La tipica ricotta corleonese... |
A’ ricotta ti runa a botta !...... ovvero del Marcatu.... della ricotta… dei cannoli… del
vino… dell’acitu, dell’Unno e delle pere, del Greco e dei piridda a iazzu o
piridda Iazzuoli.
Quando chiesero allo zio Pippino: ”Ma supra a
ricotta si ci puo’ biviri?”, lo zio, che era considerato il saggio del paese,
rispose: “Si u’ vinu è bonu si puo’
biviri puru supra u scrusciu ru carrettu quannu passa!”. La prudenza nel
miscelare i due alimenti, vino e ricotta, proviene dunque dalla saggezza
popolare: “Supra a ricotta….bivici sutta a botta!”, recita un altro proverbio,
ma oggi “a ricotta ti runa a botta”.
Qui, “lo scortese” potrebbe approfondire l’argomento
che appare funesto. La ricotta, buon alimento base, è un prodotto della cultura agro-pastorale, culinaria,
e popolare siciliana e fu titolo di un famoso film di Pierpaolo Pasolimi del
1963, i cui protagonisti, attori popolari e mostri sacri del cinema anni 60, videro morire il personaggio protagonista,
tale “Stracci”, mentre mangiava ricotta.
La cagliata succulenta, grassa e immorale fu causa
dei guai del protagonista. Verrebbe da chiedersi se porta sfiga!? Un altro amico
più scortese sosteneva che i tre piaceri
della vita umana sono raggruppati e
iniziano con la vocale “i”. Essi sono infatti “Immorali, Illegali e Ingrassanti”,
proprio come la ricotta. Ogni riferimento a fatti persone o cose di oggi è da ritenersi ovviamente casuale. C’è da toccarsi e spremersi gli zebedei. I bene
informati ricordano che l’11 aprile 2006 “Su Binnu” fu tradito da una ciotola
di ricotta e da una improvvida sua mano
che egli stese fuori da una porta del covo per avere un po’ di ricotta
fresca. Il cibo bianco grondante caldo siero, il mitico Zio era solito accoppiarla
con l’amaro dell’amata cicoria. Verrebbe da dire: “a ricotta fa dannu! Tanto è
vero che, dalla ciotola di ricotta fresca (Za bina) all’arresto di (Zu Binu) il passo fu breve. Scattò, allora, il blitz di
Cortese che di nome fa Renato che catturò “U Zu Binnu”.
Ma lo zio Pippino, altro zio popolare, dall’alto
della sua saggezza indigena rimarcava anche il concetto di “marcatu”, altro vocabolo
dannusu, che ben si adatta all’immagine attuale del consiglio comunale
cittadino. ”E’ un Marcatu”, dice in piazza la gente comune, assimilando
l’assisa al luogo di mercato e di produzione casearia. Ma qualcosa si sta
perdendo anche nel gusto della politica come in quello della ricotta. In auge è
al momento il sistema detto del “Chi c’è pi’ mia!?” in sistema catanese, per il
quale i consiglieri comunali ponevano al
sindaco la domanda “chi c’è pi’ mia?”. In caso di risposta affermativa (“c’è
qualcosa”), andavano sugli scranni del Palazzo degli Elefanti, se non c’era
nulla, si assentavano lasciando il sindaco da solo nella disperazione. Il
Mercato, o Marcatu, è ancora in auge anche e soprattutto nell’assisa “Animosa”.
Non c’è più gusto! Saperi e Sapori sono
andati a quel paese. E’ dall’avvento della fascella di “prastica”, che sostituì
quella realizzata con rami di “Iuncu”, che non si assaggia (tasta) la ricotta
vera. Dei rami filamentosi di giunco è
rimasto il “Calati iuncu chi passa a china”,
motto dei boss di un tempo, quando erano pressati da Giudici, Carabinieri e
Polizia. La tempesta passerà bisogna calarsi ed assecondare la corrente della giustizia.
Ma torniamo alla ricotta. “Non lo so - dice u Zu
Pippinu - ma mi pare che un’avi cchiu sapuri”. La saggezza
popolare ha sempre un fondo di verità. La ricotta vera di un tempo veniva prodotta nella casa dei pastori che
dominava il “Marcatu”, anzi ne era al centro. Allora il fumo sotto il quararo veniva alimentato da
legno di sarmenti di vite o da rami di olivo; il fumo arrivava sino a terra e
la ricotta veniva così affumicata naturalmente con legna non trattata, da qui
l’altro sapore dello Zu Pippino.
Oggi le mattonelle e la pulizia hanno sostituito la
casa dove si faceva il “frutto”, ma è tutto un Marcatu. Il fumo dei sarmenti è stato sostituito dalla
nebbia che avvolge ogni cosa ma non dà sapore, o dalla grigliata delle macchine
degli amministratori: fumo nero. C’è in giro qualche serial “Griller”? Chi ha
salvato Guan Da Lione? Misteri
corleonesi. Ma lasciamo i Marcati e
torniamo alla ricotta, che amministratori creativi hanno pensato di celebrare con una sagra nell’agosto 2012. Quando neanche “mungendo i
caproni” (muncennu i becchi), arguta metafora corleonese, si sarebbe potuto
recuperare un solo litro di latte di pecora per onorare la sagra gratuita.
Considerazione storica del pasticcio della ricotta!
Cuffaro con i cannoli (a sx Marcello Barbaro) |
Ancora Cuffaro con i cannoli (a sx Marcello Barbaro) |
“Stracci” era il nome del personaggio-comparsa protagonista del
film di Pierpaolo Pasolini “La ricotta” (1963). In quel cortometraggio con gli
attori popolari romani recitarono mostri
sacri della celluloide come Orson Welles e Laura Betti. Stracci, autentico
farabutto ignorante, sul set aveva a che fare con il cagnolino della prima
attrice che gli mangiò il cestino-pasto della produzione di Cinecittà. La
comparsa aveva deciso di destinare un altro cestino da viaggio, estorto per
pietà alla produzione, alla sua sgangherata e affamata famiglia. Stracci non
mangerà nulla ma, per assurdo, morirà nel film di Pasolini soffocato da un
boccone di ricotta, nonostante il – ben di
Dio contenuto nel cestino-pasto della produzione. Oggi Stracci
si sarebbe mangiato anche il cagnolino della prima attrice, facendolo cucinare
ad un cuoco cinese. Se lo avesse fatto ci sarebbero un boccone di ricotta in
più ed anche uno Straccione probabilmente sopravvissuti entrambi, se fosse
venuta meno l’ingordigia (A’ Gaggia).
Stracci, miserabile comparsa, vile ma vivo, lui con
il cane della prima attrice si sarebbero nutriti per sempre dei resti dei pasti
che gli altri ingurgitavano. Ma, allora come ora non c’è più percezione dei
ruoli e dei limiti che la vita o un copione dejavù impongono agli umani. Meglio
brindare tovarish con un buon bicchiere di vino. Speriamo nella digestione e
nell’erutto liberatorio! In corleonese la metafora potrebbe essere
titolata “a’ ricuotta ti runa a
Buotta…………..Acitu!!!!!!!!!!
Scusate
Il
Passator Scortese
1 commento:
Esilarante, ma con note non indifferenti di alta cultura e una scrittura molto sofisticata ed elucubrante. Il Passator Scortese ha fatto molta strada. Peccato che può essere inteso e capito nelle minuzie solo dagli "animosi" lettori. Complimenti
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