di Antonio Nicola Pezzuto
(AntimafiaDuemila) La Direzione Distrettuale Antimafia di Bari
e i carabinieri del Ros, con il supporto del Nucleo Investigativo dei
carabinieri di Foggia, hanno assestato un duro colpo ai vertici delle
“Batterie” del clan mafioso denominato “Società Foggiana”, egemone a Foggia e
provincia. “Corona”, questo il nome dato dagli investigatori all’importante
operazione antimafia. Nome scelto per esprimere una certa soddisfazione in
quanto sta ad indicare il coronamento di tutta una serie di importanti,
complesse e articolate indagini.
A finire nella rete
degli inquirenti ben 24 persone, tutte raggiunte da un’ordinanza di custodia
cautelare. Le accuse a loro carico sono pesantissime. Risultano indagate per
associazione mafiosa, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, plurimi
episodi di estorsione con l’aggravante mafiosa. E ancora, pesantissima, l’accusa
di sequestro di persona a scopo di estorsione, detenzione e porto abusivo di
armi da sparo e materiale esplodente, violenza, danneggiamento, ricettazione,
riciclaggio di autovetture, evasione, violazione della misura della
sorveglianza speciale della P.S., lesioni personali aggravate. Insomma, di
tutto di più.
L’inchiesta ha dimostrato come la mafia foggiana abbia ormai assunto un ruolo di primo piano nel panorama criminale nazionale riuscendo a coniugare una forte capacità di controllo del territorio con una vocazione affaristico imprenditoriale.
Le indagini hanno svelato l’organigramma della “Società Foggiana” e la sua evoluzione storica. Ma, soprattutto, hanno consentito di fare luce sui suoi interessi economici. Una mafia che riesce a penetrare nel tessuto economico-sociale della città inquinandolo. Sono stati ricostruiti numerosi fatti di sangue verificatisi negli ultimi cinque anni e si è capito quanto sia opprimente, nel territorio foggiano, il racket delle estorsioni che soffoca l’imprenditoria locale. Un’imprenditoria che cerca con grandi sforzi di vincere le sfide dello sviluppo e della crescita e che si trova costretta a fare i conti con questa organizzazione criminale.
La “Società Foggiana” è riuscita ad infiltrarsi nelle aziende municipalizzate e nelle cooperative di servizi ed è stata capace di raggiungere posizioni di potere all’interno del sistema produttivo foggiano.
A conferma della forza della mafia foggiana c’è la sua capacità di relazionarsi con le altre organizzazioni criminali a livello nazionale, dimostrando di godere di idonee credenziali.
Basta constatare i rapporti emersi con il clan dei Casalesi per la fornitura di sostanze stupefacenti per il mercato foggiano e per il progetto di falsificare banconote da 20 euro.
«È un’operazione che consente di ricostruire storicamente quelli che sono i passaggi della mafia a Foggia ed è soprattutto il riconoscimento processuale della mafiosità dei fenomeni. L’operazione si chiama “Corona” perché è il coronamento del lavoro svolto in questi anni», afferma il Procuratore Capo di Bari, Antonio Laudati.
«La “Società Foggiana” ha dimostrato negli ultimi anni di aver assunto un ruolo importante anche sul panorama criminale nazionale che peraltro testimonia i rapporti consolidati con altre organizzazioni delinquenziali come la Camorra Napoletana. Ma anche la stessa mafia garganica ha contatti con qualificate componenti del narcotraffico internazionale», sostiene il Generale Mario Parente, Comandante del Ros. «La mafia foggiana – continua il Generale – ha una capacità pervasiva di controllo del territorio, testimoniato da una diffusa attività estorsiva nei confronti degli operatori economici locali. Ha la capacità di porre propri personaggi di riferimento anche a capo di imprese e di società controllate Gli indagati odierni, peraltro, nel corso degli anni, si sarebbero resi responsabili di efferati omicidi. Hanno una vocazione imprenditoriale molto qualificata come dimostrano le infiltrazioni nel tessuto economico dell’area foggiana».
Alla conferenza tenutasi a Foggia per illustrare i termini dell’ operazione “Corona” è intervenuta anche Elisabetta Pugliese della Direzione Nazionale Antimafia: «La modernizzazione della “Società” fa entrare di diritto la mafia foggiana in quella che solitamente viene definita la mafia degli affari. Non è un caso che al di là dei vari reati che sono indispensabili per poter finanziare gli affari della mala, quello che emerge è questa infiltrazione costante nel mondo dell’imprenditoria. In questa indagine viene fotografato un aspetto peculiare che è quello delle estorsioni. Sono più di 20 gli episodi di estorsioni contestate. La criminalità si esercita anche attraverso un’altra forma sottile che è quella delle assunzioni imposte ad alcune delle vittime. Un vero e proprio assoggettamento dell’ imprenditoria alla mafia. Questo è un aspetto pericoloso e visibile. Ma ce n’è un altro che costituisce normalmente il secondo step nel processo di infiltrazioni nelle imprese: le imprese stesse che diventano mafiose, il mafioso che diventa imprenditore. In un momento di grave crisi economica, la possibilità di immettere in un’azienda del denaro illegale a costo sicuramente più vantaggioso è una tentazione alla quale è abbastanza difficile resistere. Ed ecco perché io credo che i risultati di questa operazione debbano far riflettere su quanto sia importante conferire una sinergia di risposte che deve giungere dalla collettività. In particolar modo dal mondo economico e da quello dell’imprenditoria. Soltanto così si può contrastare l’avanzata dell’imprenditoria mafiosa su questo territorio».
L’inchiesta ha dimostrato come la mafia foggiana abbia ormai assunto un ruolo di primo piano nel panorama criminale nazionale riuscendo a coniugare una forte capacità di controllo del territorio con una vocazione affaristico imprenditoriale.
Le indagini hanno svelato l’organigramma della “Società Foggiana” e la sua evoluzione storica. Ma, soprattutto, hanno consentito di fare luce sui suoi interessi economici. Una mafia che riesce a penetrare nel tessuto economico-sociale della città inquinandolo. Sono stati ricostruiti numerosi fatti di sangue verificatisi negli ultimi cinque anni e si è capito quanto sia opprimente, nel territorio foggiano, il racket delle estorsioni che soffoca l’imprenditoria locale. Un’imprenditoria che cerca con grandi sforzi di vincere le sfide dello sviluppo e della crescita e che si trova costretta a fare i conti con questa organizzazione criminale.
La “Società Foggiana” è riuscita ad infiltrarsi nelle aziende municipalizzate e nelle cooperative di servizi ed è stata capace di raggiungere posizioni di potere all’interno del sistema produttivo foggiano.
A conferma della forza della mafia foggiana c’è la sua capacità di relazionarsi con le altre organizzazioni criminali a livello nazionale, dimostrando di godere di idonee credenziali.
Basta constatare i rapporti emersi con il clan dei Casalesi per la fornitura di sostanze stupefacenti per il mercato foggiano e per il progetto di falsificare banconote da 20 euro.
«È un’operazione che consente di ricostruire storicamente quelli che sono i passaggi della mafia a Foggia ed è soprattutto il riconoscimento processuale della mafiosità dei fenomeni. L’operazione si chiama “Corona” perché è il coronamento del lavoro svolto in questi anni», afferma il Procuratore Capo di Bari, Antonio Laudati.
«La “Società Foggiana” ha dimostrato negli ultimi anni di aver assunto un ruolo importante anche sul panorama criminale nazionale che peraltro testimonia i rapporti consolidati con altre organizzazioni delinquenziali come la Camorra Napoletana. Ma anche la stessa mafia garganica ha contatti con qualificate componenti del narcotraffico internazionale», sostiene il Generale Mario Parente, Comandante del Ros. «La mafia foggiana – continua il Generale – ha una capacità pervasiva di controllo del territorio, testimoniato da una diffusa attività estorsiva nei confronti degli operatori economici locali. Ha la capacità di porre propri personaggi di riferimento anche a capo di imprese e di società controllate Gli indagati odierni, peraltro, nel corso degli anni, si sarebbero resi responsabili di efferati omicidi. Hanno una vocazione imprenditoriale molto qualificata come dimostrano le infiltrazioni nel tessuto economico dell’area foggiana».
Alla conferenza tenutasi a Foggia per illustrare i termini dell’ operazione “Corona” è intervenuta anche Elisabetta Pugliese della Direzione Nazionale Antimafia: «La modernizzazione della “Società” fa entrare di diritto la mafia foggiana in quella che solitamente viene definita la mafia degli affari. Non è un caso che al di là dei vari reati che sono indispensabili per poter finanziare gli affari della mala, quello che emerge è questa infiltrazione costante nel mondo dell’imprenditoria. In questa indagine viene fotografato un aspetto peculiare che è quello delle estorsioni. Sono più di 20 gli episodi di estorsioni contestate. La criminalità si esercita anche attraverso un’altra forma sottile che è quella delle assunzioni imposte ad alcune delle vittime. Un vero e proprio assoggettamento dell’ imprenditoria alla mafia. Questo è un aspetto pericoloso e visibile. Ma ce n’è un altro che costituisce normalmente il secondo step nel processo di infiltrazioni nelle imprese: le imprese stesse che diventano mafiose, il mafioso che diventa imprenditore. In un momento di grave crisi economica, la possibilità di immettere in un’azienda del denaro illegale a costo sicuramente più vantaggioso è una tentazione alla quale è abbastanza difficile resistere. Ed ecco perché io credo che i risultati di questa operazione debbano far riflettere su quanto sia importante conferire una sinergia di risposte che deve giungere dalla collettività. In particolar modo dal mondo economico e da quello dell’imprenditoria. Soltanto così si può contrastare l’avanzata dell’imprenditoria mafiosa su questo territorio».
19 lug 2013
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