
istituzioni del nostro Paese, mai i Parlamenti che si sono succeduti nella vita
dell'Italia, così i Governi, hanno fatto della lotta alle mafie un prima e
grande priorità: mai una priorità intorno a cui raccogliere le migliori energie
e la migliore progettualità; mai una priorità in grado di dichiarare guerra
alle mafie in modo progettuale e sistematico.
Abbiamo fatto dei passi in avanti e siamo diventati «bravini»
nell'antimafia del giorno dopo: prima loro colpiscono e poi lo Stato reagisce.
È avvenuto così nei lontani anni Ottanta. Il 30 aprile cadde Pio La Torre e il
3 settembre il prefetto generale Dalla Chiesa. Solo il 13 settembre del 1982 il
Parlamento finalmente si svegliò e diede vita alla legislazione antimafia
contenuta nell'articolo 416-bis e introdusse l'aggressione ai
patrimoni che sono due pietre miliari, due scelte fondamentali intorno cui si
sono costruite successivamente le migliori scelte della legislazione antimafia.
È avvenuto così nei tragici momenti delle stragi del 1992-1993.
Falcone aveva un'idea progettuale e sistematica delle lotte alle
mafia. Quel grande progetto gli fu impedito; la stagione delle stragi di cui
oggi molto si discute e la maledetta trattativa riuscirono a bloccare quella
dimensione progettuale. Ecco perché, cari colleghi, oggi siamo chiamati a fare
un salto di qualità. Proviamo un po' a sognare ad occhi semiaperti, come diceva
un grande intellettuale come Ernst Bloch, e a guardare la nostra società;
pensiamo a come la lotta alle mafie potrebbe essere una grande leva in grado di
smuovere le montagne dei problemi che abbiamo nel nostro Paese e di dare
dinamismo alle nostra economia. Sono circa 150 i miliardi che le organizzazioni
mafiose oggi sono in grado di fatturare, una cifra rilevante soprattutto nella
crisi drammatica in cui vivia! mo. Pensiamo a quanto valore si potrebbe dare
alle nuove generazioni recuperando fiducia e speranza nel rapporto con le
istituzioni e la politica.
Pensiamo a quanta credibilità il nostro Paese potrebbe avere se
l'Europa riuscisse ad imporre, con un atteggiamento forte e qualificato, uno
spazio giuridico antimafia comune. In queste ore è stata diffusa la notizia
relativa ad un grosso boss mafioso del cartello potentissimo dei
messicani, militarmente senza precedenti e in grado anche di smuovere una massa
enorme di economia e finanza intorno al grande traffico di cocaina e droghe.
Ecco perché abbiamo un'opportunità storica e nei travagli e nelle difficoltà
enormi di questa legislatura un salto di qualità dobbiamo proporlo. Forse la
lotta alle mafie potrebbe farci guardare tutti diversamente; forse potrebbe
sciogliere dei nodi ancora irrisolti nei rapporti all'interno della maggioranza
e con le ! opposizioni. Insomma, potremmo farla diventare una grande occasione
per riformare realmente la politica e per rimuovere gli ostacoli che oggi
impediscono alla società italiana di spiccare il volo.
La Commissione parlamentare antimafia ha poteri enormi; forse è
l'unica realtà istituzionale, tra le democrazie avanzate, che è in grado di
intervenire sul potere giudiziario perché ha gli stessi poteri della
magistratura; può intervenire sul potere legislativo; sui Parlamenti, su di noi
perché ha un potere di indirizzo e sull'Esecutivo. Insomma, ha tutti gli
strumenti perché la Commissione antimafia guidi questo grande processo di
innovazione e cambiamento nella società italiana.
Naturalmente dobbiamo crederci. Dobbiamo fare in modo che i
parlamentari che saranno scelti per andare in Commissione parlamentare
antimafia sentano che innanzitutto appartengono allo Stato prima che ai propri
Gruppi, che loro sono commissari che non devono guardare in faccia a nessuno.
Devono naturalmente usare quei poteri con rigore, serietà e con una logica non
strumentale e fare in modo che il nostro Paese abbia uno strumento senza
precedenti. Con questo approccio potremmo affrontare la stagione delle stragi
del 1992-1993, dire al Paese che finalmente le istituzioni, attraverso la
Commissione parlamentare antimafia, sono in grado di affrontare le terribili
verità, preparare il Paese anche alle più profonde e dolorose verità e fare in
modo che quel periodo non sia pi&ugrav! e; rimosso o produca divisioni
diventando un periodo in cui veramente le istituzioni si guardano dentro per
capire quali siano le responsabilità e in cui si faccia un salto di qualità.
È anche un'occasione per allargare la visione della Commissione
parlamentare antimafia e giungere ad una visione territoriale aperta.
Oggi tutti i territori devono fare i conti con la presenza delle
mafie, nessuno escluso. E quando si è negato nel Nord si è fatto un regalo alle
mafie, e quando si è minimizzato nel Nord si è facilitata la crescita delle
mafie e si è arrivati dopo. E anche lì si è organizzata l'antimafia del giorno
dopo. Oggi negare e minimizzare è un fatto gravissimo.
Dobbiamo invece preparare, organizzare meglio, strutturare una
progettualità in grado di colpire le mafie, in tutti i loro aspetti, sul
versante militare, sì sul versante militare, con una legislazione ancora più
avanzata. Pensate se riuscissimo ad approvare delle norme in grado di dire ai
boss mafiosi: guardate che qualunque reato voi commettiate il minimo della pena
sarà vent'anni, da vent'anni all'ergastolo. Spezzeremmo il loro meccanismo
di welfare, di mantenimento delle famiglie,
impediremmo quel riciclo che continuamente sono in grado di attuare perché
hanno quelle risorse per organizzare un turnover che le istituzioni democratiche non
sono in grado di fare. Bloccheremmo la possibilità a quelli che lasciano il
carcere dopo pochi! giorni di riprenderla e magari essere colpiti la seconda,
la terza volta dalle strutture dello Stato con uno spreco di energie e di
risorse che oggi non ci possiamo più permettere.
Pensate un po' in questo Parlamento se riuscissimo a rendere la
denuncia obbligatoria per tutte le attività economiche con penalità non
classicamente di tipo penale, ma di tipo amministrativo, e con incentivi
potenti mai realizzati prima, che vanno nella direzione fiscale e contributiva,
per fare di un milione, un milione e mezzo di imprese che oggi pagano il pizzo
dei soggetti di legalità e di sviluppo in grado di dire un no oggettivo che non
dipende più dalla loro volontà contro le mafie.
Penso a scelte di questo tipo. Penso sia ormai giunto il tempo di
riaprire Pianosa e l'Asinara, per varare tutti insieme una legge sulle
incandidabilità di chi è coinvolto in processi di mafia. E penso sia possibile
anche allargare lo spazio d'azione ad altri fenomeni eversivi. Il presidente
Grasso più volte ci ha richiamato alla necessità di guardare in modo un po' più
profondo a ciò che è avvenuto anche su questo aspetto nel Paese. Magari
scopriremmo delle connessioni con le organizzazioni mafiose e magari potremmo
utilizzare quella metodologia che la storia ha accumulato nella sapienza della
Commissione antimafia per fare chiarezza anche lì su molti fatti che hanno
creato lutti, stragi e che hanno compromesso e reso opaca la nostra democrazia.
Insomma, colleghi, è una grande occasione anche in questa
legislatura. Facciamo in modo che quest'ultima abbia le energie e la forza di
compiere quel salto di qualità. La società è pronta; le realtà che operano
nella società civile in modo progettuale nel campo dell'antimafia ce lo
chiedono. Così noi potremo indicare finalmente quel salto di qualità che
renderebbe nobile la nostra funzione e che farebbe della Commissione
parlamentare antimafia una cosa utile e attuale.
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