Peppe Grillo e Stefano Rodotà |
di essepì
L’Italia Migliore di Antonio Venturino si incarica
dell’Azione Civile di Antonio Ingroia per offrire a Stefano Rodotà una testa di
ponte alla nuova sinistra? E’ questo che avrebbe temuto Beppe Grillo, quando ha
deciso di “fucilare” il suo candidato alla Presidenza della Repubblica con il
blog-manifesto dal titolo: “cca nisciunu è fesso“.
Il leader del Movimento 5 Stelle ha saputo dei contatti
di Venturino con Ingroia e di Ingroia con Rodotà: non ha allineato il
plotone di esecuzione delle sue critiche, peraltro prive di acrimonie, a causa
dei rimproveri subiti da Rodotà sull’uso maldestro del linguaggio, inappropriato
e diseducativo (golpe, golpetti…), ma gli ha tagliato la strada nell’unico
modo che conosce, la gogna mediatica.
Stefano Rodotà costruiva quasi in surplace la terra di
mezzo, il
possibile luogo di raccolta per coloro che non si sentono affatto a loro agio
dove stanno. Il pensiero vola immediatamente agli stellati, “prigionieri” dei
proconsoli, Grillo e Casaleggio, ai democratici allergici alle larghe intese,
ai vendoliani che soffrono il partitino in cui sono ristretti, alla diaspora
smarrita in cerca di collocazione.
Progetto utopistico per alcuni, alternatica concreta
all’empasse, al frazionismo, al velleitarismo per altri.
Stefano Rodotà non è abituato a “raccattare” delusi; le contumelie
subite da Beppe Grillo gli hanno fatto superare le titubanze, ed è divenuto
il primo motore immobile, per dirla con il grande Platone, la sponda
del grande tramestio attorno all’inaccettabile governo delle larghe
intese che rischia di mescolare tutto e tutti e trasformare il “servizio” al
Paese in una assoluzione plenaria regalato ad un centrodestra dominatissimo dal
Cavaliere.
Durante l’ultima puntata di Zeta, Gustavo Zagrebesky,
prestigioso apolide della sinistra italiana, ha detto di volere gettare il seme
di un’altra cosa davanti a Stefano Rodotà; il sindaco di Milano, Pisapia, ha
ricordato che tutte le grandi città italiane, nessuna esclusa (Milano, Torino,
Genova, Firenze, Bari, Cagliari, Napoli,Venezia, Bologna, Palermo e, abbastanza
presto, salvo complicazioni, Roma) hanno un sindaco di centrosinistra esterno
alla nomenclatura dei partiti, con qualche sparura eccezione (Torino). E’
possibile immaginare, si è chiesto Pisapia, che dagli amministratori locali di
sinistra ma senza bandiera arrivi il nuovo contenitore, incubatore delle
istanze “stellate” sequestrate dal proconsolato Grillo-Casaleggio e della
socialdemocrazia ostaggio del compromesso berlusconiano?
Questo è lo stato dell’arte, e questo è ciò che
preoccupa Beppe Grillo, che conosce la realtà del suo Movimento, vicino ai
temi, ai bisogni, alle rivendicazioni della sinistra.
L’Italia Migliore che s’incarica di un’Azione civile è
perciò un “intrigo” inquietante per il leader stellato, da stroncare sul nascere,
prima che sia troppo tardi.
Forse il pericolo è sopravvalutato, forse no. L’Italia
Migliore è il soggetto politico proiposto dal vice presidente dell’Ars, Antonio
Venturino, epurato dal Grillo in malo modo (“un pezzo di m…”) per la nota
vicenda degli scontrini e del mancato versamento di parte dell’indennità di
carica. Azione civile è il nuovo Movimento di Antonio Ingroia che ha chiuso
l’esperienza di Rivoluzione civile, promossa con Gigi De Magistris, Leoluca
Orlando e Antonio Di Pietro. Venturino e Ingroia da soli non fanno paura ad
alcuno. Ma il parterre è più vasto. La fronda stellata dell’Italia Migliore,
Azione Civile con il soccorso rosso di Nichi Vendola dovrebbero giovarsi dei
lumi di Stefano Rodotà per predisporsi agli smottamenti del M5S, Pd ed altre
piccole formazioni politiche.
E se gli smottamenti non verranno, tanto meglio. Quel
che conta è creare un ponte con il Partito democratico, offrirgli una
alternativa all’abbraccio sofocante con Berlusconi e allla “cecità” di Grillo.
Questo disegno troverebbe nei grandi maitre à
penser, come Zagrebesky e Rodotà, i padri rifondatori di una carta del
cambiamento radicata nei valori della sinistra italiana, insofferente
quanto il M5S ad apparentamenti pur temporanei con i nemici di sempre.
Una considerazione finale. Antonio Venturino e Antonio
Ingroia sono siciliani. Fra il dire e il fare generalmente c’è il mare, per
loro solo lo Stretto di Messina. Che però è refrattario ai ponti. A meno che,
s’intende, non siano d’oro.
SiciliaInformazioni.com,
01 giugno 2013
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