I ruderi della Chiesa di San Marco |
di GIOVANNI PERRINO
Per mancanza di tempo, pur apprezzandone il contenuto, non ho potuto
rispondere all’appello di Nonuccio Anselmo sul recupero di quel che resta di
San Marco. E’ chiaro che il grido di dolore non mi trova affatto insensibile
poiché anch’io ho notato l’incuria in cui giace
quel che resta della bella architettura. Sono quindi qui per firmare
pubblicamente l’appello sperando che tanti altri si aggiungano e che il
variegato associazionismo, così vivo a Corleone, lo faccia proprio. Per restare
a San Marco, pur in un contesto urbanistico degradato, non sfugge la bellezza
del luogo né il fascino che da quei ruderi promana. Si fa presto a raccontare
di quanti paesi vorrebbero possedere un rudere di tal pregio per farne una
nuova San Galgano. Il Bel Paese è pieno di tali testimonianze del passato ma,
specie il sud, brilla per l’incapacità di mantenere nel decoro tali tesori.
Che
Corleone abbia un potenziale turistico da “collocare” sul mercato è idea
piuttosto recente. Stupidamente abbagliati dagli amari padrino e dalle
ipotetiche fabbriche di coppole, ci si era spinti fino alle orribili magliette
per intercettare un turismo di bassa
lega e incuriosito solo dalla sinistra fama del paese. Ricordo bene quando, passata
l’offesa dei morti ammazzati, ingenuamente si identificava la normalità neanche
con lo sviluppo e con il lavoro, quanto con idee bizzarre di finta modernità
quali gli eventi con costosissimi cantanti, le sfilate di moda, i tentativi di
aprire discoteche e locali per una gioventù locale taroccata e disorientata. Per
dirne una, mai è stata presa in seria considerazione l’idea di aprire, anzi,
riaprire l’antica biblioteca trasformandola in centro culturale e mediateca a
disposizione di giovani e studiosi. So di non dire nulla di nuovo, ma vorrei
richiamare la necessità che la comunità rivendichi lo sviluppo attraverso i
servizi culturali che qualifichino la vita del cittadino, sia abitante sia
occasionale. Personalmente non credo che Corleone abbia bisogno di grandi
progetti turistici, non è e non sarà mai Volterra o San Gimignano, per restare
in Toscana con la Chiesa open air di San Galgano.Uno splendido panorama di Corleone |
I flussi turistici da
intercettare sono quelli, organizzati e non, che visitano e si fermano a
Palermo e da lì si muovono per visitare la provincia. Se c’è un paese che oltre
a chiamarsi Corleone, è anche ridente, ordinato e con bei monumenti, tanto
meglio, se si mangia e si beve bene, meglio ancora. Anche il turismo interno
non è da sottovalutare nel senso che sono sempre di più i siciliani colti e desiderosi di scoprire il proprio territorio e
conoscerne le bellezze naturali e artistiche. Chi giunge a Corleone oggi, più
che di guide multilingue (ben vengano se ci sono), vuol trovare un paese
ordinato e civile, pulito, con una vera e severa raccolta porta a porta, senza
macchine i cui autisti si salutano strombazzando a suon di clacson quando si
fermano incuranti della coda. Senza ironia mi riferisco alla cosiddetta qualità
della vita, oggi basilare e rivendicata in qualsiasi comunità, dalla Norvegia
al Sahara! Quanto ai monumenti, danneggiato irreparabilmente parte del centro
storico, come accaduto in Italia negli ultimi 60 anni, si tratta di intervenire
sulle singole testimonianze per recuperarne l’identità storica ed impedirne
l’ulteriore degrado. San Marco è certo il primo di questi esempi ma altri
potrebbero seguirne, l’arco arabo della Chiesa/Moschea di San Pietro, cito a
caso.
Corleone, il centro storico col municipio e San Martino |
A proposito di appelli ne farei uno al Sindaco perché i soldi per gli
eventi estivi, a partire dall’estate corleonese, vengano subito destinati al
recupero dei monumenti, perché tutto quanto è possibile risparmiare e
accrescere con l’intervento di privati cittadini e di sponsor, è bene destinarlo
da subito al recupero del patrimonio. Sono certo, gentile Dott.ssa Savona, che
nessuno protesterà e tutti saranno felici di passeggiare per il corso e per la
villa senza luminarie e festini visto che i cantanti ognuno li può guardare
tranquillamente al televisore.
Le consiglierei di appendere un bel manifesto e informare la
popolazione che, per ragioni di contenimento dei costi, vengono sospese, feste,
sagre e luminarie e che le somme così risparmiate costituiranno un fondo che,
arricchito da contributi pubblici e privati, consentirà di restaurare San
Marco, di bonificare il sito delle Due Rocche, di mettere in sicurezza la
facciata della Chiesa del Collegio e così via discorrendo.
Non bisogna piangersi addosso e ripararsi sotto l’ombrello della
crisi; quando la crisi non c’era e si spendeva a destra e a manca, a nessuno
veniva in mente che Corleone sarebbe uscita dal medioevo dei delitti di mafia
non con le sfilate di moda o le serate canore quanto piuttosto presentandosi a
giornalisti e turisti come un paese ben amministrato, pulito e decoroso, con i
servizi pubblici degni di tal nome e soprattutto con un evidente AMORE per la
sua storia e quindi per tutto ciò, chiese e monumenti, che numerosi e
importanti, la testimonia.
Ritengo che ancora vi sono speranze di salvare i nostro paese che
merita cura e attenzione, certo è necessaria una corale presa di coscienza
politica dell’Amministrazione comunale che ponga il problema del recupero del
patrimonio al primo posto nei prossimi anni, senza retorica ma con molta
chiarezza.
Su tale programma occorre poi coinvolgere le associazioni culturali
che operano nel territorio e chiedere il sostegno dei cittadini e di quanti fra
essi, studenti, intellettuali, giovani, sappiano vedere nel turismo un fattore
di sviluppo sostenibile a portata di mano e non certo difficile da realizzare.
E’ molto più faticoso aspettare gli improbabili insediamenti industriali che
investire fin d’ora sulla green economy e sull’oro verde del turismo, del buon
turismo, di quello che porta non solo soldi ma anche servizi e legalità, lavoro
coniugato ad uno sviluppo che sarà sostenibile proprio perché sociale nel senso
che coinvolge tutta la comunità e la rende cosciente e consapevole del suo
futuro.
GIOVANNI PERRINO
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