venerdì, aprile 12, 2013

Gli Usa erano stufi della Chiesa

Aldo Moro (a sx.) ed Henry Kissinger
di Stefania Maurizi
1974: Washington teme che l'evoluzione dell'Italia verso i diritti civili (divorzio e aborto) favorisca il Pci. E allora lavora per una Dc meno prona al Vaticano. Le rivelazioni dei 'Kissinger-cablo' sull'Italia. Che ruolo hanno giocato gli americani nelle grandi battaglie civili che hanno cambiato l'Italia, come il divorzio e il diritto all'aborto? 
I "Kissinger Cables" di WikiLeaks, che "l'Espresso" pubblica in esclusiva per l'Italia in collaborazione con "Repubblica", mostrano che, in quegli anni, la diplomazia Usa è scettica sulla scelta della Dc di allinearsi sistematicamente ai desiderata della Chiesa, è interessata a queste battaglie solo in funzione di proteggere la Dc, baluardo contro il comunismo in Italia, ed è impegnata a marcare stretto il Vaticano, affinché non dia alcuna approvazione, o anche solo un segnale di tolleranza, al Partito comunista di Enrico Berlinguer, che pure sull'aborto ha scelto una posizione moderata, per non andare allo scontro con la Chiesa.


E' il 1974, l'anno del referendum sul divorzio, sponsorizzato da un leader democristiano che piace agli americani: Amintore Fanfani, sempre così netto nel rassicurarli che non ci sarà alcun accordo tra la Dc e il Pci, nessun 'compromesso storico', che gli Stati Uniti vedono come il fumo negli occhi.

Sono anni di instabilità politica drammatica. La domanda che pone l'ambasciatore americano a Roma ai suoi contatti nella Dc risuona come un mantra: quanto durerà questo governo? Contro il divorzio si è schierato Fanfani, mentre il partito comunista di Berlinguer si trova dall'altra parte della barricata. «Se dovessero vincere le forze a favore del divorzio», ragionano gli americani, «la posizione di Fanfani nel partito, probabilmente, sarà indebolita. Se invece dovessero vincere gli anti-divorzisti, la politica del segretario del Pci Berlinguer del compromesso storico subirebbe un serio colpo di arresto».

Nessuno riesce a fare previsioni: un mese prima del voto, Andreotti brancola nel buio di fronte agli americani che gli chiedono un parere. Ma dalle informazioni raccolte, gli Usa sono fiduciosi che il margine tra chi vincerà e chi ne uscirà sconfitto, sarà molto ridotto. Se davvero andrà così, allora difficilmente il referendum avrà effetti destabilizzanti sulla Dc e sul governo.


Quando, però, la consultazione referendaria del 12 maggio 1974 consegna una vittoria schiacciante ai divorzisti appoggiati dal Pci, la diplomazia Usa fa un'analisi lucida, concludendo che gli italiani non hanno votato in base alla fedeltà di partito, quanto piuttosto sul merito della questione divorzio. «Sul lungo termine», scrive l'ambasciatore John Volpe, «questo dato di fatto costringerà la Democrazia cristiana, se vuole continuare a crescere nel mondo contemporaneo, a spostare il focus delle sue attività sui reali bisogni del Paese e sulle questioni pertinenti alle sfide economiche e politiche del mondo attuale. Devono essere trovate facce nuove. Quelle caratteristiche dell' "integralismo", che tendono a vedere ogni problema in termini di allineamento del partito alla Chiesa, dovranno essere messe in discussione».

La diplomazia americana capisce anche che questa vittoria conferma quella pressione verso il cambiamento che anima la società italiana, dalla sanità all'istruzione. Una spinta che i partiti di sinistra sfrutteranno e «alla lunga la Dc dovrà iniziare importanti riforme legislative su materie in cui, volente o nolente, si troverà in compagnia di tutti i partiti laici della sinistra, incluso il Pci. Per questa ragione, Berlinguer può guardare al futuro con serena fiducia. Il referendum non solo gli ha dato un'immediata carica psicologica, ma all'interno del partito confermerà l'opportunità della scelta dei tempi nell'offerta alla Dc dell'opzione del 'compromesso storico'».

Per la diplomazia Usa è importante che la Democrazia cristiana prenda atto che la società italiana sta cambiando, perché, rimanere appiattiti sulle posizioni della Chiesa, su certi temi, significa andare al massacro, un rischio gli Stati Uniti non possono correre, perché in quegli anni dal 1973 al 1976 (di cui trattano i "Kissinger Cables") non c'è alternativa alla Dc.

A raccontare di questo dilemma è anche una gola profonda degli americani: il leader democristiano lombardo, Gino Colombo, che nel febbraio 1976, due anni dopo la batosta del referendum sul divorzio, vede in arrivo un'altra «bomba a orologeria»: il rischio di un referendum sull'aborto, che sarebbe un disastro di dimensioni storiche per la Democrazia cristiana, spiega. Gli uomini in generale non sono contrari e le donne vogliono avere il diritto di scegliere per se stesse, e quindi, anche quella dell'aborto «è una battaglia che, in Italia, non si può più vincere». Il problema, spiega Colombo, è che la Chiesa è risolutamente contraria alla legge sull'aborto «e mentre non riesce a portarsi dietro l'opinione pubblica, riesce a trascinarsi dietro abbastanza senatori Dc da poter bloccare la legge in Senato. Politicamente è una scelta suicida, ma il Vaticano si rifiuta di considerarne il prezzo politico. E paradossalmente è proprio la Dc il partito che sarà più rovinato dalla scelta di andare dietro alla Chiesa».
 L'Espresso, 12.4.2013

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