di Antonio Mazzeo
Il Comando Usa di Sigonella aveva annunciato qualche
giorno fa che i velivoli di ultima generazione “Osprey” in dotazione al Corpo
dei Marines avrebbero volato tutta l’estate in Sicilia per esercitarsi alle
prossime guerre in Africa. Quanto però fossero molesti i cosiddetti
“convertiplani” (metà elicotteri e metà aerei), lo hanno scoperto all’alba di
stamani i cittadini di Vittoria, in provincia di Ragusa. “Siamo stati svegliati
intorno alle 4 da un rombo insopportabile”, racconta uno di essi. “Nonostante
l’oscurità abbiamo compreso che si trattava del transito di aerei pesanti
militari. Sembrava assistere al film Apocalipse Now. Volavano a bassa
quota, uno dietro l’altro. E le loro evoluzioni si sono prolungate per almeno
un’altra ora…”.
In grado di trasportare più di una ventina di soldati
completamente equipaggiati, gli “Osprey” avvistati nel ragusano appartengono al
gruppo volo del Marine Medium Tiltrotor Squadron 365 del North Caroline,
trasferito un mese fa in Sicilia insieme a 250-300 uomini della Special-Purpose
Marine Air-Ground Task Force (SP MAGTF), l’unità di pronto intervento Usa
per il combattimento aereo e terrestre, di base in Spagna.
E’ però tutta l’Isola a fare da scenario dei war games
delle forze armate nazionali e di quelle degli Stati Uniti d’America. Dallo
scorso 25 maggio nelle campagne di Caltagirone (Catania) si alternano
combattimenti e lanci di paracadutisti, tutti i giorni dalle 4 di mattina a
sera tardi. Le esercitazioni sono previste sino al 21 giugno sotto il controllo
della stazione aereonavale di Sigonella. Cannoni e armi leggere in dotazione ai
reparti della brigata “Aosta” dell’esercito italiano spareranno sino al 10
giugno nel poligono di Drasy, alle porte della città di Agrigento e della Valle
dei Templi (patrimonio Unesco). L’area, di straordinaria bellezza paesaggistica
e naturalistica, è off limit per i civili dal gennaio di quest’anno e dopo una
“sospensione estiva”, tornerà il 15 settembre a fare da palestra di guerra per
i militari italiani e Usa.
Dal 3 al 28 giugno l’Esercito si addestra pure (da lunedì
a venerdì dalle ore 6 alle 22) nel poligono di San Matteo (Trapani), mentre dal
4 sino al 27 giugno i lanci di bombe e le esercitazioni di tiro interessano
anche località Santa Barbara, Messina. Le attività nei Peloritani sono più
ridotte: solo tre ore al giorno e nel tardo pomeriggio, tranne gli ultimi
quattro giorni quando si potrà sparare dalle ore 6 alle 21.
Grandi manovre pure nell’isola minore di Favignana, dal 4
al 14 giugno. “L’esercitazione denominata Egadi 2013 ha lo scopo di
addestrare il personale militare nell’organizzazione del supporto logistico in
previsione dell’impiego fuori dal territorio nazionale o per utilità sociale,
in soccorso della collettività in aree di intervento complesse”, recita il
comunicato emesso dal Comando dell’Esercito. I mezzi militari sbarcati
sull’isola sono stati forniti dall’8° Reggimento trasporti “Casilina” di Roma e
dalle Compagnie trasporti di sostegno dei Comandi logistici di Padova e Napoli.
Secondo quanto si apprende poi dal testo di alcune
notificazioni ai piloti di
aeromobili - i cosiddetti “NOTAM” - emessi dalle autorità di volo, dallo
scorso 21 maggio (e fino a nuova comunicazione) è stato vietato il passaggio di
velivoli passeggeri in prossimità del “Pachino range target”, il poligono
marittimo con un raggio di 2.700 per lo sganciamento di bombe e l’esplosione di
mine, a poche miglia di distanza da Punta Castellazzo-Marza (Pachino-Siracusa),
nella parte più sud-orientale della Sicilia. “Nell’area interdetta sono
previste per tutta la giornata esercitazioni a fuoco con armi pesanti e
attività di velivoli militari senza pilota (Unmanned Aircraft Military)”,
riporta il NOTAM n. A3322/13.
I velivoli a guida remota, meglio noti come droni,
sono in dotazione all’US Air Force e decollano e atterrano ininterrottamente da
Sigonella ormai da qualche anno. Si tratta dei famigerati MQ-1 “Predator”
(utilizzati per i bombardamenti selettivi in Medio oriente, Somalia e nord
Africa), e dei grandi aerei-spia “Global Hawk” che operano ad altissima quota e
con un’autonomia di volo superiore alle 36 ore.
La lettura di altri NOTAM recenti conferma come oramai le
operazioni nell’intero spazio aereo e negli scali aeroportuali dell’Isola siano
fortemente condizionate e penalizzate dai droni Usa di Sigonella. Da oltre due
anni le autorità di controllo hanno imposto la sospensione delle procedure
strumentali standard nelle fasi di accesso, partenza e arrivo di aerei
passeggeri a Catania Fontanarossa e Trapani Birgi, “causa attività degli Unmanned Aircraft” militari. Con
l’acutizzarsi del conflitto siriano e le tensioni crescenti in Libia, il
Pentagono ha intensificato le azioni dei droni, imponendo ulteriori restrizioni
alla mobilità aerea. Il 31 maggio, in particolare, è stato implementato un
“corridoio di transito” ad uso esclusivo dei Global Hawk di Sigonella perlomeno
sino al prossimo 30 giugno. “Le limitazioni saranno notificate dal management
dei velivoli senza pilota ai velivoli civili e militari entro 48 ore prima e
mediante avviso”, spiega il NOTAM. Sempre a causa degli aerei militari
telecomandati, “ulteriori limitazioni” al traffico aereo civile sono state
previste nell’aeroporto di Trapani Birgi dal 14 maggio al 15 giugno.
Pericolo droni anche per l’aeroporto di Comiso (Ragusa),
l’ex base missilistica nucleare Nato riconvertita in scalo passeggeri ma non
ancora entrato in funzione. Con NOTAM n. B2877/13 dell’1 giugno e con valore
“permanente”, si segnala la possibilità di “restrizioni” in quanto il “traffico
verso/da Comiso potrebbe essere soggetto a ritardi in presenza di attività di
velivoli senza pilota”. Sul regolare funzionamento dello scalo comisano pende
pure la spada di Damocle delle potenti emissioni del MUOS, il sistema di
telecomunicazione satellitare della Marina militare Usa in fase di
realizzazione nella vicina Niscemi (Caltanissetta).
Ancora peggio per l’aeroporto di Catania-Fontanarossa, il
terzo più grande in Italia come volume-passeggeri. Qui le “restrizioni” e i
“ritardi” generati dai droni sono sempre più pesanti e frequenti. La vicenda
più eclatante risale al 22 marzo scorso, quando l’intenso movimento di aerei
con e senza pilota nella base militare di Sigonella ha comportato la chiusura
per un’ora e 15 minuti di Fontanarossa e il conseguente dirottamento su
Palermo-Punta Raisi di due aerei già in fase di atterraggio su Catania. Per i
passeggeri del Roma Fiumicino-Catania (AZ 1741- Alitalia) e Milano
Malpensa-Catania (U2 2847 - EasyJet) l’estremo disagio di attraversare in bus
la Sicilia da costa a costa e raggiungere il capoluogo etneo con mezza giornata
di ritardo.
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