Il documento approvato dal Comitato |
In effetti, chiudere il punto nascite di Corleone significa privare tante donne della vasta zona interna del Corleonese di una struttura sanitaria fondamentale dove far nascere i propri bambini. Il Punto nascite di riferimento dovrebbe diventare quello del P.O. di Partinico, che però dista 45 chilometri tutti curve da Corleone e ancora di più dai comuni di Giuliana, Chiusa Sclafani, Palazzo Adriano, Prizzi. Tra l’altro, da una settimana la SP 4 Corleone-S. Cipirello è interrotta a causa di una frana e i chilometri diventano molto di più. «Chiudere il punto nascite di Corleone – è stato sottolineato dai partecipanti – significa aumentare molto i rischi per la salute e la sicurezza delle donne e dei bambini». La delusione delle istituzioni e delle organizzazioni sindacali e sociali di Corleone nasce dalla scelta con cui, lo scorso 29 marzo, la giunta di governo regionale ha approvato il piano di ottimizzazione dell’assistenza sanitaria nelle località disagiate siciliane, prevedendo il mantenimento e la messa in sicurezza dei punti nascita di Lipari, Pantelleria, Mistretta, Bronte, Nicosia, Mussomeli e della casa di cura Attardi di Santo Stefano di Quisquina (tutti con meno di 500 parti l’anno), ma non quello di Corleone. Nonostante un impegno preciso assunto dal presidente Crocetta nella sua visita a Corleone dello scorso 20 febbraio. «Il Punto Nascita del P.O. “dei Bianchi” di Corleone – hanno quindi scritto nel documento - merita di essere riattivato e messo in sicurezza, anche avendo un numero di parti annui inferiore a 500, perché, dopo la soppressione del P.O. “Regina Margherita” di Palazzo Adriano, è al servizio di una popolazione di circa 100 mila abitanti (ex Usl 53 di Corleone ed ex Usl 54 di Lercara Friddi), dislocata in più di 20 comuni di un’ampia zona interna con una viabilità fatiscente, che determina peculiari caratteristiche di isolamento territoriale e di difficoltà per il trasferimento delle pazienti alla struttura ostetrico-ginecologica di riferimento di Partinico, distante dai 50 ai 100-120 chilometri.
«Bisogna scongiurare la soppressione del ‘punto nascite’ di Corleone – dice
da parte sua l’on. Fabrizio Ferrandelli (Pd) - ho chiesto di convocare una
seduta straordinaria della commissione Sanità alla presenza dei comitati
cittadini e delle parti sociali, per rappresentare la criticità della
situazione e individuare possibili soluzioni». «Il ‘Piano di ottimizzazione
dell'assistenza sanitaria delle località disagiate siciliane’ elaborato
dall'assessorato regionale alla Salute e presentato in giunta dall'assessore
Lucia Borsellino – aggiunge Ferrandelli - prevede il ripristino e la messa in
sicurezza di sette centri siciliani, ma esclude quello di Corleone, nonostante
possieda un numero di abitanti e una distanza dalla struttura ospedaliera
superiore rispetto alla maggior parte dei centri scelti».
«Inoltre – prosegue - è a tutti noto il percorso storico e sociale che
contraddistingue il comune di Corleone, che ormai da anni cerca di
riappropriarsi della propria dignità e auspica a una propria autonomia ed
efficienza nei servizi che si tradurrebbe in una riqualificazione del
territorio. Abbiamo il dovere - conclude Ferrandelli - di sostenere questo
percorso».
Dino
Paternostro
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