venerdì, aprile 12, 2013

Saviano: «Napoli, ti riabbraccio»

Roberto Saviano
di Roberto Saviano
Dopo anni di assenza per motivi di sicurezza, lo scrittore torna a presentare il nuovo libro nella sua città. Facendo i conti con i suoi abitanti ma anche con se stesso. Tra speranza, amore, paura e pietà
Mi guardo allo specchio. Mi guardo e ogni volta penso cosa ne sarebbe dell'altro me se fosse rimasto a Napoli. Penso a cosa sarebbe accaduto se non avessi fatto lo scrittore. Se fossi riuscito ad esser più prudente, meno ambizioso, più nascosto. Se fossi arrivato a molte persone ma non a così tante. Forse ora vivrei a Napoli. Avrei una casa ai Quartieri Spagnoli, frequenterei quei pochi colleghi di università che sono rimasti, conoscerei quei matti che dal Nord o dall'estero decidono di stabilirsi a Napoli diventando l'immagine stessa delle felicità. 


Ne conoscevo un po' di emigrati al contrario, tedeschi, americani, danesi, e poi bergamaschi, milanesi. Scelgono di vivere a Napoli, non riescono a farne a meno. Perché è talmente tanta la luce che Napoli è in grado di portare nella tua vita che la metamorfosi è evidente. E a questa metamorfosi non vogliono rinunciare. Così come è evidente la metamorfosi in chi è costretto a lasciarla. Il freddo non è mai gelido e le giornate di pioggia non sono mai totalmente cupe. E ora? E ora che almeno per un po' di ore ci tornerò, cosa aspettarmi da Napoli? Mi manca.

E' incredibile come questa città nel tempo possa generare odi profondi, un senso di sfiducia, di disprezzo, eppure mancarti. E' incredibile come tutto questo fastidio che diventa quasi fisico, come questa ingratitudine, non siano riusciti a mutare la sua bellezza e la voglia di tornare da lei. Di riabbracciarl
a. 

E' come una compagna che ti ha infinitamente tradito, che continua a deluderti, che nonostante tu continui ad amarla ti odia, ma della quale non puoi non riconoscere la bellezza, le qualità umane, la tragica verità. Nonostante lei ti odi, tu ancora vedi tutto quanto ti ha dato quando siete stati felici, ancora riconosci quello che ti ha fatto innamorare di lei.

Riesci a vedere quanto sia stata necessaria per la tua vita. Le meraviglie del cibo, il golfo dolce, il più bello del mondo. Il golfo che Ernst Jünger, quando andò a studiare a Napoli, descriveva come una padella in cui friggeva la vita. La frittura che schizza, che salta, che nei vicoli ti impregna ovunque tu sia, qualunque cosa tu stia facendo, a qualunque ora della giornata. La frittura che si brucia, che puzza, che annerisce. Metafora di una città ricca di palazzi preziosi, anneriti dai gas di scarico delle auto, vissuti come cemento qualsiasi e invece tesori seicenteschi. Appare come orrendo spreco eppure è un territorio che si è salvato dalla museizzazione del quotidiano.

Il lungo racconto-confessione di Roberto Saviano sul suo ritorno a Napoli è pubblicato integralmente sul nuovo numero dell'espresso in edicola da venerdì 12 aprile.
(L'Espresso, 11 aprile 2013)

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