domenica, giugno 02, 2013

Retroscena. Grillo, Rodotà e il pericolo siciliano

Peppe Grillo e Stefano Rodotà
di essepì
L’Italia Migliore di Antonio Venturino si incarica dell’Azione Civile di Antonio Ingroia per offrire a Stefano Rodotà una testa di ponte alla nuova sinistra? E’ questo che avrebbe temuto Beppe Grillo, quando ha deciso di “fucilare” il suo candidato alla Presidenza della Repubblica con il blog-manifesto dal titolo:  “cca nisciunu è fesso“.
Il leader del Movimento 5 Stelle ha saputo dei contatti di Venturino con Ingroia e di Ingroia con Rodotà: non ha allineato il plotone di esecuzione delle sue critiche, peraltro prive di acrimonie, a causa dei rimproveri subiti da Rodotà sull’uso maldestro del linguaggio, inappropriato e diseducativo (golpe, golpetti…), ma gli ha tagliato la strada nell’unico modo che conosce, la gogna mediatica.

Stefano Rodotà costruiva quasi in surplace la terra di mezzo, il possibile luogo di raccolta per coloro che non si sentono affatto a loro agio dove stanno. Il pensiero vola immediatamente agli stellati, “prigionieri” dei proconsoli, Grillo e Casaleggio, ai democratici allergici alle larghe intese, ai vendoliani che soffrono il partitino in cui sono ristretti, alla diaspora smarrita in cerca di collocazione.
Progetto utopistico per alcuni, alternatica concreta all’empasse, al frazionismo, al velleitarismo per altri.
Stefano Rodotà non è abituato a “raccattare” delusi; le contumelie subite da Beppe Grillo gli hanno fatto superare le titubanze, ed è divenuto il primo motore immobile, per dirla con il grande Platone, la sponda del grande tramestio attorno all’inaccettabile governo delle larghe intese che rischia di mescolare tutto e tutti e trasformare il “servizio” al Paese in una assoluzione plenaria regalato ad un centrodestra dominatissimo dal Cavaliere.
Durante l’ultima puntata di Zeta, Gustavo Zagrebesky, prestigioso apolide della sinistra italiana, ha detto di volere gettare il seme di un’altra cosa davanti a Stefano Rodotà; il sindaco di Milano, Pisapia, ha ricordato che tutte le grandi città italiane, nessuna esclusa (Milano, Torino, Genova, Firenze, Bari, Cagliari, Napoli,Venezia, Bologna, Palermo e, abbastanza presto, salvo complicazioni, Roma) hanno un sindaco di centrosinistra esterno alla nomenclatura dei partiti, con qualche sparura eccezione (Torino). E’ possibile immaginare, si è chiesto Pisapia, che dagli amministratori locali di sinistra ma senza bandiera arrivi il nuovo contenitore, incubatore delle istanze “stellate” sequestrate dal proconsolato Grillo-Casaleggio e della socialdemocrazia ostaggio del compromesso berlusconiano?
Questo è lo stato dell’arte, e questo è ciò che preoccupa Beppe Grillo, che conosce la realtà del suo Movimento, vicino ai temi, ai bisogni, alle rivendicazioni della sinistra.
L’Italia Migliore che s’incarica di un’Azione civile è perciò un “intrigo” inquietante per il leader stellato, da stroncare sul nascere, prima che sia troppo tardi.
Forse il pericolo è sopravvalutato, forse no. L’Italia Migliore è il soggetto politico proiposto dal vice presidente dell’Ars, Antonio Venturino, epurato dal Grillo in malo modo (“un pezzo di m…”) per la nota vicenda degli scontrini e del mancato versamento di parte dell’indennità di carica. Azione civile è il nuovo Movimento di Antonio Ingroia che ha chiuso l’esperienza di Rivoluzione civile, promossa con Gigi De Magistris, Leoluca Orlando e Antonio Di Pietro. Venturino e Ingroia da soli non fanno paura ad alcuno. Ma il parterre è più vasto. La fronda stellata dell’Italia Migliore, Azione Civile con il soccorso rosso di Nichi Vendola dovrebbero giovarsi dei lumi di Stefano Rodotà per predisporsi agli smottamenti del M5S, Pd ed altre piccole formazioni politiche.
E se gli smottamenti non verranno, tanto meglio. Quel che conta è creare un ponte con il Partito democratico, offrirgli una alternativa all’abbraccio sofocante con Berlusconi e allla “cecità” di Grillo.
Questo disegno troverebbe nei grandi maitre à penser, come Zagrebesky e Rodotà, i padri rifondatori di una carta del cambiamento radicata nei valori della sinistra italiana, insofferente quanto il M5S ad apparentamenti pur temporanei con i nemici di sempre.
Una considerazione finale. Antonio Venturino e Antonio Ingroia sono siciliani. Fra il dire e il fare generalmente c’è il mare, per loro solo lo Stretto di Messina. Che però è refrattario ai ponti. A meno che, s’intende, non siano d’oro.
SiciliaInformazioni.com, 01 giugno 2013

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