domenica, giugno 09, 2013

I giornalisti? Siamo una casta...

AI COLLEGHI GIORNALISTI
Premessa noiosa e necessaria. Ho fatto/faccio il giornalista da quasi 40 anni. Non voto Grillo, ho lottato rinunciando, io credo, a fette di carriera, per la libertà di stampa, la centralità della redazione, erigendo barriere come rappresentante del Cdr (comitato di redazione) per anni alla pressioni, interne ed esterne, per pubblicare cose diverse dal vero. Accade ogni giorno nei giornali e nelle redazioni. Ho difeso i colleghi anche quando non lo meritavano. Agli editori, qualche volte anche per principio, ho quasi sempre detto no. Ora dico no al contrario. Grillo e la sua gente hanno ragione, siamo una casta. Anche noi. Siamo una casta perché guadagniamo troppo rispetto alle competenze richieste,
perché diciamo e pubblichiamo tutti (o quasi) un punto di vista che si assomiglia – Montanelli, Brera, Bocca e Biagi sono morti - siamo una casta perché i dirigenti degli organismi dei giornalisti guadagnano anche 300 mila euro lordi all’anno, perché una riunione del consiglio regionale dell’ordine si svolge anche in alberghi a cinque stelle. Perché guai a criticare un giornalista, rischi la gogna. Come da Formigli. E siamo tra i migliori. Predichiamo e razzoliamo male. Non siamo stati capaci di tagliare gli oltre cento delegati dei parlamentini della Federazione della stampa e dell’ordine nazionale tutti a rimborso spese e diaria, gli stessi colleghi, a giro, occupano le medesime poltrone dal dopoguerra, e c’è chi occupa più poltrone contemporaneamente, e se il conflitto di interessi fosse reato penale, saremmo in galera e in tanti. E poi, la gran parte dei free lance – in Italia li chiamiamo collaboratori - guadagna 3-5 euro lorde a pezzo e lo permettiamo da sempre. Salutari quindi come una sauna le provocazioni dei grillini. Meritiamo anche olio di ricino per lavare lo stomaco e anche la coscienza.


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