venerdì, aprile 05, 2013

CORLEONE: NE’ DI MAFIA NE’ DI ANTIMAFIA SOLO TURISMO

I ruderi della Chiesa di San Marco 
di GIOVANNI PERRINO
Per mancanza di tempo, pur apprezzandone il contenuto, non ho potuto rispondere all’appello di Nonuccio Anselmo sul recupero di quel che resta di San Marco. E’ chiaro che il grido di dolore non mi trova affatto insensibile poiché anch’io ho notato l’incuria in cui giace  quel che resta della bella architettura. Sono quindi qui per firmare pubblicamente l’appello sperando che tanti altri si aggiungano e che il variegato associazionismo, così vivo a Corleone, lo faccia proprio. Per restare a San Marco, pur in un contesto urbanistico degradato, non sfugge la bellezza del luogo né il fascino che da quei ruderi promana. Si fa presto a raccontare di quanti paesi vorrebbero possedere un rudere di tal pregio per farne una nuova San Galgano. Il Bel Paese è pieno di tali testimonianze del passato ma, specie il sud, brilla per l’incapacità di mantenere nel decoro tali tesori.
Che Corleone abbia un potenziale turistico da “collocare” sul mercato è idea piuttosto recente. Stupidamente abbagliati dagli amari padrino e dalle ipotetiche fabbriche di coppole, ci si era spinti fino alle orribili magliette per intercettare un  turismo di bassa lega e incuriosito solo dalla sinistra fama del paese. Ricordo bene quando, passata l’offesa dei morti ammazzati, ingenuamente si identificava la normalità neanche con lo sviluppo e con il lavoro, quanto con idee bizzarre di finta modernità quali gli eventi con costosissimi cantanti, le sfilate di moda, i tentativi di aprire discoteche e locali per una gioventù locale taroccata e disorientata. Per dirne una, mai è stata presa in seria considerazione l’idea di aprire, anzi, riaprire l’antica biblioteca trasformandola in centro culturale e mediateca a disposizione di giovani e studiosi. So di non dire nulla di nuovo, ma vorrei richiamare la necessità che la comunità rivendichi lo sviluppo attraverso i servizi culturali che qualifichino la vita del cittadino, sia abitante sia occasionale. Personalmente non credo che Corleone abbia bisogno di grandi progetti turistici, non è e non sarà mai Volterra o San Gimignano, per restare in Toscana con la Chiesa open air di San Galgano.
Uno splendido panorama di Corleone
 I flussi turistici da intercettare sono quelli, organizzati e non, che visitano e si fermano a Palermo e da lì si muovono per visitare la provincia. Se c’è un paese che oltre a chiamarsi Corleone, è anche ridente, ordinato e con bei monumenti, tanto meglio, se si mangia e si beve bene, meglio ancora. Anche il turismo interno non è da sottovalutare nel senso che sono sempre di più i siciliani colti e  desiderosi di scoprire il proprio territorio e conoscerne le bellezze naturali e artistiche. Chi giunge a Corleone oggi, più che di guide multilingue (ben vengano se ci sono), vuol trovare un paese ordinato e civile, pulito, con una vera e severa raccolta porta a porta, senza macchine i cui autisti si salutano strombazzando a suon di clacson quando si fermano incuranti della coda. Senza ironia mi riferisco alla cosiddetta qualità della vita, oggi basilare e rivendicata in qualsiasi comunità, dalla Norvegia al Sahara! Quanto ai monumenti, danneggiato irreparabilmente parte del centro storico, come accaduto in Italia negli ultimi 60 anni, si tratta di intervenire sulle singole testimonianze per recuperarne l’identità storica ed impedirne l’ulteriore degrado. San Marco è certo il primo di questi esempi ma altri potrebbero seguirne, l’arco arabo della Chiesa/Moschea di San Pietro, cito a caso.
Corleone, il centro storico col municipio e San Martino
A proposito di appelli ne farei uno al Sindaco perché i soldi per gli eventi estivi, a partire dall’estate corleonese, vengano subito destinati al recupero dei monumenti, perché tutto quanto è possibile risparmiare e accrescere con l’intervento di privati cittadini e di sponsor, è bene destinarlo da subito al recupero del patrimonio. Sono certo, gentile Dott.ssa Savona, che nessuno protesterà e tutti saranno felici di passeggiare per il corso e per la villa senza luminarie e festini visto che i cantanti ognuno li può guardare tranquillamente al televisore.
Le consiglierei di appendere un bel manifesto e informare la popolazione che, per ragioni di contenimento dei costi, vengono sospese, feste, sagre e luminarie e che le somme così risparmiate costituiranno un fondo che, arricchito da contributi pubblici e privati, consentirà di restaurare San Marco, di bonificare il sito delle Due Rocche, di mettere in sicurezza la facciata della Chiesa del Collegio e così via discorrendo.
Non bisogna piangersi addosso e ripararsi sotto l’ombrello della crisi; quando la crisi non c’era e si spendeva a destra e a manca, a nessuno veniva in mente che Corleone sarebbe uscita dal medioevo dei delitti di mafia non con le sfilate di moda o le serate canore quanto piuttosto presentandosi a giornalisti e turisti come un paese ben amministrato, pulito e decoroso, con i servizi pubblici degni di tal nome e soprattutto con un evidente AMORE per la sua storia e quindi per tutto ciò, chiese e monumenti, che numerosi e importanti, la testimonia.
Ritengo che ancora vi sono speranze di salvare i nostro paese che merita cura e attenzione, certo è necessaria una corale presa di coscienza politica dell’Amministrazione comunale che ponga il problema del recupero del patrimonio al primo posto nei prossimi anni, senza retorica ma con molta chiarezza.
Su tale programma occorre poi coinvolgere le associazioni culturali che operano nel territorio e chiedere il sostegno dei cittadini e di quanti fra essi, studenti, intellettuali, giovani, sappiano vedere nel turismo un fattore di sviluppo sostenibile a portata di mano e non certo difficile da realizzare. E’ molto più faticoso aspettare gli improbabili insediamenti industriali che investire fin d’ora sulla green economy e sull’oro verde del turismo, del buon turismo, di quello che porta non solo soldi ma anche servizi e legalità, lavoro coniugato ad uno sviluppo che sarà sostenibile proprio perché sociale nel senso che coinvolge tutta la comunità e la rende cosciente e consapevole del suo futuro.  
GIOVANNI PERRINO

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