mercoledì, maggio 29, 2013

Salvatore Borsellino: "Temo per la vita di Massimo Ciancimino"

Salvatore Borsellino
 “Questo arresto improvviso di Massimo Ciancimino mi preoccupa. Molto. Mi preoccupa il tempismo di un provvedimento di custodia che si riferisce a un’inchiesta del 2009 ma arriva proprio all’inizio del processo per la trattativa tra Stato e Mafia. E adesso mi preoccupo per la sua incolumità”, dice l’ingegnere Salvatore Borsellino, 71 anni, fratello minore del magistrato ucciso insieme alla sua scorta nella strage di via d’Amelio del 19 luglio 1992. “Mi preoccupo perché le carceri italiane sono quello che sono…”.
La mette giù in modo pesante.
“Guardi. Dopo che ho saputo la notizia mi sono venute in mente tante cose. Ad esempio. i provvedimenti dissuasivi, e lo dico in modo attenuato, presi nei confronti di Bernardo Provenzano quando si era ipotizzato che volesse parlare. E a proposito di tempismo, mi ricordo anche del ricorso alla Consulta del presidente della Repubblica contro la Procura di Palermo, alla vigilia dell’inizio del processo. Sono coincidenze che fanno pensare”.

Massimo Ciancimino
Ma sta pensando a qualcosa di peggio.“La storia delle carceri ci dice che lì dentro è avvenuto e può avvenire di tutto. Ci hanno avvelenato Pisciotta e Sindona, sono stati suicidati parecchi collaboratori di giustizia”.
Quindi?
“Quindi, non voglio essere tragico ma consiglio a Massimo Ciancimino di farsi fare un certificato medico dove si dice che è robusto di cuore e non si possono prevedere infarti, gli consiglio di evitare di bere dei caffè e anche di fare una dichiarazione in cui afferma di non avere alcuna intenzione di suicidarsi”.
Nel processo, Massimo Ciancimino è testimone e imputato. Ha collaborato con i magistrati ma è anche imputato di reati che ne minano la credibilità.
“Ciancimino è quello che è. Ha vissuto con un padre che era un mafioso conclamato, che faceva affari con Cosa Nostra. Non si può pretendere che una persona cresciuta in quell’ambiente, che da reagazzino veniva incatenato al termosifone da suo padre, improvvisamente diventi un altro. Però io ci ho parlato più volte e credo che la sua voglia di collaborare con la giustizia per far sì che suo figlio non si debba vergognare del cognome che porta, sia sincera”.
Invece molti ritengono che queste contraddizioni abbiano sgonfiato il peso delle rivelazioni che ha fatto.
“Bisogna vedere quante delle cose che hanno portato alla sua incriminazione da parte della Procura, che peraltro lo utilizza giustamente come testimone per le informazioni che ha dato e che sono riscontrabili, siano o no polpette avvelenate che gli sono state passate per delegittimarlo. Polpette mediatiche costruite sulla sua smania di protagonismo, di interviste, di presenzialismo. Speriamo che questo arresto non porti a polpette con un altro tipo di veleno che gli chiuda definitivamente la bocca”.
Lei ha paura per la vita di Ciancimino, insomma.
“Sì e voglio denunciare questo pericolo nella maniera più forte possibile, sperando che basti in qualche maniera a scongiurarlo. Quello che avviene in questo momento cruciale sembra il tentativo di mettere l’ennesima pietra tombale su un processo storico in cui lo Stato processa una parte di se stesso per una trattativa che fino a ieri sembrava presunta, fantomatica, pretesa, mentre oggi coloro i quali vengono chiamati alla sbarra parlano, dopo aver mantenuto una congiura del silenzio che è durata per vent’anni.


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