Un momento del dibattito di San Giuseppe Jato |
(leas) Compagni e avversari hanno ricordato in
aula consiliare l’ex sindaco Nino Maniscalco, scomparso il mese scorso all’età
di 87 anni. Hanno risposto in tanti, domenica mattina, al “trigesimo laico”
organizzato dal Centro “Pio La Torre” per commemorare uno dei protagonisti
della storia jatina del Dopoguerra.
SINTESI DEGLI
INTERVENTI
Per il sindaco Giuseppe
Siviglia “Maniscalco è stato un uomo che ha contribuito a costruire
una bella pagina della storia di questo paese”. “Uomo non povero che scelse di
stare coi poveri - ha ricordato Vito Lo Monaco.
Era un uomo
pubblico dalla personalità forte che contribuì a fare del Pci una forza
in grado di primeggiare a San Giuseppe Jato”. Il presidente del centro studi ha
ricordato l’incontro fra Pio La Torre e Nino Maniscalco, durante il terremoto
del ’68: “Si fece trovare all’ingresso del paese e – racconta Lo Monaco - già
all’alba aveva organizzato l’accoglienza con le cucine da campo e le coperte
per i senzatetto”. Ricordi confermati anche dall’ex sindaco democristiano Pino
Miceli, avversario ed amico. Per l’ex deputato nazionale del Pci, Nino
Mannino “Maniscalco fece della lotta alla mafia una lotta di classe.
Ci volevano forza e coraggio e lui era uno che non esitava a confrontarsi
duramente con gli avversari. Ma era anche in grado di trovare soluzione
politiche nel bel mezzo di delicatissimi congressi di partito”. A detta del
nipote Totò Maniscalco, “alzò la bandiera rossa perché era il
simbolo del riscatto”. Elio Sanfilippo, presidente della Legacoop
Sicilia: “Fu uno dei pionieri della politica delle alleanze sociali. Uno dei
costruttori del tessuto democratico. Uno dei primi a capire che bisognava
organizzare gli interessi dei contadini, degli artigiani e dei commercianti”. Per Michele
Spatafora, sindaco di San Giuseppe Jato nel 1976: “Maniscalco non era un
soggetto facile, ma aveva una lungimiranza fuori dal comune. Fu uno dei
protagonista dell’occupazione delle terre nel feudo Palastanga. Lottava contro
la mafia e allo stesso tempo era sempre alla ricerca delle forze sane dentro la
Dc”. Per Ottavio Terranova (autore di numerosi video sulle
lotte contadine) “Maniscalco è la dimostrazione che la Valle dello Jato non è
stata solo mafia, ma ha una storia di democrazia lunga 60 anni”. Dal racconto
fatto da Vito Romano (esponente della Democrazia cristiana di
allora) Maniscalco era uno che sapeva parlare a muso duro coi mafiosi. Enza
Maniscalco (nipote di Nino Maniscalco): “Mio zio fece costruire le
prime case popolari e diede dignità ai più poveri (fu ‘chiddu ca pigghiò i
viddani ra valanca e i purtò a passiari nna chiazza). Il deputato di
Rifondazione Comunista, Daniela Dioguardi ha sottolineato
invece la sua apertura verso l’ingresso delle donne in politica. Una di questa
era Maria Maniscalco che, appena laureata, divenne sindaco per la prima volta
nel 1976-77. A proporla fu proprio Nino Maniscalco. “Per me è stato sicuramente
un maestro – racconta l’ex sindaco-. Aveva una sensibilità verso il nuovo e
soprattutto nei confronti dei giovani e delle donne che si affacciavano in
politica. Non era istruito, ma era ugualmente un intellettuale formato dal
partito”. Maria Maniscalco, che venne rieletta sindaco per due volte nel
’93 e nel ’97, ha voluto ricordare anche i motivi che negli ultimi anni
allontanarono Nino Maniscalco dal Partito comunista: “Aveva una visione
“togliattiana” delle alleanze che lo portava a pensare che ci si potesse
alleare con tutti pur mantenendo la propria identità. Noi, al tempo giovani
compagni, non eravamo d’accordo”.
CORSIVO
Fin qui il resoconto necessariamente veloce e sintetico di tanti interventi.
Qualcuno, durante la commemorazione di domenica, ha definito Nino Maniscalco “un uomo con luci ed ombre”.Noi di Vallejato sappiamo di lui che è morto lo scorso 7 dicembre, all’età di 87 anni. Era un uomo forte che, costretto da anni su una sedie a rotelle, si è spento nel buio di una lunga malattia, resa forse più cupa dalle ombre di vecchi rancori. Fino a domenica troppi sembravano averlo dimenticato e tanti (noi compresi) non lo avevano ancora conosciuto. Eppure, appreso della sua scomparsa, molti hanno sentito il bisogno di ricordarlo: forza, lotte contadine e coraggio, sono le parole che più abbiamo sentito ripetere. Così attraverso un rito laico, domenica mattina si è voluta probabilmente esorcizzare la morte. Non quella fisica, che è inevitabile, ma quella della memoria, che può e deve essere sconfitta.
Fin qui il resoconto necessariamente veloce e sintetico di tanti interventi.
Qualcuno, durante la commemorazione di domenica, ha definito Nino Maniscalco “un uomo con luci ed ombre”.Noi di Vallejato sappiamo di lui che è morto lo scorso 7 dicembre, all’età di 87 anni. Era un uomo forte che, costretto da anni su una sedie a rotelle, si è spento nel buio di una lunga malattia, resa forse più cupa dalle ombre di vecchi rancori. Fino a domenica troppi sembravano averlo dimenticato e tanti (noi compresi) non lo avevano ancora conosciuto. Eppure, appreso della sua scomparsa, molti hanno sentito il bisogno di ricordarlo: forza, lotte contadine e coraggio, sono le parole che più abbiamo sentito ripetere. Così attraverso un rito laico, domenica mattina si è voluta probabilmente esorcizzare la morte. Non quella fisica, che è inevitabile, ma quella della memoria, che può e deve essere sconfitta.
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