La banda Giuliano al processo di Viterbo |
In occasione della ricorrenza del 66° anniversario
della strage di Portella della Ginestra, pubblichiamo, qui di seguito, un
documento allegato al Rapporto giudiziario 4 settembre 1947 con il quale
venivano denunciati gli autori materiali delle stragi del 1° maggio e del 22
giugno di quell’anno. I giudici di Viterbo ritennero che essi avessero agito,
nelle due diverse circostanze, per un medesimo disegno terroristico e fecero
rilevare come le armi usate in entrambi i casi fossero state armi da guerra e
bombe a mano usualmente non in possesso delle comuni bande di delinquenti. Ma
non andarono al di là di questo fatto e non trassero alcun elemento dalla
valutazione dei documenti allegati, quale, ad esempio, quello che pubblichiamo,
che dimostra come la banda di Salvatore Giuliano fosse un’organizzazione di
tipo chiuso, composta da parenti e amici appartenenti a una stessa comunità:
quella di Montelepre. Un dato, questo, di rilievo in quanto mentre tutte
le bande armate esistenti nell’isola erano fatte da elementi raccogliticci,
quella di Giuliano era una vera e propria impresa del crimine di natura
terroristica ed eversiva, fondata sulle parentele e sui rapporti di amicizia.
Un sistema chiuso che garantiva meglio il rispetto gerarchico basato sul
modello delle comunità patriarcali, e sull’omertà autodifensiva. Si ponga mente, comunque, al fatto che il livello
locale della banda ha un suo grado di consapevolezza delle finalità che la
stessa banda si propone, assai basso, e che i livelli alti della gerarchia
conducono a Roma e agli ambienti della destra eversiva presente soprattutto
nella capitale italiana, a Milano e nel Nord-est. Il rapporto giudiziario e gli allegati relativi ci
sono stati donati dalla famiglia Tagliafierro e fanno parte del nostro Archivio
storico.
Giuseppe Casarrubea
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