di CORRADINO MINEO *Per il protagonista di tante battaglie, per l'uomo che ha avuto successi
quanti ne ha raccolti, nella sua lunga vita politica, Giorgio Napolitano, ci
vuole davvero molta generosità e spirito di servizio per correre in soccorso di
un gruppo di dilettanti allo sbaraglio. Per il protagonista di tante battaglie,
per l'uomo che ha avuto successi quanti ne ha raccolti, nella sua lunga vita
politica, Giorgio Napolitano, ci vuole davvero molta generosità e spirito di
servizio per correre in soccorso di un gruppo di dilettanti allo sbaraglio, che
stava precipitando le istituzioni della Repubblica in una crisi gravissima. Gli
sono grato, sinceramente.
E tuttavia ho votato no, all'assemblea dei Grandi Elettori del Partito
democratico, quando Bersani ha proposto di rieleggere il Presidente uscente.
L'ho fatto perché so che Napolitano è una persona seria. Il suo schema è di dar
vita a un governo delle larghe intese, come ha detto, giorni fa, commemorando
Chiaromonte. Inoltre,con tutta evidenza, il lascito che Presidente Napolitano
lascia al suo successore Napolitano è quel governo Monti, che egli ha voluto,
sostenuto, difeso. Io penso, però, che le grandi intese segnino oggi la fine
della sinistra, almeno di quella che conosciamo. E ho votato no. Osservo che il
significato delle parole cambia con il passare dei decenni. Una cosa erano le
grandi intese del '76, tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista. Un altro
valore avrà un accordo rinnovato tra Partito Democratico e Popolo della
libertà, che hanno perso insieme quasi 10 milioni di voti. Si poteva pensare di
confrontarsi con Moro (anche con Andreotti). Difficile immaginare un patto con
Berlusconi, che confonde accordo e baratto, e si fida solo di chi ha comprato.
Inoltre l'esperienza del governo Monti ha mostrato come non si possa fare un
passo avanti, nell'Italia della crisi, se non si mettono sul banco degli
imputati evasori e parassiti, imprenditori che vivono di commesse pubbliche e
vogliono la pelle degli operai, mafiosi e uomini della finanza che con le mafie
fanno affari. Se non si rompe il circolo chiuso delle élites (bancarie,
politiche, universitarie, giornalistiche) che controllano tutto o quasi, e
decidono senza darne conto. Tutto ciò non si può fare governando insieme alla
destra. Certo non con questa destra. Né si può più tacere il non detto, con
ipocrita pudore. La voglia, che c'è dietro questo voto, quella di arroccarsi
nel triangolo Montecitorio, Palazzo Chigi, Palazzo Madama. Con la speranza di
tener fuori dalla «zona rossa» operai, precari e "moralizzatori
fanatici" a 5Stelle. Il desiderio di non incontrare gli elettori almeno
per i prossimi due - tre anni, sperando che la situazione si decanti. Penso,
invece, che la sinistra debba cercare di conquistare il cuore e la mente degli
italiani. Che si debba confrontare ogni giorno con il disagio sociale e la
protesta. E debba rompere con le politiche liberiste e le ideologie
interclassiste, con quella cultura che, in tempi di rigore di recessione,
impone sacrifici sempre più pesanti agli operai e al ceto medio che sta
precipitando verso una condizione proletaria.
* Senatore Pd
Il manifesto, 22.4.13
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