Un momento del dibattito |
sabato, giugno 22, 2013
A Castenaso (Bo) per parlare di mafia come questione nazionale
Constatare che questa consapevolezza si fa
strada, è incoraggiante. «Se abbiamo oltre 100 beni confiscati, allora è
innegabile la presenza pervasiva delle mafie nella nostra economia e nel nostro
territorio», ha sottolineato Antonio Mumolo, che è il consigliere regionale dell’Emilia-Romagna
(con un’indennità di carica di appena 5.000 euro) che ha elaborato un’ottima proposta di legge per la
prevenzione del crimine organizzato e mafioso e per la promozione della cultura
della legalità. Questa proposta è diventata la legge regionale n. 3 del 9
maggio 2011, che prevede importanti
misure per la prevenzione e il contrasto delle
mafie, per il sostegno della cultura della legalità e della cittadinanza
responsabile e per il recupero dei beni confiscati. E prevede, infine, una «clausola
valutativa», cioè una verifica biennale dei risultati concreti ottenuti con la
sua applicazione. «Si tratta di spunti normativi da “girare” immediatamente al
presidente Rosario Crocetta e all’Assemblea Regionale Siciliana perché da essi
traggano spunto per legiferare in materia», ho sottolineato nel mio intervento,
manifestando da cittadino italiano sana invidia per una regione che ha saputo
ridurre a livelli accettabili le indennità dei suoi consiglieri. In Sicilia,
invece, continuiamo ad avere 90 (!) consiglieri regionali, che tronfiamente si
autodefiniscono “deputati” e continuano a percepire un’indennità mensile che si
aggira sui 15 mila euro. Se l’autonomia speciale della nostra regione serve a
questo, meglio abolirla! Poi ho raccontato dell’esperienza siciliana e
corleonese in materia di riuso sociale dei beni confiscati. Ho parlato del
Consorzio “Sviluppo e Legalità”, che organizza i comuni della zona del
corleonese per rendere i sindaci più forti e meno esposti al condizionamento
dei poteri mafiosi. Infine, ho raccontato delle cooperative che lavorano sui
terreni confiscati alla mafia, sostenute da centinaia di giovani volontari,
provenienti da diverse regioni d’Italia. In particolare, la “Lavoro e non solo”
di Corleone, la “Placido Rizzotto” e la “Pio La Torre” di San Giuseppe Jato,
che gestiscono alcune centinaia di ettari di terra confiscati a prestanomi di
boss mafiosi come Luciano Liggio, Totò Riina, Bernardo Provenzano e Giovanni
Brusca. Danno lavoro a qualche centinaio di giovani siciliani, che da queste
terre tirano fuori prodotti che hanno in più la vitamina “L” della Legalità.
Un’esperienza importante, apprezzata dagli emiliani, che su questo versante
forse hanno qualcosa da imparare dalla Sicilia. Non a caso hanno manifestato il
desiderio di visitare i campi di lavoro di Corleone. Sicuramente lo faremo,
magari a fine luglio, quando a Corleone ricorderemo i 120 anni dei “Patti di
Corleone” ed inaugureremo la strada dedicata – finalmente! – al movimento dei
Fasci siciliani di fine ‘800. E, con l’occasione, incontreremo a Palermo l’associazione
di volontariato “Avvocato di strada”, che assiste egregiamente (e
gratuitamente) i “senza dimora”, tanto da meritare il premio “Cittadino
Europeo” dell’Ue. L’avv. Antonio Mumolo, presidente nazionale di questa
associazione, è soddisfatto. «Stiamo aprendo sedi in tante città d’Italia –
dice – e ovunque ci sono avvocati volontari che dedicano un po’ del loro tempo
ai problemi di chi non ha un tetto sotto cui abitare, che spesso è un senza
diritti».
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