giovedì, maggio 02, 2013

Corleone, il primo campo di lavoro antimafia 2013

I volontari a Portella con Calogero Parisi
1° Maggio, Festa del Lavoro, dei Lavoratori e del Ricordo. Partiamo da Casa Caponnetto alle 9.00, ci sistemiamo in 3 furgoni, direzione Portella della Ginestra, per ricordare la 1° strage di mafia: 1° Maggio 1947. Arriviamo a Portella, siamo emozionati, ansiosi di toccare, di leggere ancora una volta i nomi di chi 66 anni fa è morto per difendere il lavoro. Terminata la commemorazione, siamo tornati  in cooperativa per il tradizionale pranzo del 1° Maggio, preparato da Lina e Franco,  con tanto di torta finale. Nel pomeriggio salutiamo alcuni compagni di Tavarnelle, di Campi Bisenzio e di Viareggio, che erano con la gita sociale, dopodiché pomeriggio di riposo e di libertà.
Volontari Arci Tavarnelle Val di Pesa
e Comitato Soci Coop Amelia –Unicoop Tirreno

Una riflessione su Portella di Sara, 20 anni  
Io non so come l’aria si forma, ma so come l’aria condensa e fa spazio ad una densità sociale ancora più ampia. Io non so perché cade la pioggia, ma riconosco il momento in cui la terra sputa fuori da sé le lacrime raccolte nei giorni di guerra.
So cosa significa capire e allo stesso tempo non capire ciò che non hai vissuto, e so cosa vuol dire sentire e insieme non sentire le sensazioni e le esperienze marchiate a fuoco sulla pelle di persone che hanno alzato la testa e hanno gridato “ basta”. Posso conoscere i fatti di cui non ho provato su di me  la vera ingiustizia. Ma, anche l’uomo che non sa ha le capacità di vedere; di vedere le cose che si trasformano e diventano limpide, di vedere i colori più semplici trasformarsi nelle sfumature più belle e complesse. E una cosa semplice è vedere tante persone tutte insieme; la cosa complicata è osservare come queste si abbracciano senza toccarsi, come esse ondeggiano, mentre sentono l’odio che brucia e la solidarietà che s’accende.
Questo è accaduto oggi e questo è ciò che accade quando una folla che non è solo pubblico si riunisce in un luogo che ha visto la paura impadronirsi degli occhi di chi c’era; ma anche un posto, che ha visto la partecipazione con la “P” maiuscola e la lotta per diritti che non c’erano e che ancora oggi si perdono; un posto che ha visto il coraggio, la forza di protestare, il tentativo di affermare un amore che ama l’uomo e non se stesso. Non si descrive la mente di un uomo che spara su un bambino, la fuga da un luogo senza uscita, il momento in cui ti giri e vedi un compagno cadere.
Possiamo solo inchinarci di fronte alle morti innocenti di Portella; possiamo solo tacere di fronte a chi testimonia l’inferno di quel giorno, possiamo solo unirci come fossimo un solo corpo, senza distinzioni.
Non siamo più madri, padri, figli, studenti, disoccupati, sposati, felici, ansiosi, depressi; siamo solo terra e ricordo, siamo l’espressione della libertà che ci appartiene. La libertà è piantare fiori fra le spine e non lasciare che abbassino la corolla. La libertà è non smettere di attraversare questa terra. Non si può riportare alla vita, ma si può permettere che altra ne nasca in memoria di quella scomparsa.
Sara, 20 anni , volontaria dell’ARCI TAVARNELLE V.P 

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