Lucia Riina |
di Lirio Abbate
Lucia, ultimogenita del boss mafioso
e di Antonina Bagarella, ha aperto un sito Internet per vendere i suoi quadri
su Corleone. «Di me molti conoscono soltanto le chiacchere e le polemiche»,
spiega, «ma ho sempre avuto la passione per il disegno». E offre in beneficenza
una percentuale degli incassi
Uno dei souvenir messi in vendita on
line è il disegno di una targa di automobile con la scritta
"Corleone", una tavolozza in legno dipinta a mano, e sotto la firma
ben leggibile di Lucia Riina. Non è una omonimia. L'artista è la figlia più
piccola del capo dei capi di Cosa nostra, Totò Riina, e lei non ne fa mistero
nella sua pagina internet (luciariina.com) in cui ha caricato le immagini
dei suoi dipinti. L'artista dice di stare realizzando un sogno, coltivato fin
da bambina, quando si rifugiava, senza saperlo, insieme al padre in ville con
piscina a Palermo per proseguire la sua latitanza. Il suo sogno era di
dipingere, creando «un lavoro onesto, dignitoso, positivo ed
espressivo-creativo».
Ai visitatori del sito dice: «Di me, in realtà, molti conoscono soltanto le
chiacchiere e le polemiche, nonché foto ed articoli, su di un unico giorno,
quello che noi donne, tutte, sogniamo per tutta la vita: "il giorno più
bello"» e fa riferimento alle foto scattate dai fotoreporter il giorno del
suo matrimonio. Tutti i giornalisti in quella occasione tentavano di
immortalare la figlia di Riina perché era un fatto di cronaca rilevante. «Se
poi hai la fortuna come me e mio marito di essere innamorati oltre la ragione,
oltre gli ostacoli e per sempre, diventa il giorno in cui le favole di una
bambina diventano realtà, quindi la vivi come un sogno, polemiche o no».Lucia Riina ha scelto una strada diversa da quella intrapresa dal padre e dai due fratelli, di cui uno ha lasciato il carcere da un anno e dallo zio Leoluca Bagarella. Ma è difficile accettare per un siciliano onesto che sotto la scritta "Corleone", anche se in un dipinto, possa tornare a campeggiare il nome di Riina. Sarebbe una mancanza di rispetto verso tutti gli abitanti di Corleone che per decenni hanno lottato contro la supremazia di Riina per ripulire la loro immagine infangata dalle feroci gesta del capo dei capi e dei suoi compari.
Lucia Riina ha pensato quindi di trasformare il suo cognome in un brand commerciale per diffondere i suoi dipinti nel mondo, e destinare il 5 per cento del ricavato di ogni vendita all'associazione internazionale Save the Children, ma potrebbe lasciare stare Corleone. E devolvendo una parte dei guadagni a questa importante associazione che ha come obiettivo di migliorare la vita dei bambini e delle bambine, forse potrebbe anche pensare a quanti bambini sono stati uccisi su ordine di suo padre e a quanti altri, sempre per colpa della mafia sono cresciuti senza la mamma o il papà. Certo, nessun figlio porta le colpe dei padri, ma una parola per discostarsi da questi fatti criminali sarebbe stata ben accolta.
Infine, è bene ricordare che la vena artistica della piccola Riina è stata preceduta da altri tre uomini di Cosa nostra che hanno impugnato tavolozza e pennelli: Gaspare Mutolo, che adesso è un affermato pittore, Luciano Liggio e Calogero Brusca, nipote di Giovanni Brusca.
(L’Espresso, 04 giugno 2013)
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