La Corte d'assise respinge buona parte
delle richieste di costituzione di parte civile non ritenendole legittimate.
Fuori dal processo anche Salvatore Borsellino e i familiari dell'eurodeputato
salvo Lima. No a quasi tutte le associazioni, tra cui le Agende Rosse, e a
Rifondazione Comunista. Contestata la nuova aggravante a Mancino: ha occultato
il reato.
di ALESSANDRA ZINITI
Tutti ( o quasi) fuori dal processo per la trattativa Stato-mafia. La corte
d'assise di Palermo ha respinto buona parte delle richieste di costituzione di
parte civile nel processo in corso nell'aula bunker di Palermo, ritenendole non
legittimate ad essere parte nel procedimento giudiziario.
Respinte, tra le
altre, quella di Salvatore Borsellino e del movimento delle Agende Rosse, di
Addiopizzo, di Rifondazione comunista. No anche al Comune e alla Provincia di
Firenze, alla Regione Toscana e no anche ai familiari dell'eurodeputato Salvo
Lima. Ammessa invece la costituzione della Presidenza del Consiglio,
dell'Associazione familiari delle vittime dei Georgofili e di Libera e di
Gianni De Gennaro.Ad alcune delle richieste di costituzione di parte civile aveva detto no anche alla Procura che si era opposta anche a quella di Salvatore Borsellino, "nella qualità di fratello del giudice ucciso da Cosa nostra" nella strage di via D'Amelio "non riscontrandosi, sulla base delle imputazioni il nesso eziologico diretto tra il fatto e il danno a carico del parente", mentre i pm avevano detto sì alla costituzione di Borsellino in quanto legale rappresentante del popolo delle Agende rosse.
Si erano opposti invece alla costituzione di tutte le parti civili i difensori dell'ex presidente del Senato Nicola Mancino che oggi non è in aula, come non è in aula Massimo Ciancimino, detenuto da due giorni nel carcere di Pagliarelli per un ordine di cattura del gip di Bologna relativo ad una inchiesta per evasione fiscale. Ciancimino
è stato interrogato ieri dal gip Ferdinando Sestito e quindi oggi avrebbe
potuto partecipare all'udienza da detenuto ma i suoi legali hanno fatto sapere
che rinuncerà alla presenza, così come Mancino, che all'apertura del processo
era stato contestato fuori dai cancelli di Pagliarelli.
Così come preannunciato, il procuratore aggiunto Vittorio Teresi ha poi formalizzato la contestazione di una aggravante al reato di falsa testimonianza contestato a Nicola Mancino. L'aggravante è quella di "aver agito non solo per assicurare l'impunità ma anche al fine di occultare il reato di attentato mediante violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario dello Stato".
Così come preannunciato, il procuratore aggiunto Vittorio Teresi ha poi formalizzato la contestazione di una aggravante al reato di falsa testimonianza contestato a Nicola Mancino. L'aggravante è quella di "aver agito non solo per assicurare l'impunità ma anche al fine di occultare il reato di attentato mediante violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario dello Stato".
(31 maggio 2013)
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